Napoli, 18 novembre 2022 – È morta a 89 anni Nonna Rosetta – al secolo Rosetta Rinaldi – la mitica protagonista delle gag taglienti di Casa Surace. Era la nonna d’Italia, simbolo di un Sud raccontato a suon di ironia tra stereotipi e contraddizioni. Ma lei, la nonna putativa di milioni di nipoti sparsi per la penisola, era sempre un passo avanti agli altri. Sconosciute le ragioni del decesso. L'ultimo video un mese fa sul "risparmio energetico".
L’ultimo post: “Addio nonna”
A dare l’annuncio sui social sono stati i ragazzi di Casa Surace, il gruppo di videomaker campani. “Addio nonna. Ti chiamiamo nonna, perché per tutti noi sei stata veramente una nonna – scrivono i suoi giovani compagni di avventura – oltre che la migliore amica. E oggi ci fa sorridere tra le lacrime chi ci fa le condoglianze, come fossimo tutti tuoi nipoti. Siamo sicuri che ora sei da qualche parte a preparare un ragù che pippitierà per tutte le ore che vorrai, e ti salutiamo con le ultime parole che hai detto per la nostra grande famiglia: ‘Stattaccort’. Ci stiamo accorti, tranquilla. Ciao, nonna Rosetta”. E poi un cuore a suggellare l’addio.
Il gruppo di Casa Surace considerava Nonna Rosetta come una vera nonna, un grande simbolo del gruppo. Era la vera nonna di Beppe Polito, uno dei membri di Casa Surace.
Chi era Rosetta Rinaldi
Con la ciabatta in mano, pronta per essere lanciata al grido di “Stattaccort”, e il sugo sul fuoco a “pippiettare”, l’amatissima Rosetta era nata nel 1933 a San Giorgio a Cremano, in provincia di Napoli. Viveva a Sala Consilina, in provincia di Salerno, con il “silenzioso marito”: anche lui scomparso recentemente. Grande dolore per il gruppo di videomaker e per tutti quelli che l'hanno amata in questi anni in cui era diventata uno dei personaggi più popolari dei social network.
Scardinava il vecchio per fare posto al nuovo. Come fu per il Covid, con i suoi video in cui raccomandava prudenza e distanziamento sociale tra battute e ironia. Sempre pronta a commentare, a suon di video, le contraddizioni della società moderna: era contro il razzismo, dalla parte dei giovani e dell’apertura di genere. Ma guai a non sedersi a tavola la domenica a pranzo, tra luculliani e interminabili banchetti, o ai nipoti “fuori sede”, ai quali mandava i fantomatici “pacchi da giù” con i “boccacci” pieni di sugo rigorosamente fatto in casa.