Importante autore di ogni genere di narrazione, la sua stessa vita è un romanzo ancora tutto da raccontare. E, stavolta, può darsi sia la volta buona. Parliamo di Saverio Strati. A cento anni dalla nascita (Sant’Agata del Bianco, provincia di Reggio Calabria 1924 - Scandicci 2014), gli si vuole rendere l’omaggio che merita. L’editore Rubbettino ripubblica le sue opere e la Regione Calabria gli dedica, nell’arco dell’anno, una serie di manifestazioni.
Saverio Strati è stato e rimane un narratore di tante storie e di altrettante vite. Per il fatto che in ogni sua trama, sia breve o lunga, analizza, sempre, circostanze e vicende che riguardavano l’essere umano nelle sue essenze più riposte. Non a caso si vuole che tra i suoi maestri ci sia pure Dostoevskij, l’immenso esploratore di tenebre dell’animo umano. Inoltre Strati, quando si apprestava a mettere penna in carta, era ben sicuro di sé; traeva quanto stava per raccontare da un vissuto difficile, ma affrontato a viso aperto come un soldato in battaglia.
Nato in una casa di contadini, e contadino lui stesso fino a ventuno anni, di giorno lavorava nei campi, oppure aiutava il padre muratore e di notte, al lume di candela, leggeva e studiava. Erano quelli i momenti in cui incontrava se stesso. La letteratura gli stava bisbigliando che doveva seguirla, che doveva dedicarsi a lei. Una vera e propria seduzione, alla quale era impossibile sottrarsi.
Con l’aiuto economico di uno zio, che di sicuro lo aveva compreso, si dedica agli studi e consegue la maturità classica. Insomma, tra quello che aveva letto e appreso in proprio, e quello imparato dalla scuola, adesso, alla stregua di un artigiano provetto, aveva messo in cassetta i ferri del mestiere. E con maggiore lena si dedicava alla costruzione delle pagine. Sì, costruzione, poiché doveva dare forma e sostanza alle sue storie, immettendoci dentro quel tanto che bastava per renderle fluide ed attraenti.
Dovette esser così che nacque il libro di racconti La Marchesina, opera per la quale, alla stregua di Sherwood Anderson dei Racconti dell’Ohio, immaginiamo dovette scoprire, se già non lo sapeva, che uno scrittore, per realizzare i suoi intenti, non deve discostarsi dalla terra natale. È da essa che trae forza la sua linfa, sprigionandogli nella mente immagini, e nel corpo la forza necessaria per dargli consistenza e respiro.
Ebbene, Strati non è mai venuto meno a ciò. Nei suoi libri ha sempre proiettato la propria terra, anche quando non vi viveva più. Infatti ebbe a dire che, una volta lontano, la vedeva con maggiore chiarezza, ossia, aggiungiamo noi, alla stregua di un sogno ad adocchi aperti, ma che sa mostrarci un teatro di burattini pronti ad entrare nella scena che gli abbiamo assegnato.
Cosa analoga, riguardo al rapporto di scrittori con la terra natale, l’abbiamo sentita esprimere da Alberto Bevilacqua e da Attilio Bertolucci a proposito di Parma, loro città natale di molteplici incanti e memorie. Nelle pagine di Strati non troviamo dunque solo testi creativi ma, di riflesso, anche la difficile storia del meridione, così come ce l’hanno raccontata altri scrittori, a cominciare da Corrado Alvaro, conterraneo di Strati, poi quelli siciliani: Verga, Pirandello, De Roberto, Sciascia, Brancati. Ognuno di loro, da angolazioni diverse, finisce sempre con inquadrare gli stessi obiettivi. Raccontare i loro paesi e borgate, e i disagi della gente che vi viveva. Che è poi la sorte degli abitanti di tutti i luoghi emarginati del pianeta. Realtà a cui Strati , scrittore di vocazione, è rimasto fedele fino in fondo raccontando, con risvolti di continuo inediti, personaggi e trame della sua Calabria, ispezionandola in ogni ambito: sociale, politico e mafioso.
Giacomo Debenedetti, che lo sostenne nell’esordio nel 1956 con Mondadori, aveva veduto giusto. Dopo quel libro Strati darà alle stampe molti altri titoli, in breve tradotti in varie lingue. Sennonché, inspiegabilmente emarginato dal suo editore storico, nel 2010 dovrà chiedere la legge Bacchelli. Ma dicevamo che la sua vita continua ad essere un romanzo ancora tutto da raccontare.
L’incipit? L’editore Rubbettino gli ristampa l’intera opera, la sua Calabria lo celebrerà per un anno. Saverio Strati è ritornato.