Mercoledì 11 Settembre 2024
CESARE SARTORI
Libri

Un libro per l’estate / Crescere è un dolore. Nel gelo del Montana un dramma epocale

"Montana 1948" di Larry Watson (Mattioli 1885, 2007) racconta il dramma familiare di David, dodicenne nel Montana, durante l'estate del 1948, segnata da uno scontro tra lealtà e giustizia che sconvolge le vite di tutti. Di Watson, da leggere assolutamente, anche “Uno di noi” e “Addio e ancora addio”

Larry Watson, 77 anni

Larry Watson, 77 anni

Firenze, 28 agosto 2024 – “Se avessi avuto un minimo di sensibilità, avrei capito che tutto quel parlare di vento, terra, montagne e infanzia era il modo di mia madre di dire che desiderava qualche attimo di purezza, una fuga temporanea dal sordido dramma che si stava svolgendo in casa mia. Ma stavo inseguendo qualcosa che mi facesse uscire dall’infanzia”.

Per il penultimo giorno del 2021 mi feci un regalo impagabile: la lettura di uno dei più bei libri di formazione che mi era capitato tra le mani negli ultimi anni, “Montana 1948” di Larry Watson, oggi 77 anni, ma anche il racconto dello scontro fra lealtà e dovere, tra fedeltà e giustizia. E quindi, rispettando sempre il principio che ogni piacere condiviso è un piacere doppio, approfitto di questa rubrica di suggerimenti di lettura per consigliarlo anche a voi cari lettori. È un romanzo breve ma che sta a pieno titolo e di diritto accanto e alla pari con gli altri capolavori del genere, quei libri imperdibili che raccontano i ‘riti di passaggio’ e di iniziazione che è opportuno, anzi necessario, che accadano a ognuno di noi tra infanzia e adolescenza e/o tra adolescenza e giovinezza pena un’incompleta quando non addirittura una irrealizzata maturazione personale. E quanto più tali riti di passaggio e di iniziazione sono feroci e dolorosi tanto più sono utili allo scopo.

“Se fossi tornato a casa – in cucina, in camera mia, se fossi uscito dalla porta sul retro, se avessi abbandonato la veranda seguendo i passi di Frank – non avrei sentito la conversazione tra mio padre e mia madre e forse avrei vissuto la vita conservando un’illusione riguardo alla mia famiglia e riguardo a tutto il genere umano. E certamente non avrei potuto raccontarvi questa storia...”.

L'estate del 1948 ha cambiato per sempre la vita del dodicenne David Hayden e della sua famiglia. Siamo nella contea di Mercer, all’estremo angolo nord-est del Montana, il Canada è a sole 12 miglia e il North Dakota a 10. È un Paese duro il Montana dove la terra è secca e scarna e il vento non smette mai di soffiare, dove il caldo dell’estate può essere brutale e gli inverni sono leggendari per la durezza delle bufere di neve e per i picchi negativi delle temperature. Il racconto è affidato a David in prima persona, il quale rievoca - con la consapevolezza di un uomo maturo, ma rivivendolo attraverso gli occhi di un adolescente - un dramma familiare, personale e sociale. Il culmine del romanzo è segnato dallo scontro tra il padre del narratore, Wesley, sceriffo del paese, uomo pacato e riflessivo (non porta mai con sé la pistola d’ordinanza e non esibisce neppure il distintivo) e il fratello Frank, eroe di guerra, stimato medico, uomo affascinante ma forse colpevole di un grave comportamento ("Mio fratello, tuo zio, forse ha infranto la legge. Devo indagare. Lo capisci vero? Capisci che non ho scelta?”). L’inchiesta, come è facile intuire, finirà per sconvolgere le vite di tutti.

