Domenica 5 Maggio 2024

Un secolo di Duse: portò in scena il futuro

Femminista ante-liitteram, innovatrice dell’arte della recitazione, diva italiana idolatrata a Broadway: cento anni fa moriva l’attrice più mitica

Un secolo di Duse:  portò in scena il futuro

Un secolo di Duse: portò in scena il futuro

Un mito lungo cent’anni. Un’attrice che sapeva “far arrivare il teatro nell’anima“ attraverso la recitazione scarna, intensa e interiorizzata in un periodo in cui le sue colleghe si aggrappavano alle tende e giocavano sull’eccesso. Una donna indipendente, generosa, colta e spregiudicata, simbolo indiscusso della scena moderna ma anche rappresentate involontaria di un femminismo lontano da venire. Non si truccava, recitava in italiano in qualunque Paese si trovasse e vestiva spesso di viola, il colore che i teatranti da sempre ritengono porti male. Eleonora Duse, la più popolare icona della scena novecentesca, morì esattamente cent’anni fa, il 21 aprile 1924 a Pittsburgh nel corso di una lunga tournée americana. Da tempo non stava bene ed era costretta a saltare le repliche dei suoi spettacoli. Chiese di essere sepolta ad Asolo con la tomba rivolta verso il Monte Grappa per amore dell’Italia e dei soldati che aveva assistito durante la prima guerra mondiale.

Era “La Divina“ perché in scena non interpretava un personaggio ma era il personaggio: sapeva ammaliare gli spettatori con uno stile istintivo e inconfondibile che metteva il corpo al centro del palco. Era nata a Vigevano il 3 ottobre 1858 da una famiglia di attori girovaghi e aveva trascorso l’infanzia fra il nomadismo e il dilettantismo dei genitori, patendo la fame e venendo umiliata a scuola. Eleonora dodicenne che viene fischiata alla sua prima goffa apparizione in scena e che due anni dopo incanta Verona interpretando Giulietta. Eleonora attrice di successo che si lega al giovane poeta Gabriele D’Annunzio sostenendolo economicamente e che per tutta risposta si vede preferire Sarah Bernhardt per la prima francese de La città morta. Eleonora, finalmente Divina, che all’ultima tournée americana viene accolta da un devoto Charlie Chaplin, il quale confessa di avere imparato l’arte della recitazione guardandola sul palco.

Quanti volti ha avuto la Duse? Quanti segreti ha custodito la donna diventata simbolo del teatro moderno? Il suo era un repertorio vastissimo che svariava dai drammi di Victorien Sardou e Alexandre Dumas figlio a Giovanni Verga fino alle celeberrime interpretazioni di Ibsen. C’è una testimonianza di Lee Strasberg, il direttore dell’Actor’s Studio, che racconta della sorpresa provata a vederla recitare al Metropolitan Opera House di New York una Donna del mare tutta giocata sulla consapevolezza del ruolo e sulla voce fluttuante. Perché negli anni Venti del secolo scorso, quando tante compagnie di attori italiani varcavano l’Oceano in cerca di fama e di denari, lei era diventata un punto di riferimento della Broadway inquieta e ruggente. Bisogna leggere le lettere indirizzate all’impresario Henry Russel per capire la grande modernità di interprete lontana dal cliché ottocentesco. Eleonora cerca nuove drammaturgie; critica, attraverso i testi, i facili valori borghesi; forma compagnie mirate ai copioni da rappresentare; collabora a progetti cinematografici (Cenere del 1916, tratto da Grazia Deledda, è il suo unico film e viene proiettato oggi alle 17 dalla Cineteca di Milano).

In questa vita passata fra stanze d’albergo (dove era nata e dove morì), bauli e camerini non ebbe una vita sentimentale facile. Sposò Tebaldo Marchetti, attore della sua compagnia, e dall’unione nacque la figlia Enrichetta: leggenda vuole che quando in Sudamerica scoprì che lui la tradiva, lei salisse sul palcoscenico a seno nudo. Il più grande e più famoso amore è ovviamente con Gabriele D’Annunzio a cui la legò un rapporto tempestoso durato una decina d’anni e in fondo mai concluso: lei gli portò in scena i drammi, finanziò le produzioni, si coprì di debiti; lui, dopo lo sgarbo della Bernhardt, le preferì per il debutto de La figlia di Iorio Irma Gramatica. E la Divina (o meglio Ermione come lui la definiva) se ne andò. Un suo busto resta ancora al Vittoriale. Prima di incontrare il Vate, Eleonora aveva avuto un legame sentimentale (e professionale) con Arrigo Boito che per lei adattò Antonio e Cleopatra e che l’avvicinò all’ambiente della Scapigliatura. La relazione con Lina Poletti, la scrittrice amata da Sibilla Aleramo, produsse una commedia andata perduta.

Un recente libro di Maria Pia Pagani, Primadonna, raccoglie gli scritti di D’Annunzio, Panzini, Ojetti, Gozzano e Moretti ispirati alla Duse. Diceva che il teatro non era il suo destino ma la sua vita. Aveva ragione: il suo destino era il futuro.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro