Martedì 10 Dicembre 2024
CHIARA DI CLEMENTE
Libri

Lattanzi e l’esaltazione del desiderio: "Capire il cuore di Emma Bovary"

La scrittrice racconta in un romanzo-saggio il suo rapporto viscerale con l’eroina di Flaubert: "Ha cercato la vita anche nella morte"

Lattanzi e l’esaltazione del desiderio: "Capire il cuore di Emma Bovary"

Isabelle Huppert, oggi 71 anni, nel film del 1991 Madame Bovary di Claude Chabrol

Roma, 23 novembre 2024 – "Una delle persone più importanti della mia vita... Sempre lei. Che trovo in ogni libro che amo. In ogni film che amo". Sempre lei è Emma Bovary alla quale Antonella Lattanzi dedica il suo nuovo appassionato libro Capire il cuore altrui (HarperCollins).

Antonella, perché "sempre Madame Bovary"?

"Perché è una grande eroina, una persona che dobbiamo difendere. Viene spesso considerata una “donnina“, vittima dei romanzetti, una senza arte né parte, che non ha una sua anima, una sua ideologia o intelligenza e che subisce solo il corso degli eventi. Ma non c’è niente di più sbagliato: Emma è tumultuosa, grande, coraggiosa".

Lei scrive: "Tutta la storia di Madame Bovary nasce da un desiderio... il desiderio è il vero e unico motore di questo romanzo: Madame Bovary è un romanzo sul desiderio, che si moltiplica e non finisce mai. Emma è un moltiplicatore di desideri". È persino più potente del suo autore?

"Forse neanche Flaubert l’ha capita fino in fondo: “ho scritto un romanzo sul niente“, arriva a definirlo. Ma non è vero".

Nel libro racconta che Emma l’ha persino salvata, in qualche modo, da un amore tossico vissuto da lei giovanissima, quando si era trasferita dalla sua Bari a Roma...

"Avevo vent’anni e un fidanzato geloso, ossessivamente geloso che odiava i libri perché diceva “tu ami i libri più di me“. Quando vivi un rapporto del genere puoi arrivare persino a convincerti che la persona con cui stai ti possa leggere nel pensiero e io arrivavo a pensare “è meglio che non legga un libro perché se lo faccio lui si arrabbierà“. E’ una specie di controllo mentale, difficile da spiegare, comunque è quel tipo di gelosia ossessiva di cui ho scritto in Una storia nera. Io non ho mai pensato certo di tradirlo, però era più forte di me: leggevo i libri sì, e con i libri io lo tradivo".

E l’ha tradito con il romanzo di Flaubert (nell’edizione dei Meridiani Mondadori, peraltro).

"Sì. Ho cominciato a leggere Madame Bovary ed era proprio la cosa peggiore che potessi fare perché stavo leggendo un libro e stavo leggendo un libro che era la storia di una donna bugiarda e fedifraga, indipendente e coraggiosa, che non si curava di nient’altro che di perseguire i suoi desideri. E da lei – ed è la magia dei libri che ti cambiano la vita: per me da ragazza sono stati L’arte della gioia di Goliarda Sapienza, o la Storia infinita – ho capito l’importanza delle bugia, che va usata in giusta dose come mezzo per difendersi, per proteggersi. Emma mi ha insegnato a non dire, a volte, le cose. Ma soprattutto mi ha insegnato l’indipendenza, il coraggio e l’importanza del desiderio anche quando è autodistruttivo. Perché Emma alla fine si distrugge, con la sua ricerca di desiderio, ma io preferisco essermi distrutta che non aver desiderato".

La prima lettura di Emma la porta quindi a liberarsi da un uomo sbagliato. Nel suo libro racconta che continua a leggerla e a rileggerla, e che ne parla ininterrottamente da 25 anni. L’ultima volta che l’ha letta, cosa ha scoperto di nuovo, in Madame Bovary?

"Che è un horror. Come dice Calvino un classico ogni volta ti racconta una storia nuova a seconda di come sei tu. Madame Bovary è un libro mondo. Che per me si è ramificato non solo dentro la mia vita, ma in tanti altri libri, in tanti film, legati al desiderio. Penso a Sotto il vulcano di Malcolm Lowry, a quanto Emma e il Console – che soffre e si autodistrugge per l’abbandono della moglie ma continua ad autodistruggersi anche quando la moglie torna da lui – siano simili: è il desiderio per eccellenza quello che sfugge. Se Emma, come dice la vulgata, volesse veramente far solo parte della bella società, ballare, avere gli amanti, lo potrebbe fare tranquillamente. È bella, è giovane. Ma quello che lei vuole è il desiderio: e il desiderio è una specie di Poltergeist, di spirito che ti invasa, che ti infesta e non ti lascia più. Il Console alcolizzato risucchiato dalla sua natura autodistruttiva, Emma che si avvelena con l’arsenico sapendo che starà male giorni e giorni prima di morire: loro non hanno un desiderio di morte, ma di vita. In questa impossibilità di essere veramente felici perché il desiderio è qualcosa di infestante io mi sono riconosciuta in entrambi, nel Console e in Emma. Emma non è Anna Karenina che quando decide di morire si butta sotto un treno: quello è desiderio di morte. L’avvelenamento di Emma è un ultimo atto di pura volontà. Lei non si fa prendere dalla morte, lei la sceglie e sceglie di viverla, per giorni, fino all’ultimo. È l’ultimo desiderio. Il più estremo, il più potente. Il Desiderio avverato".

Emma-Poltergeist?

"È tanto un Poltergeist, e non una persona, Emma, e tanto il suo desiderio è infestante che una volta morta, il marito inizia a vestirsi come lei, a parlare come lei, tant’è che nella traduzione che io preferisco, quella di Maria Luisa Spaziani, vi è scritto che Emma “dall’oltretomba lo corrompe“. Come faccio a non dire che è un libro horror?"

Per la pubblicazione di Bovary, Flaubert andò a processo nel 1857 con l’accusa di oscenità. La vittoria garantì al romanzo il primo successo: ma cosa c’è mai di osceno in Bovary?

"È osceno perché Flaubert non crede nel cielo, né nella pietas. Perché racconta il confine tra la vita e la morte così com’è, e cioè che non esiste la vita e non esiste la morte".