Di Watson, sempre pubblicati in Italia da Mattioli 1885, vi consiglio altri due capolavori. Il primo è "Uno di noi”. Dalton, North Dakota. È il settembre del 1951: sono passati anni da quando George (“un uomo il quale sa che trovare la via del ritorno è più importante che viaggiare verso un territorio inesplorato”) e Margaret Blackledge hanno perso il proprio figlio, James, disarcionato da un cavallo; mesi da quando la sua vedova, Lorna, si è portata via il loro unico nipote e ha sposato Donnie Weboy. Margaret è decisa, determinata a trovare e salvare suo nipote Jimmy, l’unica persona al mondo che può mantenere vivo il ricordo di James, mentre George, uno sceriffo in pensione, non è per niente impaziente di mettersi nei guai. Incapace di allontanare la moglie dalla sua missione, George parte al fianco di Margaret, un viaggio che li porta ad attraversare i calanchi del Dakota fino a Gladstone, in Montana. Quando Margaret cerca di convincere Lorna a tornare a casa, a Dalton, e a portare il piccolo Jimmy con lei, i Blackledge si ritrovano circondati dall’intero clan dei Weboy, determinati a non consegnare il ragazzo senza uno scontro.

“E se non fossero laggiù? Gli darai la caccia per tutto il Paese su un autobus? E se fossero dove i Greyhound non arrivano? Allora camminerò. Perdio, faresti anche questo. E quando finalmente saprai che ciò che vuoi che accada non accadrà? Che cosa farai allora? Suppongo che ciò sia esattamente quello che non sono mai stata in grado di imparare, dice lei con la sua voce tremolante. Non è quello che mi hai sempre detto fino alla nausea, George? Che non capisco mai quando è l’ora di arrendersi? Quasi tutta la vita consiste in questo. Esattamente in questo. Imparare a non cadere nel modo peggiore”.

Il terzo libro di Watson che consiglio titola "Addio e ancora addio”. “Il cielo infinito, che ispira certezza in alcune persone, alimenta in lui il dubbio. Non è mai stato sicuro di quale sia il vero senso dello sforzo umano: siamo fatti per farcela da soli o ci serve l’aiuto degli altri? Vorrebbe trovare una risposta alla sua domanda prima di tornare a Gladstone”. È il 1963. Calvin Sidey, uno degli ultimi vecchi cowboy, ha da tempo lasciato la sua famiglia per condurre una vita isolata. Sebbene sia stato un padre e un nonno assente, quando il figlio parte con la moglie per una settimana, Calvin accetta di tornare nella cittadina, dove un tempo era una figura leggendaria, per badare ai due nipoti, Will e Ann. Ma ben presto arrivano i guai: le attenzioni di un ragazzo nei confronti di Ann si fanno sempre più aggressive, mentre un gruppo di giovani spericolati si rivela una potenziale minaccia per Will. Calvin, silenzioso, scorbutico e segnato in modo indelebile da un dramma famigliare, sa che “per chi è buono, la vita a volte è più difficile” e conosce soltanto una legge: quella del Far West. Ma siamo nel pieno dell’evoluzione culturale degli anni ’60 e lui con il suo carattere e i suoi sistemi rischia di mettere in pericolo sé stesso e la sua famiglia. Meno male che incontra l’altro personaggio-chiave nel libro: Beverly Lodge, vedova e sola, una “donna pratica che capisce – e ha sempre capito – che la vita spesso significa accontentarsi del meno. (Lei) trascorre gran parte della propria vita in compagnia degli altri. Amici, vicini, colleghi. Il figlio. È così che vuole. Ma non si è mai resa conto della solitudine in cui viveva in tutto quel tempo trascorso senza avvolgere le gambe attorno a un uomo. Non sapeva che la lussuria o il desiderio privi di sfogo – il calore senza niente da bruciare – recassero con sé un marchio di solitudine. Questa vicinanza, la sua pelle che si sfrega contro quella di lui, il suo cuore che batte contro il suo, è così diversa da tutti gli altri momenti della sua vita che è come se finora avesse vissuto da sola su un’isola deserta. Era sicura che non le sarebbe mai più capitato. E oh Dio, essere toccata di nuovo lì, e lì, e lì, e così, e così. Non può farne a meno: pensa a Ed Emshier. Forse avrebbe dovuto essere più paziente con lui, ma era insipido come una minestrina”.