Sabato 4 Maggio 2024

Hadia “salvata“ dalla scuola: "Ho scoperto cos’è la libertà"

La studentessa di Trento è favorevole a tenere aperte le classi anche in estate

Hadia “salvata“ dalla scuola: "Ho scoperto cos’è la libertà"

Hadia “salvata“ dalla scuola: "Ho scoperto cos’è la libertà"

La proposta di tenere le scuole aperte d’estate ha creato una spaccatura fra chi ritiene sia un modo per “parcheggiare” i bambini e chi, come me, pensa sia una buona opportunità per quegli studenti che nella loro quotidianità non hanno spazi dove coltivare relazioni e sperimentare attività formative.

Da bambina mi sarebbe piaciuto frequentare la scuola in estate: fin da piccola, la scuola mi ha permesso di conoscere un mondo opposto rispetto ai valori che mi venivano trasmessi a casa, in una famiglia straniera che ha avuto sulle proprie spalle tre ragazze da crescere e da integrare preservando in parte i valori del paese d’origine. La lingua, la cultura e le usanze tipiche dello Stato in cui i miei genitori hanno scelto di mettere radici le ho assorbite attraverso l’unico contatto che ho avuto con l’enorme mondo che mi circondava: la scuola. Potrebbe sembrare scontato sottolineare l’importanza dell’istruzione nella nostra quotidianità, ma è proprio quello che voglio fare. La scuola, per me, ha rappresentato uno strumento di rivalsa e affermazione della mia personalità; ha stimolato in me la voglia di dimostrare le mie capacità , forse anche per la mancanza di sostegno da parte della famiglia nel frequentare altre attività come sport o musica.

Molte volte, per le cariche di rappresentanza che ricopro e ho ricoperto, mi sono trovata a confrontarmi con miei coetanei e adulti sull’efficacia del sistema scolastico italiano, ritenuto tra i più stressanti d’Europa. Sono consapevole che molti aspetti della nostra formazione vengano tralasciati, in particolare il benessere mentale che non sembra essere una priorità delle nostre istituzioni, ma malgrado ci siano aspetti da migliorare mi sento immensamente fortunata a poter avere una proposta formativa di tale livello. Nel mondo ci sono paesi dove andare a scuola è una sfida: una sfida per le donne costrette a lottare per ottenere i propri diritti, una sfida per le classi sociali più svantaggiate che sopravvivono del lavoro dei propri piccoli, una sfida per gli studenti che a volte percorrono chilometri su strade impraticabili pur di imparare qualcosa.

Anche nel mondo di oggi, in cui tutto sembra effimero e le nozioni sono a portata di smartphone, la scuola incarna l’unico spiraglio di svolta in un destino di oppressione e immobilità, sia economica che sociale, fornendo in alcuni contesti un’alternativa alla vita che fino a quel momento si stava vivendo. È, per alcuni, una via di fuga da contesti in cui vengono negati diritti e libertà aprendosi a nuove relazioni e legami: un insegnante può accendere una scintilla capace di illuminarci, soprattutto quando la famiglia di origine non riesce a stimolare la nostra mente.

Nella mia esperienza, la frequenza della scuola italiana è stata la chiave per sviluppare la mia individualità e trovare un obiettivo di vita: studiare, per cambiare ciò che non mi va bene e prendere in mano il mio presente e futuro. Senza le relazioni che ho stretto a scuola non sarei cresciuta. Non neghiamo quindi alla scuola il suo ruolo sociale ed educativo: lavoriamo per un’istituzione più presente e una comunità più forte.