Anoressia, bulimia, binge eating ma anche ortoressia e vigoressia. I disturbi del comportamento alimentare sono in costante aumento tra i più giovani. E non sono solo i numeri a preoccupare. Negli ultimi anni si è notevolmente abbassata l’età d’insorgenza di queste patologie (8-10 anni) e sono in forte aumento le presenze maschili. Se gli elementi che concorrono all’insorgere di queste patologie definite multifattoriali sono molteplici - disagio adolescenziale, disturbi della personalità, fattori culturali - non va dimenticato che la famiglia e, in particolare, i genitori hanno un peso considerevole.
"I genitori svolgono un ruolo cruciale nel supportare i figli durante l’adolescenza – spiega Federica Benassi, esperta di comunicazione in famiglia da oltre 28 anni, speaker e formatrice per genitori e insegnanti, autrice di due libri e imprenditrice (gestisce un asilo nido a Bologna, in foto) – ma non dobbiamo dimenticarci che la famiglia oggi è completamente cambiata rispetto a qualche decennio fa. In passato, era autoritaria, il no era no, non c’era comunicazione, le alternative offerte dall’ambiente in cui si viveva erano poche e, quindi, si ubbidiva".
"Ora – continua Benassi – è l’opposto, siamo passati dalla non comunicazione e dalla mancanza di spiegazioni alla comunicazione eccessiva e a un contesto esterno ricco di possibilità. Il genitore autoritario è diventato autorevole, ma in mezzo ce ne sono tanti che concedono tutto. Bisogna quindi fare un passo indietro e dire nuovamente qualche no, dando ovviamente le necessarie spiegazioni. E questo anche per quanto riguarda l’alimentazione, perché oggi i ragazzi sono abituati a scegliere cosa, mangiare e quanto mangiare fin da piccoli. Poi ci chiediamo perchè hanno un rapporto alterato con il cibo. Parallelamente, mantenere un canale di comunicazione aperto e non giudicante può aiutarli a sentirsi a proprio agio nel condividere le proprie preoccupazioni riguardo al cibo, al peso e all’immagine corporea".
Educare i propri figli a una corretta e sana alimentazione, "ricorrendo se necessario, ai consigli di uno specialista, è il primo passo da fare, così come conoscere i segni e i sintomi dei disturbi alimentari, quali eventuali cambiamenti nell’atteggiamento verso il cibo o un’eccessiva attenzione al peso, per intervenire tempestivamente e precocemente".
Attenzione, anche a proiettare ansie e preoccupazioni sui figli – "hai mangiato, quanto ai mangiato?" – e a volerli mettere in prima linea in tutto riempiendogli l’agenda come noi adulti. Le parole d’ordine dovrebbero essere leggerezza e togliere. Togliere il troppo, i troppi vestiti, le troppe ore passate attaccati al cellulare o a internet, i troppi cibi-schifezza… Essere autorevoli – chiude Benassi –, non concedere tutto e privarli di qualcosa è fondamentale per far loro riscoprire il desiderio di ottenere e conquistare le cose".
M.S.