Domenica 5 Maggio 2024

Il “Cannone“ all’esame Sincrotrone: "Il violino di Paganini sta bene"

Il celebre violino "Il Cannone" di Paganini è stato sottoposto a un avanzato restauro presso l'Esrf di Grenoble, utilizzando tecnologie all'avanguardia come i raggi X 3D. I risultati confermano che lo strumento può ancora essere suonato, mantenendo intatta la sua magia e potenza sonora.

Il “Cannone“ all’esame Sincrotrone: "Il violino di Paganini sta bene"

Il “Cannone“ all’esame Sincrotrone: "Il violino di Paganini sta bene"

Fabrizio De André, un altro genovese – vissuto almeno quasi due secoli dopo – cantava: "Pensavo, è bello che dove finiscono le mie dita debba iniziare una chitarra". Niccolò Paganini (1782-1840) era un tutt’uno con il violino, tanto che quando suonava, non appoggiava nemmeno il mento sulla mentoniera (non la voleva proprio). Paganini aveva il suo violino prediletto, il “Cannone“, attorno al quale ruotano leggende. Il Cannone fu costruito a Cremona nel 1743 da Bartolomeo Giuseppe Antonio Guarneri, detto Del Gesù. Un violino dal suono divino e allo stesso tempo sinistro (per altri). Sta di fatto che quel violino, conservato a Genova (per volere di Paganini), va maneggiato con molta cura. Anche perché ancora viene suonato.

Non più tardi di una settimana fa si scopre che quel violino è in viaggio da Genova verso Grenoble. Destinazione l’Esrf che altro non è che l’istituto europeo del sincrotrone. Che cosa ci fa uno strumento musicale – il cui suono fu definito da Schubert "la voce di un angelo" mentre Liszt si limitò a sentenziare "insuperabile" – in uno dei più importanti laboratori di fisica al mondo? Semplicemente il restauro del “Cannone“, con relative crepe, è stato passato ai raggi X. Quella dell’Esrf (nella sede francese lavorano 600 persone e ogni anno arrivano seimila ricercatori da tutto il mondo) è la luce di sincrotrone più potente del mondo e, grazie alla sua nuova Sorgente Estremamente Brillante, dal 2020 fornisce prestazioni sperimentali almeno cento volte migliori rispetto al passato. Questa capacità, combinata con quelle della nuova linea di fascio BM18, ha una capacità senza precedenti di ricostruire un’immagine a raggi X 3D: cosa che è stata fatta per l’intero violino a livello della struttura cellulare del legno, riuscendo a puntare anche lo zoom localmente in qualsiasi punto, fino alla scala micrometrica.

Il risultato – come racconta Bruce Carlston, conservatore dello strumento con Alberto Giordano – non induce a preoccuparsi per il “Cannone“. "Il violino sta bene – dicono i due –. Le microfratture sono sotto controllo". Ieri sono stati presentati i risultati delle analisi condotte sullo strumento musicale.

Luigi Paolasini, scienziato dell’Esrf e responsabile del progetto, in passato (per diletto) si era occupato di costruire chitarre, ora da quasi vent’anni lavora nel centro di Grenoble. "Questo lavoro – dice – tra scienza, musica e storia apre nuove possibilità per lo studio della conservazione di antichi strumenti musicali di interesse culturale". Alla fine del check up su “Il Cannone“ il risultato è che questo violino – il più famoso al mondo – potrà ancora essere suonato. Saranno sufficienti per la sua salute dei controlli periodici. Ma la magia e la forza di quel suono – che lo fece ribattezzare appunto il “Cannone“ – resteranno. Si spera per sempre.

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