Calenda all’attacco di Italia Viva: “Mai finanziato da dittatori stranieri”. Bonifazi: “Toni degni di Travaglio”

Il leader di Azione chiede silenzio ai suoi ma è ancora scontro. Su Twitter: “Io assente in Senato? Non ero in Arabia a prendere soldi dall’assassino di Khashoggi”. Renzi: “Mi scuso, fatto di tutto per evitare il patatrac”

Roma, 15 aprile 2023 - Sono ancora agitatissime le acque in cui navigano gli ex alleati Calenda e Renzi, dopo la morte del Terzo Polo.

Carlo Calenda chiede ai suoi di mantenere un "rigido silenzio stampa". Davanti "agli insulti scomposti di Renzi, Boschi e da altri esponenti di Italia Viva", il segretario di Azione ha chiesto a tutti i parlamentari e dirigenti del partito di non rispondere. "Abbiamo spiegato le nostre ragioni, ora basta. Lo spettacolo che stanno dando in queste ore Renzi, Boschi e i renziani di complemento è indecoroso e non dobbiamo parteciparvi", spiega Calenda.

Calenda e Renzi (Ansa)
Calenda e Renzi (Ansa)

Nonostante questo, tuttavia, l'ormai ex alleato di Matteo Renzi non si sottrae a un 'duello', seppure a distanza con il senatore e tesoriere di Italia Viva, Francesco Bonifazi. Il tema è, ancora una volta, il progetto ormai naufragato, e le responsabilità della rottura fra Azione e Italia Viva.

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"Anziché scusarsi per aver fatto saltare il partito unico, Calenda ci attacca anche oggi con argomenti giustizialisti degni di Travaglio o Di Battista, non di un leader liberale. So quanti sinceri garantisti ci sono in Azione: mi chiedo come possano restare ancora in silenzio", ha replicato il deputato Bonifazi.

E, in quanto alle parole di Calenda su Renzi - "io lavoravo al partito unico e lui era in Arabia, alle Bahamas" - Bonifazi spiega in un’intervista a La Stampa: "Renzi è stato in Aula per più del 50% dei voti, Calenda meno della metà di Renzi. Carlo è sempre in tv e non è mai in Parlamento: ci vorrebbe un po' di pudore prima di attaccare noi su questo tema".

A stretto giro arriva la replica di Calenda, su Twitter. Il leader di Azione non cita mai Bonifazi né

Renzi, ma scrive: "Nella vita professionale non ho mai ricevuto avvisi di garanzia/rinvii a giudizio/condanne pur avendo ruoli di responsabilità. Non ho accettato soldi a titolo personale da nessuno, tanto meno da dittatori e autocrati stranieri". E ancora: "Non ho preso finanziamenti per il partito da speculatori stranieri e intrallazzatori. Non ho mai incontrato un magistrato se non per ragioni di servizio. Mai sono entrato nelle lottizzazioni del CSM", ha aggiunto Calenda. "Ho rotto con il PD quando ha tradito la parola alleandosi con Renzi e i 5S. Ho rotto con Letta quando ha trasformato l'agenda Draghi in quella Bonelli/Fratoianni/Di Maio. Non sono caduto nella fregatura di Renzi e Boschi sul finto partito unico".

E Renzi? Si scusa con “tutti gli amici che credono nel riformismo e nel Terzo Polo per l'indecoroso spettacolo di questa settimana. Ho fatto di tutto per evitare di giungere a questo epilogo. Ci ho creduto ma non ci sono riuscito. Penso che chi ha avuto responsabilità in questo fallimento debba chiedere scusa. E io lo faccio - per la mia quota parte - con la consapevolezza che ho fatto di tutto fino all'ultimo per evitare il patatrac".