Domenica 1 Settembre 2024
NICOLA PALMA
Magazine

Don Carlo alla Scala, la solitudine del potere

L’opera di Verdi aprirà la stagione e dopo Macbeth e Boris Godunov chiuderà la trilogia voluta da Chailly. Senza Mattarella sul Palco reale

Il basso Michele Pertusi, che nel Don Carlo interpreta il re di Spagna Filippo

Il basso Michele Pertusi, che nel Don Carlo interpreta il re di Spagna Filippo

Milano, 29 novembre 2023 – Una grande torre di alabastro, inquadrata in un sistema di cancellate. Un gigantesco centro di gravità permanente, immerso in un’atmosfera sospesa tra ambiente ecclesiastico e secolare, attorno al quale ruoteranno tutte le scene della tragedia, momenti di intimità e isolamento ritagliati nei grandi spazi del palcoscenico. Il ‘Don Carlo’ di Giuseppe Verdi allestito dal regista Lluis Pasqual e dallo scenografo Daniel Bianco inaugurerà la stagione della Scala a Sant’Ambrogio, ultima tappa del percorso di riflessione sul potere che il direttore musicale del teatro Riccardo Chailly ha sviluppato tra 2021 e 2022 con Macbeth e Boris Godunov. Non ci saranno né il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ("Non poteva, ci sarà l’anno prossimo", ha annunciato ieri il sovrintendente Dominique Meyer), habitué del 7 dicembre milanese con indimenticata standing ovation due anni fa per spingerlo al secondo settennato al Colle, né la premier Giorgia Meloni; al loro posto in Palco reale siederanno il presidente del Senato Ignazio La Russa, il vicepremier Matteo Salvini, il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e i padroni di casa Giuseppe Sala, sindaco e presidente della Fondazione, e Attilio Fontana, governatore della Regione.

Il titolo, che debuttò l’11 marzo 1867 all’Opéra di Parigi, aprirà per la nona volta il cartellone di via Filodrammatici (l’ultima risale al 2008), nella versione che il compositore realizzò proprio per la Scala nel 1884. Nell’approccio a quella che ha definito "Bibbia verdiana", Chailly tornerà con la memoria alle edizioni dirette da Claudio Abbado nel 1968 e nel 1977: come nei due precedenti, si ascolterà l’introduzione al monologo di Filippo affidata alla fila dei violoncelli secondo partitura e non al violoncello solo come spesso avviene. "Un’opera ineseguibile senza sei grandissime voci, ha bisogno di una bravura straordinaria. Il cast è formidabile e ha un’importanza storica per questo teatro", riflette Chailly.

Ed eccoli allora i protagonisti, molti dei quali legati a doppio filo al Piermarini: Francesco Meli nel ruolo del titolo, la super star Anna Netrebko nei panni di Elisabetta di Valois, Michele Pertusi-Filippo II, Elīna Garanča-Principessa d’Eboli, Luca Salsi-Marchese di Posa e Ain Anger-Grande Inquisitore. "È un’opera romantica, soprattutto emozionante – la visione di Pasqual – Io ho cercato di vederla nel suo contesto storico, ma con gli occhi di oggi: vediamo i backstage di tutto, vediamo quello che c’è dietro. E dietro c’è una solitudine enorme, frutto di una grande tristezza, ma non perché la Spagna era triste, ma perché gli eventi raccontati sono tristi. E ho adottato una concezione registica concentrata nello svelare i meccanismi del potere".

E ancora: "Ci sono due cose attualissime nel Don Carlo: la prima è il tema del popolo oppresso, tema molto caro a Verdi. La seconda è il potere della religione. E queste cose le vediamo tutti i giorni in televisione: vediamo i fondamentalisti di ogni religione che portano avanti con violenza il loro credo perché sono sicuri di avere ragione". Il Don Carlo, in diretta alle 18 su Raiuno per la prima volta in 4K, sarà trasmesso in tutto il mondo. La Prima diffusa, ormai una tradizione del 7 dicembre, diffonderà le note dell’opera dall’Ottagono della Galleria Vittorio Emanuele al carcere di San Vittore, dagli auditorium di periferia al terminal 1 di Malpensa. "È una delle grandi opere del repertorio mondiale", la sintesi di Meyer. A inizio 2024, il Cda scioglierà le riserve sul suo futuro, a poco più di un anno dalla scadenza del mandato quinquennale. Lui punta deciso al bis: "Ho fatto un buon lavoro, speriamo bene". Sipario.