Venerdì 3 Maggio 2024

Il Medioevo e la rivoluzione nella moda maschile

Abiti specchio dei tempi e dei cambiamenti: uno sguardo alla rivoluzione nella moda maschile nel Basso Medioevo

Un laboratorio di sartoria come poteva essere in epoca medioevale

Un laboratorio di sartoria come poteva essere in epoca medioevale

C'è ancora chi storce il naso per gli uomini con le gonne o con le ballerine, i più reazionari forse anche le ciabatte, eppure la moda è sempre andata avanti per piccole - grandi rivoluzioni, non soltanto per graduali cambiamenti. In risposta ai tempi che cambiano, e talvolta anticipandone la direzione. La moda maschile precedente al XX secolo viene trattata di rado con attenzione, nonostante risulti piuttosto interessante, sia per scoprire quanto il nostro immaginario legato all'abbigliamento sia figlio del culto dell’individualismo, sia per capire quanto siano in realtà fugaci le nostre idee di mascolinità. Guardare alla moda maschile all'epoca del Basso Medioevo, può forse darci contesto e prospettiva per avvicinarci alle tendenze moda contemporanee e al modo in cui vengono accolti i cambiamenti.

L'abbandono del tabardo 

Se fino all'inizio del XIX secolo la moda è stata guidata dallo strapotere della Chiesa - come ha sottolineato in alcuni suoi articoli lo storico Benjamin Wild – quando la società comincia a mutare e nasce il ceto borghese, che si occupava dei mestieri legati al mondo del commercio, dell’artigianato o della cultura e che, affermandosi come classe sociale intermedia tra nobiltà e clero, gradualmente riuscì ad ottenere maggiore influenza decisionale all’interno della società, assumendo spesso cariche pubbliche e amministrative, l'abbigliamento inevitabilmente si pone come specchio dei cambiamenti sociali. Comincia a diventare più concreto il culto dell'individuo, da un lato, e dall'altro, con la nascita dei Comuni, le città diventarono il fulcro della vita sociale ed economica delle comunità. E così se fino ad allora il tabardo - capo di abbigliamento a forma di T, con un buco per la testa e smanicato spesso portato con una cintura annodata in vita, alla quale si potevano appendere attrezzi o borse – aveva dominato la moda maschile e femminile, nel periodo tardo medievale, i borghesi, per dimostrare di essere diversi dai poveri, iniziano a indossare tabardi più ricercati, arricchiti da drappeggi, tinti e confezionati con tessuti più pregiati. Poco dopo, sempre sulla scia del desiderio di distinguersi, cominciano a mutare anche le forme: nobili e borghesi chiedono ai sarti abiti confezionati su misura, chiusi non soltanto da cinture ma anche da ganci di metallo, abiti che rivelano le forme del corpo che si allontano progressivamente da quelli informi e anonimi indossati fino ad allora.

L'eleganza alla corte di Filippo il Buono e la diffusione del farsetto

Ed è cosi che nel XIV secolo, fra le tragedia della peste e delle guerre, la moda maschile diviene oggetto di una vera e propria rivoluzione, considerata da molti storici come la nascita della moda occidentale moderna. Nobili e borghesi iniziano a indossare calzamaglie colorate e attillate che mostrano le gambe, abbinate ai farsetti, ovvero corpetti con o senza maniche, spesso imbottiti, che si portavano sopra le camicie e ai piedi le nuove poulaines, scarpe in pelle dal design curato e con punte lunghissime. A metà del XV secolo, in Borgogna, la corte di Filippo il Buono, il quale, dal canto suo, fece del sontuoso nero il suo colore distintivo nell'abbigliamento personale, divenne maestra in fatto di stile, distinguendosi per il buon gusto e la ricercatezza dell'abbigliamento e riunendo così gli uomini e le donne meglio vestiti d'Europa all'epoca. Filippo III di Borgogna, più noto come Filippo il Buono, granduca d’Occidente, divenuto conte di Borgogna nel 1419, fu in effetti un eccezionale stratega politico che consolidò il proprio dominio sui Paesi Bassi, proiettandoli sulla scena internazionale e la cura dell'abbigliamento rispecchiava questa ambizione, per questo si assicurò i servizi del pittore più rinomato dell'epoca: Jan Van Eyck. Proprio l'artista riportava nelle sue tele con minuzia di dettagli lo splendore dell'abbigliamento di corte.

Gli abiti su misura

Naturalmente la trasformazione dell'abbigliamento va di pari passo con l'evoluzione della sartoria. Se prima la manifattura tessile faceva uso di telai rettangolari che producevano tessuti grandi, squadrati e angolari che non si adattavano ai contorni del corpo, nel XIV secolo i sarti cominciano a lavorare con ritagli di tessuto più piccoli e separati che facilitavano il confezionamento di indumenti su misura. «L'idea di un abbigliamento che, per la prima volta, era davvero fatto su misura per adattarsi al corpo di un individuo implica un nuovo rapporto tra l'abito e chi lo indossa», ha spiegato a National Geographic Laurel A. Wilson, ricercatrice di storia della moda al Center for Medieval Studies della Fordham University di New York. I cambiamenti della moda, le richieste ai sarti di una sempre maggiore cura e ricercatezza da parte dei committenti aristocratici e borghesi dà una inevitabile spinta al commercio di stoffe e all'artigianato tessile. Naturalmente non tutti erano entusiasti di questi cambiamenti, come si evince dal testo “The Westminster Chronicle” scritto negli anni '40 del XIII secolo, da un autore inglese anonimo che in senza mezzi termini lamenta «il cambiamento di varie deformità di abbigliamento ogni anno» e l'abbandono «dell'antica onestà di abiti lunghi e larghi». Con «deformità» egli si riferiva alla varietà della sartoria: «corti, stretti, imbastiti, tagliati, allacciati e legati e abbottonati dappertutto, con le maniche e le falde dei cappotti e i cappucci troppo lunghi, nei loro abiti e nelle loro scarpe».