Scrivere il seguito di Jack Frusciante è uscito dal gruppo è stata "la cosa più pericolosa mai fatta. Anzi, la cosa più pericolosa e tenera". E allora ben tornati vecchio Alex, soave Adelaide, e assieme a voi i 17 anni e i sogni di generazioni di lettori. Ben tornati in Due, il sequel di Enrico Brizzi per HarperCollins, uscito trent’anni dopo quel libro cult. Brizzi riavvolge il nastro della storia, finita con la partenza per l’America di lei e le pedalate velate di pianto di lui, e ritorna al 1992. Lo scrittore bolognese, classe 1974, prende per mano i suoi personaggi attraverso "le molecole dell’adolescenza", amicizie, famiglia e l’urgenza di sentirsi unici e al tempo stesso specchiarsi in qualcuno che ci ha riconosciuti. Regalando un altro finale da "occhi un pochino lustri". "Lasciatevi invadere dalla musica" è l’invito ai lettori di ieri e di oggi, fra le righe dense di citazioni, dai Cure ai Nirvana. Proprio come Jack Frusciante, che Brizzi sta festeggiando con concerti in giro per l’Italia. Tappa molto attesa, stasera, il Locomotiv di Bologna. Due, invece, sarà presentato il 24 settembre alle 18, sempre sotto le Torri, in Salaborsa.
Brizzi, perché rimettere le mani su un testo “intoccabile“? Per anni ha sempre rifiutato.
"A novembre scorso ho riletto per la prima volta Jack Frusciante, con mia sorpresa. Mi è venuta, chissà perché, la curiosità di leggerlo fino alla fine, con tutte le paranoie del caso. È stato naturale e stupefacente: ho chiuso il libro e mi sono messo al computer a scrivere come continuava la storia. Le prime a saperlo sono state la mia compagna Sarae mia figlia Cloe. È stata una sorpresa anche per il mio agente e per il mio editore. Del resto si andava a toccare qualcosa di importante per molte persone, ma ero in uno stato di grazia, come quando senti che devi fare una cosa e la fai, non importa cosa dirà la gente. Come trent’anni fa".
Tempo fa disse di avere conservato floppy e registrazioni del tempo. Come ha lavorato?
"Ho molto materiale, ma non l’ho neanche guardato. Ho scritto freestyle, senza consultare niente perché la pasta di quella scrittura è talmente caratteristica che è inutile farci un lavoro filologico sopra: è una voce che ti senti. Sono scivolato dentro un flusso molto antico e accogliente. La materia di Jack Frusciante è quella: la prima giovinezza, le prime volte, la sorpresa dell’amore. E determinante è la figura del narratore, che fa il tifo per i due ragazzi – chi è non si sa –. È la prima voce che nel nuovo libro deve prendere piede. Si alterna a quella di Alex dal suo archivio magnetico, un “protopodcast“".
E, novità, in Due c’è anche la voce narrante di Aidi. Come si è trovato a dare voce a una giovane donna?
"È stato fondamentale che la vita abbia fatto un giro intero: a 19 anni non avrei saputo dare voce a una ragazza. Da padre di quattro figlie, da uomo che ha amato le donne importanti della sua vita, le madri delle mie figlie, la mia compagna Sara, mi sembra di conoscerle meglio. Ed è stato importante sentire la loro opinione: la scrittura sembra una cosa solitaria, ma l’ascolto degli altri è prezioso per la creatività. In questo penso all’editore Massimo Canalini, che stava fra i ragazzi: Jack Frusciante è nato dal confronto di un gruppo di persone che si trovava ogni settimana. Le pagine sono nate qui (indica con la mano, ndr), fra la sua casa di via San Felice, dove le leggevamo dopo la scuola, e la Transeuropa ad Ancona".
Canalini è scomparso poco prima dell’uscita di Due.
"Per anni è rimasto il mio editor, poi la vita porta le persone a fare scelte diverse. Non so cosa mi abbia spinto ad andarlo a trovare poco tempo fa, anche se ormai non vedeva più nessuno. Ho fatto in tempo a portargli il cd dello spettacolo, è stato bello concedersi ancora una mattina insieme. Con lui abbiamo parlato milioni di volte delle coincidenze, che per un narratore sono segnali da cogliere. Ma è stato un grande dispiacere".
Come ha ritrovato i suoi personaggi? Nel libro si colgono affetto e ironia.
"In tanti mi hanno domandato se Alex e Aidi avessero 50 anni: per me saranno sempre tardoadolescenti. È ovvio che siano cresciuti, sono chiamati in pochi mesi a due esperienze da grandi: per lei vivere e stare a galla nel Nuovo Mondo e lui sopravvivere nella città desertificata dalla sua assenza. Jack Frusciante ha il suo cuore nello scoprire – nell’età in cui cerchi di farti valere fra i tuoi pari, di non essere lo zimbello del gruppo – la rivoluzione di un’altra persona nella tua vita. Il cuore di Due, invece, è nel gestire quel distacco, un’altra prima volta decisiva del diventare grandi".
Uno sguardo nuovo sembra esserci su genitori e professori.
"Un scoperta di Alex in questo libro è che anche i genitori, la nonna, i professori, hanno avuto la sua età. C’è qualcosa di universale nell’essere ragazzi, la differenza è se te ne ricordi o no. Mi fa sentire tranquillo sapere che ci sono stati momenti in cui avrei potuto scrivere un seguito per convenienza e non per libertà, come invece è stato. La cosa più importante da giovani, quando una passione diventa un lavoro, è non tradire quel fuoco. Giorni fa mi ha scritto Violante Placido (Aidi nel film del 1996, ndr). Le ho detto che eravamo molto giovani e capaci di emozionarci. E questo ci ha salvati".
Le piacerebbe un nuovo film?
"Dipende dalla proposta. La cosa che rese tormentato il primo è che i diritti vennero venduti in corsa a un altro produttore".
Jack Frusciante è stato amatissimo dai ragazzi. Come può accogliere un adolescente di oggi una storia di quel mondo senza digitale?
"Non in modo diverso da come leggevo io un libro ambientato negli anni Sessanta. I ragazzi contestualizzano la storia molto in fretta, magari sono affascinati, è un po’ l’effetto Stranger Things per le mie figlie. Ne parliamo spesso insieme: possono chattare in diretta su WhatsApp, ma alla fine il cuore dei ragazzi resta segreto. Non è scrivendo a qualcuno su Instagram che è diventato più facile dire a una persona “sono innamorato di te“. Cambia solo la superficie".