Giovedì 9 Maggio 2024
GIULIA PROSPERETTI
Magazine

Vanzina: “Vacanze di Natale era un film sincero. Anche i ventenni di oggi lo citano a memoria”

Il cineasta e il successo della pellicola: “Anticipava anche discorsi sociali scomodi. Gli italiani hanno copiato il linguaggio e i vizi che raccontammo sullo schermo"

Cortina D’Ampezzo, 18 dicembre 2023 – “Quando siamo arrivati a Cortina per girare Vacanze di Natale ‘83 c’era pochissima neve. In assenza di effetti speciali, il nostro direttore di produzione la mattina faceva uscire la troupe con i lenzuoli dell’albergo: venivano usati come sfondo per simulare la neve". Seduto sul divano dell’Hotel de la Poste di Cortina, dal quale si alza di tanto in tanto per fumare una sigaretta, Enrico Vanzina, commenta il successo di un film diventato un cult per generazioni di italiani.

Carlo Vanzina
Carlo Vanzina

Che film è Vacanze di Natale ?

"È un film sincero, contro il conformismo e l’involgarimento della borghesia. Dal punto di vista sociale forte e innovativo: abbiamo messo in scena un’Italia non raccontata, popolare e frivola. Roma nord ma non solo. Nel film c’è una fetta molto forte di Milano, di Veneto. Abbiamo raccontato la borghesia che stava precipitando nel baratro. Un rotolare in basso che continua anche oggi. Gli anni 80 sono stati demonizzati ma in realtà erano espressione della speranza di un popolo che usciva dagli anni di piombo e voleva con leggerezza rimettere a posto le cose. Gli arricchiti di oggi sono molto peggio, insopportabili".

Qual è l’aspetto più innovativo?

"Christian (De Sica ndr ) 40 anni fa anticipa i discorsi che si fanno oggi sulla liquidità di genere. Sono “bisex, moderno“ replica difronte allo sconcerto dei genitori retrogradi che lo trovano a letto con Zartolin. Abbiamo introdotto in maniera violenta anche il tema dei rapporti di classe, il disprezzo degli ‘arricchiti’ sulle classi più popolari. “A Capodanno noi siamo dai Furstenberg. I principi“: nella risposta che i Covelli danno ai Torpigna, vissuti come intrusi dal mondo di Cortina di allora, c’è una violenza quasi alla Downton Abbey ma in salsa italiana".

Oggi, nell’era del politicamente corretto, si potrebbe ancora fare?

"Si può fare tutto basta metterci la faccia. Nel momento in cui non si può più dire niente si oscura una parte di realtà che c’è e continua a esistere. Portare quella realtà, per quanto scomoda, sullo schermo può, invece, aiutare chi si riconosce in quegli atteggiamenti ridicoli a superare un pregiudizio. Uno specchio positivo".

Gran parte delle battute del film sono diventate frasi iconiche. Come se lo spiega?

"Il film copiava gli italiani, ma ha avuto un impatto tale che poi gli italiani hanno copiato il film. Il linguaggio, i modi di dire, le situazioni sono entrati a far parte dell’immaginario collettivo e ancora oggi si tramandano. Generazioni di ventenni lo sanno a memoria pur non avendolo mai visto, è incredibile".

Se lo aspettava?

"Sì (ride) . Quando uno scrive non sa mai dove va a parare, ma se hai le idee chiare e hai capito bene chi racconti e come raccontarlo, capita di tirare fuori cose che sai in partenza che diventeranno virali".

Ad esempio?

"Ce ne sono talmente tante. “E anche questo Natale ce lo siamo levati dalle palle“, quando ho scritto la battuta ho riso anche io. Ma anche “Zartolin tenga, la mutanda“, “Sole, whisky e sei in pole position“, “Via della Spiga-Hotel Cristallo di Cortina: 2 ore, 54 minuti e 27 secondi“. “Non sono bello, piaccio“, era un modo di dire di Jerry Calà e ho voluto inserirlo nel film. E, ancora, “Che farà Toninho Cerezo a Capodanno“. C’è gente che continua a tempestarlo di chiamate con questa domanda".

Il ricordo più caro che la lega al film?

"Una sera di Natale di tanti anni fa stavo salendo le scale del Policlinico Umberto I per andare a trovare Marco, il figlio di mia moglie che ho poi adottato, in pessime condizioni dopo un incidente. Era una sera triste, ma dalla stanza che condivideva con altri due ragazzi sento ridere. Stavano guardando Vacanze di Natale . È stato il più grande successo della mia vita".

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