Martedì 30 Aprile 2024

Dal Vate al Vasco. Piove sulle tamerici e sulla vita spericolata. Poesia è un’emozione rock

Rossi celebrato da Giordano Bruno Guerri al Vittoriale, tra il delirio dei fan "Non sono abituato a ricevere premi per la cultura: sono solo un cantautore".

Dal Vate al Vasco. Piove sulle tamerici e sulla vita spericolata. Poesia è un’emozione rock

Dal Vate al Vasco. Piove sulle tamerici e sulla vita spericolata. Poesia è un’emozione rock

È finita con il coro collettivo del nome di Ermione, guidato da Vasco Rossi, la cerimonia di consegna del XV premio Vittoriale, consegnato ieri al rocker a Gardone Riviera dal presidente della Fondazione Giordano Bruno Guerri. Uno show, e non poteva essere altrimenti, quello che è andato in scena nell’anfiteatro della Casa di D’Annunzio, dove è stato conferito il riconoscimento "al komandante che per il suo viaggio nella vita e nella musica ha inventato la definizione di “supervissuto“, ha costruito un genere, quello del rock italiano, adattando metrica, linguaggio e temi e rompendo ogni schema, ha sempre avuto il coraggio di osare e sfidare il tempo restando fedele a se stesso. Un ribelle gentile capace di mantenere intatta la passione, di incantare generazioni, specchiarsi nelle proprie ombre e tornare alla luce usando la bussola dell’audacia".

Perché la Fondazione ha deciso di assegnare a Vasco Rossi il premio che è stato consegnato, in passato, a Ermanno Olmi, Umberto Veronesi, Paolo Conte, Samanta Cristoferetti? "Ha fatto della sua vita un’opera d’arte", ammette Guerri. E il parallelo con il Nobel per la letteratura a Bob Dylan viene quasi naturale. "Tu sei un poeta", lo accoglie Guerri. Il Blasco sembra non esser proprio d’accordo. "Poeta lasciamolo a D’Annunzio – si schermisce – io sono uno che scrive parole con la musica. Non sono abituato a ricevere riconoscimenti per la cultura, io sono solo un cantautore, cantante di musica rock. D’Annunzio era un comandante vero io sono comandante con la k. Komandante: fu un’amica bolognese a darmi quel nome, un po’ per scherzo ma non ho mai comandato niente, faccio fatica anche a comandare me stesso".

Raccontando di come nascono le canzoni, Rossi spiega che tutto parte da un verso. "Intanto devo essere in una dimensione senza tempo, dove non ci sono orari. Prendo la chitarra, escono delle armonie e cerco di dare parole alle emozioni con i suoni. Descrivo una sensazione usando l’irrazionalità, la parte inconscia, e non so mai che canzone uscirà. A volte mi vengono frasi senza senso, quindi lascio perdere, ma bisogna lasciar uscire anche quelle. Poi arriva una frase come “ho guardato dentro una bugia“ e vado avanti". Per Guerri non ci sono dubbi: è poesia. "Sei fresca come l’aria ad esempio – incalza – non l’avevo mai sentita. Questa è l’invenzione poetica: usare parole comuni per fare una cosa non comune". Rossi coglie l’assist. "Era il racconto di una ragazzina che vedevo scendere da un pullman, poi quando l’ho conosciuta non era neanche proprio così".

Non è sempre stato facile essere Vasco Rossi. "Le canzoni che scrivo io sono anche provocazione. Ho sempre amato la musica da piccolo, ho imparato il concetto di poesia dai cantautori. A scuola non l’avevo compreso proprio bene, le poesie erano qualcosa da imparare a memoria, la donzelletta vien dalla campagna non mi ha mai convinto, mi è sempre sembrata poco attuale". La canzone, soprattutto quella d’autore, invece, apre orizzonti diversi. "Unisce musica e parole, è una forma d’arte che può emozionare, coinvolgere talmente tanto le persone – dice Vasco Rossi – che ho avuto emozioni fortissime ascoltando i cantautori. Diventa bella anche la melanconia. La magia sta nel poter comunicare così, direttamente, da cuore a cuore". Il pubblico è d’accordo e parte il coro. "Sapevo che sarebbe stato facile – ironizza Guerri – metà dell’intervista la passiamo così".

E c’è anche spazio per raccontare le emozioni forti dei concerti dal vivo, del contatto diretto col pubblico. "Io sono uno del pubblico – sottolinea il cantante – e quando in 50mila si prova tutti la stessa cosa, quello è il grande miracolo delle emozioni". Perché alla fine, dice Vasco, siamo tutti uguali. "Il pubblico si riconosce dentro le emozioni che racconto e mi dice che leggo loro dentro. In realtà, io leggo dentro di me, e dentro tutti abbiamo le stesse difficoltà, le stesse sofferenze. È tutto qui".

Presto ripartirà in tour: "La scaletta dei concerti di quest’anno “sarà diversa” – assicura – da quella dell’anno scorso: sarà più sul sociale, un po’ più incazzata, un po’ più dura, perché questo è un periodo veramente complicato, molto difficile e siamo tutti chiaramente preoccupati. Speriamo che vada bene, e come diceva Helenio Herrera sperem de no, cioè speriamo che non succeda quello che sta per succedere".

Al Vittoriale il sipario sta per calare, ma prima della consegna del premio (realizzato da Paladino), non si può non chiedere a Vasco di leggere una delle poesie più amate di D’Annunzio. E così, anche La pioggia nel pineto diventa rock, con il Blasco che indugia su alcune parole (aulenti, lo ha promesso, la inserirà in una delle sue canzoni) e guida il pubblico nell’invocazione di Ermione. "Nessuna modestia, sei un poeta", conferma Guerri.

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