Giovedì 3 Ottobre 2024
GIUSEPPE DI MATTEO
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La mia Valentina simbolo femminile di forza e fragilità

Abbiamo imparato a conoscere la detective Valentina Redondo, nata dalla penna della scrittrice spagnola María Oruña, nel 2015, con ’El...

La mia Valentina simbolo femminile di forza e fragilità

La mia Valentina simbolo femminile di forza e fragilità

Abbiamo imparato a conoscere la detective Valentina Redondo, nata dalla penna della scrittrice spagnola María Oruña, nel 2015, con ’El puerto escondido’ (’Il porto segreto’), primo capitolo di una serie (per ora solo letteraria) che è già arrivata al sesto capitolo e che ha fruttato all’autrice, maestra del thriller e del poliziesco, un grande successo. Per la cronaca, in Italia è stato dato da poco alle stampe da Ponte alle Grazie ’Un lugar donde ir’ (’Un posto dove andare’, 547 pag., 19,80 euro), il secondo tassello della storia. E come spesso accade immergendosi nelle avventure di questo personaggio, che tra l’altro è caratterizzato da un curioso difetto fisico (i suoi occhi sono di colore diverso a causa di un trauma infantile), la storia, ma con la s maiuscola, è il filo rosso che le lega tutte. Ed è protagonista anche di ’Un posto dove andare’, ambientato – e anche questa non è una novità – in una Spagna, la Cantabria, lontana dai grandi circuiti turistici ma non meno affascinante.

Il caso stavolta è pure più intricato del solito: in un sito archeologico viene infatti ritrovato il cadavere di una donna vestita da principessa medievale che stringe tra le mani una moneta del Cinquecento. "Ho scelto la Cantabria per far capire che la Spagna non è solo corrida e folklore – spiega Oruña –; quella del nord è di origine celtica e differente anche dal punto di vista climatico. Non si balla il flamenco, si suona la gaita".

Ormai è celebre anche nello Stivale. Cosa pensa dei lettori italiani?

"Sono appassionati ed esigenti. Lo vedo anche dai messaggi che ricevo, soprattutto sui social. Molti si stupiscono del fatto che certi episodi storici che racconto siano reali. Per me la storia, quella con la s maiuscola, conta molto. E mi sforzo di rendere seducente ciò che a volte può sembrare lontano".

Nei suoi romanzi entrano in gioco anche aspetti che hanno a che vedere con l’etica e il sociale…

"Normalmente sì, c’è una critica sociale. E in particolare, una riflessione sulle motivazioni che le persone trovano per vivere".

Come ha disegnato Valentina Redondo?

"Non è ispirata a nessuno, è un ibrido. Ma direi che rispecchia una situazione, quella delle donne che si danno da fare per dimostrare che meritano il ruolo che ricoprono. Valentina è così: tenace, volitiva, anche se fragile. Ha bisogno degli altri, lavora in una squadra, anche se l’ultima parola spetta a lei. Ma soprattutto: Valentina è una di noi".

I giallisti italiani li legge?

"Mi piace Camilleri, mi ricorda Domingo Villar. Ma ho letto anche altro: Di Pietrantonio, Giordano e Ferrante. Li ritengo bravi e interessanti".

La serie televisiva del Porto segreto si farà?

"Non lo escludo. Al momento però c’è solo una casa di produzione che ha acquistato i diritti di prelazione per un’eventuale serie televisiva, ma solo sul primo romanzo (’Il porto segreto’, ndr). Tra l’altro vorrei anche aggiungere un particolare".

Prego.

"Non ho nulla contro le serie tv. Penso però che troppi scrittori lavorino pensando anzitutto alla trasposizione televisiva o cinematografica di un’opera letteraria, come se si stesse lavorando a una sceneggiatura. Due cose bellissime, ma diverse. La letteratura non è solo immagine: è musicalità, poesia, gusto per l’ambientazione. Anche i dialoghi sono diversi".

C’è qualcosa che non le chiedono mai?

"Difficile dirlo. Ma posso aggiungere che sono in ogni personaggio che immagino. E mi dispiace abbandonare i miei compagni di viaggio dopo l’ultima pagina".