Martedì 13 Maggio 2025
ANTONIO DEL PRETE
Libri

Un labirinto di emozioni e politica. Istanbul raccontata da Ottaviani

Guida, reportage, romanzo autobiografico e “occhi di gatto“

Marta Ottaviani (classe '76)

Marta Ottaviani (classe '76)

La storia e le storie, la politica e i profumi dei mercati, le persone e i gatti. Istanbul, l’ultimo libro di Marta Ottaviani, non è una guida né propriamente un reportage; neppure un romanzo autobiografico. È tutte queste cose insieme. Si svela come un affresco di una metropoli che non si lascia incasellare. Qui, tra le strade che raccontano vicende di incontri e scontri, l’autrice si inoltra in un labirinto di emozioni. Il suo è un ritratto graffiante di questa metropoli turca dove i gatti randagi non sono solo animali, ma custodi di una memoria collettiva, testimoni di un equilibrio precario tra modernità e tradizione.

Immaginate di seguire il passo felpato di un felino che si muove tra i gruppi di turisti e le famiglie che si affollano nei mercati: in questa danza urbana, Erdogat, felino istanbuliota che deve cotanto nome all’ironia della padroncina, diventa l’osservatore privilegiato della metamorfosi. Kadıköy, con i suoi caffè artistici e la vitalità culturale, si oppone a Üsküdar, dove la moschea di Çamlıca svetta come un monito dell’autorità religiosa che permea ogni aspetto della vita quotidiana. Ma non è solo la geografia a raccontare Istanbul; è lo sguardo politico di Ottaviani a scavare nel profondo delle contraddizioni. Il velo che copre i volti delle donne, le spose bambine, e il gioco di potere di Erdoğan si intrecciano. Ogni pagina vibra di un’umanità che sfida le etichette, mentre l’ironia sottile dell’autrice offre un respiro a una narrazione densa di significato.

Ciò che colpisce è la delicatezza con cui Ottaviani riesce a mescolare osservazione giornalistica e racconto personale. Non si limita a descrivere: riflette, critica, ma lascia spazio alla speranza. I gatti di Istanbul, simbolo della sua anima indomita, diventano testimoni silenziosi di una città che cambia, resiste e si reinventa ogni giorno. Istanbul non è solo un luogo, è un viaggio interiore. La vertigine culturale di chiese divenute musei e poi moschee. Un palcoscenico di contrasti, dove il potere di Erdoğan si intreccia con le vicende silenziose di chi vive ai margini. È un simbolo di resilienza e di lotta: ricorda che, anche nel cuore di un regime autoritario, la vita continua a pulsare, e le storie devono essere raccontate. Con gli occhi di un gatto, se necessario.