Lunedì 6 Maggio 2024

Leone maori. Biennale d’arte dell’altro mondo

Premiato il collettivo neozelandese “Mataaho“. Prima menzione speciale a un’artista transessuale.

Leone maori. Biennale d’arte dell’altro mondo

Leone maori. Biennale d’arte dell’altro mondo

Una Biennale d’arte coloratissima, come il padiglione centrale, ai Giardini, che accoglie i visitatori con tinte sgargianti, disegni etnici e simboli tribali. E così, in questa cornice variopinta, capace di far sentire a casa pure chi una casa non l’ha, chi è stato perseguitato o colonizzato, a ricevere il Leone d’Oro è il Mataaho Collective, formato dalle artiste neozelandesi e in parte maori Bridget Reweti, Erena Baker, Sarah Hudson e Terri Te Tau. Il collettivo ha portato la tradizione maori delle stuoie takapau all’Arsenale. L’installazione, si legge nelle motivazioni del premio, "è sia una cosmologia che un rifugio e le sue impressionanti dimensioni sono una prodezza ingegneristica che è stata resa possibile solo dalla forza e dalla creatività del gruppo".

Le artiste, emozionate, hanno ringraziato il curatore Adriano Pedrosa "per aver fatto parlare tante voci queer e indigene in questa Biennale". Uno spazio, la possibilità di far sentire la propria melodia, questo è il fulcro della 60ª edizione della Biennale, sotto il segno della queerness, del femminismo, dell’inclusione. Edizione in cui, per la prima volta, viene consegnata una menzione speciale a una persona trans, l’argentina La Chola Poblete. "Spero di riuscire ad aprire altre porte in modo che altre persone come me – ha detto – possano conquistare spazi e liberarsi dalle etichette". L’arte è anche impegno, per questo una seconda menzione d’onore è andata alla 87enne palestinese Samia Halaby, instancabile pioniera dell’arte digitale. Infine, la menzione speciale per la partecipazione nazionale è andata alla Repubblica del Kosovo, per l’installazione di Doruntina Kastrati, legata al lavoro industriale femminilizzato e all’usura del corpo delle donne lavoratrici.

Le donne sono al centro anche dei Leoni alla carriera, consegnati ad Anna Maria Maiolino, nata in Calabria ed emigrata in Brasile, e alla turca Nil Yalter, pioniera del movimento femminista globale. Il Leone d’Oro per la miglior partecipazione nazionale è andato, invece, all’Australia, per il monumentale albero genealogico della First Nation disegnato con il gesso, un fragile archivio storico carico di lutto.

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