Domenica 6 Ottobre 2024
GIOVANNI SERAFINI
Magazine

Le “120 giornate“ dello scandalo. Ecco il rotolo maledetto di de Sade

Esposto per la prima volta al grande pubblico l’originale dell’opera scritta dal marchese in cella alla Bastiglia

Le “120 giornate“ dello scandalo. Ecco il rotolo maledetto di de Sade

Le “120 giornate“ dello scandalo. Ecco il rotolo maledetto di de Sade

Il rotolo è lì, in vetrina nella galleria Mazarin della Biblioteca Nazionale di Francia. Lungo 11 metri e 88 centimetri, è composto da 33 foglietti larghi 11,3 centimetri, incollati l’uno all’altro e coperti su entrambe i lati da una scrittura microscopica. Contiene il testo delle 120 giornate di Sodoma, scritto di nascosto nel 1785 da Donatien Alphonse de Sade nel carcere della Bastiglia. Accanto al rotolo c’è la riproduzione in bronzo del cranio di Sade, riesumato nel cimitero di Charenton pochi anni dopo la morte per riscontrare tracce fisiche di demenza e perversione. Sono i pezzi forti di una mostra parigina, Révolutions, che celebra la nuova vita della BNF dopo dodici anni di lavori: portati a termine l’anno scorso, sono costati 261 milioni di euro. "Troverete qui reperti eccezionali che testimoniano l’evoluzione delle mentalità, della scienza e delle arti: una grande finestra aperta sul mondo", commenta la direttrice della biblioteca, Laurence Engel.

Una copia del giornale L’ami du peuple macchiata del sangue di Marat (lo stava leggendo quando venne pugnalato nella vasca da bagno da Charlotte Corday). Lo spartito autografo della Nona sinfonia di Beethoven. Il manoscritto della Bête humaine di Émile Zola, accanto al Manifesto surrealista di André Breton e alla Anguria lirica del futurista Tullio Mazzotti, alias Tullio d’Albisola. Ma soprattutto ecco il famoso rotolo delle 120 giornate, esposto per la prima volta al pubblico dopo un’incredibile serie di peripezie. Galleria degli orrori, catalogo di perversioni (ne vengono descritte ben seicento) descritte in ogni dettaglio dallo scrittore maledetto che passò dietro le sbarre la maggior parte della vita, il libro venne riconosciuto nel ventesimo secolo non più come il frutto di una fantasia malata, ma come un‘opera rivoluzionaria che esaltando la trasgressione sanciva il trionfo della libertà creativa.

Sade aveva 45 anni quando scrisse quella prima opera clandestina, seguita più tardi da Justine o le disgrazie della virtù e da Juliette o le prosperità del vizio. Condannato per gravi crimini sessuali, era in carcere da anni, prima nel forte di Vincennes, poi alla Bastiglia. In prigione godeva di un trattamento privilegiato: si era fatto portare alcuni dei suoi mobili, poteva ordinare il pranzo alla fedele moglie Pélagie, passava la maggior parte del tempo a leggere (aveva seicento libri) e a scrivere. Sapeva che i suoi scritti sarebbero stati sequestrati e distrutti se qualcuno li avesse scoperti. Per questo decise di farne una copia e nasconderli. Iniziò a trascrivere il testo delle 120 giornate, di cui aveva concepito solo la prima parte, il 22 ottobre 1785. Lavorava tutte le sere a lume di candela, fra le 19 e le 22, quando le guardie non lo sorvegliavano. In 37 giorni il rotolo era terminato: nascosto in una fenditura nel muro della cella, vi rimase al sicuro per quasi quattro anni, invisibile.

Fu all’inizio del luglio 1789, quando le strade attorno alla Bastiglia videro i primi tumulti della rivoluzione, che Sade capì che qualcosa di grave stava accadendo a Parigi. Nella speranza di essere liberato prese un megafono e si mise ad aizzare la folla gridando che i carcerieri volevano sgozzarlo. Il risultato fu che il marchese di Launay, governatore della Bastiglia, nella notte fra il 3 e il 4 luglio, lo fece trasferire "nudo come un verme" nel manicomio di Charenton. Presa d’assalto il 14 luglio, la Bastiglia fu saccheggiata e demolita: tutti gli oggetti personali di Sade, compreso il famoso rotolo, scomparvero nel nulla. La povera Pélagie, che si era precipitata nella prigione per recuperarlo, dovette rientrare a mani vuote. Per lo scrittore fu un colpo durissimo: convinto che la sua opera fosse andata perduta per sempre, versò "lacrime di sangue per giorni e notti".

In realtà durante il saccheggio un sanculotto, tale Arnoux de Saint-Maxime, aveva visto il rotolo schiacciato fra due mattoni e se l’era portato via. Lo aveva poi venduto a un aristocratico, il marchese di Villeneuve-Trans, la cui famiglia lo conservò per tre generazioni. Alla fine dell’Ottocento il manoscritto venne venduto al dermatologo e psichiatra berlinese Iwan Bloch. Nel 1929 venne acquistato sottobanco dallo scrittore Maurice Heine per conto di Marie-Laure de Noailles, discendente di Sade per via di madre. Mezzo secolo più tardi, nel 1982, il rotolo fu prestato all’editore Jean Grouet, che intendeva studiarlo: peccato che invece di restituirlo lo vendette per 300mila franchi al bibliofilo svizzero Gérard Nordmann, specializzato in libri erotici. A loro volta il 3 aprile 2014 gli eredi di Nordmann lo cedettero – per 7 milioni di euro – a Gérard Lhérithier, il quale lo rivendette per 12,5 milioni di euro alla società francese Aristophil. Quest’ultima, posta in liquidazione giudiziaria nel 2015 per gravi infrazioni, perse ogni diritto.

Tutti i manoscritti e le opere d’arte che possedeva dovevano andare all’asta: ma due giorni prima della vendita, prevista il 20 dicembre 2017, la ministra della cultura Françoise Nyessen classificò le 120 giornate come "tesoro nazionale" e il rotolo venne ritirato. Divenuto proprietà dello Stato francese, venne affidato nel 2021 alla biblioteca dell’Arsenale, che fa parte della BNF. Oggi, dopo tante peripezie, quei foglietti scritti da Sade in prigione sono davanti a noi, testimonianza commovente del suo genio e della sua vita tormentata.