Mercoledì 24 Aprile 2024

La caparbietà di Camilla

Paola Buratto è la ‘new entry’ nell’agenzia della serie più televisiva ‘Call my agent’. L’attrice si racconta tra sogni e aspirazioni

Paola Buratto

Paola Buratto

Talento e passione. Due qualità che fanno di Paola Buratto una giovane attrice di successo. Oggi è in televisione con ’Call My Agent 2’, la seconda stagione della serie tv di Sky su segreti, manie, vizi e virtù dei protagonisti del mondo dello spettacolo italiano, dove interpreta Camilla, l’ultima arrivata nell’agenzia CMA, inesperta e un po’ ingenua ma curiosa e con tanta voglia di imparare.

Come si è avvicinata alla recitazione?

"Sono sempre stata attratta dalla recitazione, ma il primo incontro è stato al liceo, a Udine, grazie al gruppo teatrale della scuola. Vi ho fatto parte per cinque anni ma solo in terza ho iniziato a pensare che potesse diventare il mio lavoro e di farlo per la vita. Dopo il diploma mi iscritta all’Università, prima a Ca’ Foscari, poi, dopo un essermi presa anno sabbatico, a Padova dove mi sono laureata in Comunicazione. Finiti gli studi sono tornata alla recitazione che avevo lasciato durante l’Università e sono entrata all’Accadmia Gian Maria Volonté. Da lì è iniziato un altro percorso di vita".

Ma cosa significa per lei recitare?

"Quando ero al liceo, visto che eravamo un gruppo eterogeneo, era un modo per creare socialità, per stare assieme, per conoscerci e per abbattere la barriera dell’età e del genere. Poi però, quando in terza ho avuto la parte di Giulietta, mi è arrivata una responsabilità maggiore e ho sentito la necessità di capire cosa volevo trasmettere attraverso quest’arte".

E poi?

"La recitazione è diventata quindi uno dei mezzi principali con cui creare connessione umana, socialità e collettività. Ha un valore sociale, è un modo di comunicare e che permette all’uomo di farsi delle domande importanti".

C’è un personaggio a cui è più legata?

"Ogni personaggio mi ha dato qualcosa, sicuramente quello più che più ho amato è Marion de ’La morte di Danton’. In questo testo appare solo in una scena e fa un monologo lunghissimo a Danton, non so cosa mi è successo ma quando ho finito di recitarlo, ’vibravo’. Mi è piaciuto molto anche interpretare Irina delle ’Tre sorelle’ e Camilla di ’Call My Agent’. Ogni personaggio ti sta dicendo qualcosa e tu devi andare verso di lui, devi essere richiamato da quello che sta cercando di dirti e da quello che vuole raccontarti. Quello che ti lascia un personaggio però lo capisci alla fine, è un po’ un effetto boomerang, mentre lo vivi non ci pensi, poi quando ti stacchi capisci cosa ti ha lasciato e a me lasciano vibrazioni, lasciano vita".

Che Camilla vedremo in ’Call My Agent 2’?

"Camilla ha un po’ superato il passaggio iniziale dell’entrare in agenzia e sentirsi sperduta in un mondo completamente diverso da quello che aveva finora vissuto. È più sicura e cerca di imparare sempre di più perchè non si accontenta, vuole fare tante cose e vuole farle bene, infatti, Lea è quello che ambisce di diventare. Si rende conto della sua inesperienza ma ha una maggiore maturità e una ’fame’ più colpevole. Parallelamente, ci saranno risvolti interessanti nell’aspetto familiare della sua vita, perché non dimentichiamo che è arrivata a Roma nel tentativo di ricreare un contatto con il padre".

I suoi prossimi progetti?

"Purtroppo non posso ancora parlarne, ma di recente ho ripreso dei progetti teatrali con cui sono andata in scena: ’Villa Dolorosa’ con Fabrizio Arcuri, che è quello cui siamo usciti dall’Accademia, e ’Girasoli’, un nuovo lavoro con un regista della Gian Maria Volontè".

Il sogno (lavorativo) nel cassetto, invece?

"Tanti. Il vero sogno sarebbe alternare la vita degli spettacoli dal vivo e quella dell’audiovisivo, andare nei grandi teatri e fare dei grandi film. Questo sarebbe il davvero il massimo".

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