Sabato 18 Maggio 2024
ANDREA SPINELLI
Magazine

L’urlo di BigMama: "Nella mia musica metto il sangue"

"Il dolore, la malattia, il femminismo, la rabbia". La cantautrice pubblica l’album dopo Sanremo .

L’urlo di BigMama: "Nella mia musica metto il sangue"

L’urlo di BigMama: "Nella mia musica metto il sangue"

Caschetto biondo, maestoso girocollo di strass, vestito corvino dalle spalline arricciate, unghie-artiglio eccentriche e rapaci. È una “Maleficent” chic quella incarnata ieri mattina a Milano da BigMama per presentare Sangue, suo primo (vero) album in uscita un mese dopo il 22° posto a Sanremo con La rabbia non ti basta. Ma nel caso della rapper irpina, il messaggio conta più della canzone (40ª in classifica questa settimana) e quello ha fatto indubbiamente centro, come conferma l’invito a portare la sua esperienza al palazzo di vetro dell’Onu per parlare di bullismo e body shaming come accaduto una settimana fa. "Rispetto alle esperienze passate, in questo album ho cercato di incontrare i gusti anche di chi mi ha scoperta al Festival pur senza snaturare la mia vena urban" ammette l’eroina queer, all’anagrafe Marianna Mammone, 24 anni domenica prossima, che in Sangue si avvale della complicità pure di Myss Keta e de La Niña Del Sud. "L’ho fatto per raccontare un poco fatti (e fattacci) della mia vita".

Perché Sangue?

"Perché dalle mie parti, quando si soffre, si dice “ho buttato il sangue“. Ma la parola ha pure risvolti familiari perché in dialetto “dare il sangue“ significa anche dare tanto nei rapporti privati. E poi, visto che sono autodidatta nello scrivere canzoni, le parole me le porto nel sangue. Un ultimo legame, pure il cancro con cui ho combattuto nel 2021 (un linfoma di Hodgkin - ndr) era del sangue".

Veleno parla della malattia, Ragazzina di femminismo, Cento occhi di catcalling.

"Ho iniziato a scrivere per rabbia e ancora oggi, non so se è un pregio o un difetto, non riesco a creare pezzi d’amore. In quel caso mi vengono fuori solo banalità. E io non cerco la hit, cerco di trasmettere qualcosa di particolare".

Scrittura curativa?

"Penso di sì. Veleno, ad esempio, l’ho scritta mentre facevo la chemioterapia, è intima e registrata in presa diretta con il pianoforte perché la scrittura è la mia medicina, la musica lo è stata quando stavo male, è la mia cura da quando sono piccola".

Come è accaduto a Sanremo con un brano che tocca il tema del bullismo.

"Già, avevo un messaggio da portare. E penso di essere la figura che alla canzone italiana mancava. Oggi non mi contattano solo le grasse, in cerca di autostima, ma tante ragazze e ragazzi che hanno un disagio da vincere. Da piccola non avevo un riferimento come me a cui aggrapparmi".

A Sanremo che impressione le hanno fatto i fischi a Geolier del venerdì?

"Fischiare un ragazzino è una cosa molto brutta e quella sera il comportamento delle persone in sala è stato schifoso. Dietro c’è forse odio verso il meridione. Ma noi tutto questo accanimento non ce lo meritiamo".

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