Giovedì 3 Ottobre 2024
CHIARA DI CLEMENTE
Libri

Mammina cara, quanto ti odio. Quando la famiglia è un buco nero

Il romanzo-memoir "Il fuoco che ti porti dentro" di Antonio Franchini, candidato al Campiello, esplora il devastante impatto dell'anaffettività materna

Antonio Franchini, 66 anni

Antonio Franchini, 66 anni

Firenze, 9 giugno 2024 – "Dicono dei padri che violentano le figlie, ma io ho visto Angela violentare la mia prima sorella. Annientarla, un giorno dopo l’altro": Angela è la madre. "Non c’è una legge che sanziona quello che vedo avvenire sotto i miei occhi, ma sul fatto che quanto sto testimoniando sia delittuoso non ho dubbi... S’impossessa della vita della figlia e gliela vive come fosse sua, caricandola della propria rabbia". Tra i candidati al Premio Campiello, Il fuoco che ti porti dentro (Marsilio) di Antonio Franchini è il romanzo-memoir in cui l’autore, 66 anni, scrittore e curatore editoriale di chiara fama, fa i conti definitivi (anticipazioni sul tema già ne “L’abusivo”, 2001) con una mamma incapace di dimostrare l’amore: alla fine, "la sua tragedia è questa – scrive Franchini – E forse è anche la mia". Fin da bambino, a causa di questa donna divorata da un "fuoco che brucia tutto", Franchini ha infatti "conosciuto una forma perfetta dell’odio prima di qualunque versione dell’amore": e il libro è la ricostruzione, tassello per tassello, dell’universo terribile che l’anaffettività della donna ha creato intorno a sé, e in cui risucchia chiunque abbia accanto. La potenza di annientamento sprigionata da Angela (coi suoi monologhi fra "commedia eduardiana e furore ctonio") è tanto più teatralmente vitale ed efficace quanto più si accanisce sul prossimo. "Un meccanismo di violenza latente nelle relazioni private della società meridionale, anche borghese, prima ancora che nella criminalità organizzata", nota Franchini.

Dunque poco conta perché la madre terribile sia così: forse lo è per per indole ("Sono nata a Cautano, un piccolo paese in provincia di Benevento. / Discendo dagli antichi Sanniti e appartengo alla razza degli sgherri"), forse perché plagiata da una madre uguale a lei (lo scambio tra le due è scandito dalle parole zoccola e puttana), forse perché ferita o perché gravemente malata (bipolare). Franchini se lo chiede ma sfugge giustamente ogni risposta: Il fuoco che ti porti dentro è un viaggio in uno dei buchi neri familiari – famiglia napoletana colta e agiata, ricordi d’infanzia nella "cucina con tinello" – più dilanianti, forse mai superabili. Quello dei figli vittime del mancato amore materno, senza perché.