Martedì 22 Aprile 2025
GIUSEPPE DI MATTEO
Magazine

Julia di Sandra Newman: una riscrittura femminista di 1984 di Orwell

Sandra Newman riscrive 1984 dal punto di vista di Julia, offrendo una prospettiva femminista e moderna sul classico di Orwell.

Sandra Newman riscrive 1984 dal punto di vista di Julia, offrendo una prospettiva femminista e moderna sul classico di Orwell.

Sandra Newman riscrive 1984 dal punto di vista di Julia, offrendo una prospettiva femminista e moderna sul classico di Orwell.

Non è il secondo capitolo di una storia né un divertissement. Julia di Sandra Newman, edito da Ponte alle Grazie (496 pag., 14,90 euro) è una riscrittura in chiave moderna e femminista di 1984, il capolavoro di Orwell che ha lasciato in eredità ai posteri la sua critica corrosiva dello stalinismo e, soprattutto, l’incubo del Grande Fratello, che nel regime socialista di stampo totalitario tratteggiato dallo scrittore inglese sorveglia ogni cosa e concepisce solo l’amore nei confronti del Partito. Newman ha riproposto quella storia indimenticabile dal punto di vista non di Winston, il protagonista di 1984, ma di Julia, la sua amante. "Mi piace pensare che in fondo la mia Julia sia la stessa di Orwell – spiega Newman -. Però nel suo caso mancava qualcosa".

Cosa mancava?

"Orwell descrive Julia molto bene, ma non spiega perché si comporta in un certo modo o fa certe scelte. Ne vien fuori un personaggio incompleto, che non è consapevole delle proprie azioni. Un difetto che si spiega andando a scavare nella vita dello scrittore. C’è un aneddoto su Orwell, raccontato da una sua amica, che ci rivela che per lui le donne non erano così importanti".

Sta dicendo che Orwell era maschilista?

"Diciamo misogino. Chi ha letto con attenzione le sue opere, e in particolare 1984, ha spesso notato questo aspetto".

Cosa l’ha spinta a confrontarsi con un classico come 1984?

"Mi è stato chiesto di riscriverlo dalla Fondazione Orwell e dai suoi eredi".

E perché hanno scelto proprio lei?

"Perché di Orwell sono un’esperta. Ho studiato le sue opere a fondo. E poi, scaduti i diritti del romanzo, non pochi scrittori ne avevano proposto una

riscrittura. Così la Fondazione ha scelto me".

Cosa ci dicono gli occhi e le parole della sua Julia?

"Ci dicono molto dell’animo femminile. Che Orwell non aveva raccontato. Il mio libro affronta invece questo aspetto in modo molto netto e preciso. E ha anche aiutato molte donne a leggersi dentro".

Cosa ci insegna un personaggio come Julia?

"Ci insegna che se vogliamo cambiare il regime in cui viviamo, dobbiamo cercare di aggirare certe regole e cercare di restare invisibili. In tal senso, Julia è una fonte di ispirazione".

Se Orwell potesse leggere il suo romanzo, cosa penserebbe?

"Ovviamente non lo so. Ma penso che accetterebbe un leale confronto, sarebbe incuriosito, avrebbe voglia di capire".

Il Grande Fratello descritto da Orwell e riscritto da lei è una minaccia reale? E come si può sconfiggere?

"Sì, lo è. Perché viviamo in una società iper-sorvegliata. Ci fidiamo dei nostri governi, pensiamo che possano gestire i nostri dati in modo corretto. In realtà dobbiamo mantenere gli occhi aperti ed essere cittadini attivi e consapevoli".

Dopo la pubblicazione di Julia il suo rapporto letterario con Orwell è cambiato?

"Direi di sì, anche perché un legame profondissimo con lui. Non dimentichiamo che Orwell scrisse 1984 mentre stava morendo. La sua storia mi ha toccata moltissimo. E anche per questo sento dentro di me il peso di una missione".