Lunedì 29 Aprile 2024

La competizione vale se è giusta. Il merito è il metro di giudizio

Il Costituzionalista Sabino Cassese: "I concorsi devono essere aperti e imparziali"

La competizione vale se è giusta. Il merito è il metro di giudizio

La competizione vale se è giusta. Il merito è il metro di giudizio

Merito è un termine che ricorre tre volte nella Costituzione. Il caso più noto è l’art. 34, quando afferma che "i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi". Il merito torna ancora per all’art. 59 sulla nomina dei senatori a vita e al 106 per i consiglieri di cassazione. E al merito si fa riferimento quando si parla di concorsi per borse di studio, pubblica amministrazione e magistratura. Rimane tuttavia un concetto talora indigesto agli stessi studenti meritevoli, in quanto tende a trasformarsi in competizione spietata che lede talenti critici e creativi e ad avvantaggiare chi è già privilegiato.

Di dove viene il concetto lo ha spiegato qualche tempo fa a Roma Sabino Cassese, già ministro del governo Ciampi e giudice emerito della Corte costituzionale. Nasce in Cina e si afferma in epoca Ming (dal XV a metà XVII sec.), sulla scorta del ben più antica lezione di Confucio, che era più o meno coetaneo di Platone. "E nasce dall’idea – spiega Cassese – che per i più alti uffici pubblici e per diventare funzionari imperiali bisognava superare delle prove difficilissime. Prove di calligrafia, filosofia, poesia. Per chi non lo sapesse, la Cina il più antico ordinamento politico che esista al mondo, vecchio di oltre duemila anni".

Importato dai missionari europei, del concetto di merito si appropriano poi gli illuministi francesi, in cerca di un’idea assoluta – la virtù al potere – attraverso cui eliminare i privilegi di casta della nobiltà. Nasce così l’idea del merito come strumento di selezione. "Le società debbono essere governate da persone che abbiano qualità e requisiti intellettuali – argomenta Cassese – Quindi non ci può essere la nomina politica di stampo anglosassone, ma ci vuole qualche altra cosa. Quella cosa è un concorso. Perché in un concorso tutti possono concorrere, la competizione è aperta e vince il migliore. A patto che il giudizio sia imparziale e la commissione indipendente". Siccome però il merito ha spesso avvantaggiato chi gode già di privilegi economici e culturali, per Cassese la risposta della Costituzione sono azione dirette ad eguagliare le condizioni, come le borse di studio e gli altri strumenti di diritto allo studio, bilanci dello stato permettendo. Di qui una domanda: esser privi di mezzi e voler studiare non è un merito in sé?

A cura di Cosimo Rossi