Domenica 13 Ottobre 2024
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CCCP a Berlino, il grande ritorno. Serata memorabile: poi i fischi per Andrea Scanzi

Due ore di una performance dura e pura. Sala stipata dagli appassionati della band non giovanissimi, molti arrivati direttamente dal nostro Paese

Berlino, 25 febbraio 2024 - Ri-live in Pankow. Tre sold out consecutivi per i Cccp tornati a Berlino a quarant'anni dal primo incontro tra Ferretti e Zamboni e da quei due primi concerti in questa città, il 25 novembre dell'83 al KuKuCk, di fronte al Checkpoint Charlie, e il 26 quando la conquista dello Spectrum sancì l'autentico inizio della loro carriera.

I Cccp in concerto a Berlino
I Cccp in concerto a Berlino

Chiusa da pochissimo la mostra superstar di Reggio Emilia, sabato 24 febbraio i Cccp di oggi - Giovanni Lindo, 70 anni, Massimo 67, con Annarella e Fatur – hanno tenuto il primo dei loro tre spettacoli in programma in città, nel club di "culto" Astrakulturhaus, ex Berlino est, dinnanzi a circa 1.500 persone; altre tremila sono attese tra oggi e domani, a fronte di una richiesta che arrivata a quota 12.000 fan motiva da sola la scelta d'intraprendere il tour annunciato per quest'estate in tutta Italia.

Sala stipata perlopiù dagli appassionati della band non giovanissimi, molti arrivati direttamente dal nostro Paese. Serata memorabile, tutta punk e commozione: ad aprirla Massimo Zamboni che dà il suo benvenuto, in tedesco: "Astra Kulturhaus a Friedrichshain, postazione esterna della Berlino imperiale, ci troviamo nel cuore della Germania dell'Est dismantellata. Non c'è nessun luogo migliore per restituire a questa città quello che ci ha dato: lezioni di vita e una manciata di canzoni nate nelle cantine di case occupate, nell'oscurità delle strade, nelle scritte sui muri, nelle rughe dei volti.

Cccp nella Dddr - dove la "d" in più sta per "Dismantled" -, punk filosovietico e musica emiliana melodica. Grazie a Berlino e grazie a voi tutti che siete qui". Altre parole, sempre in apertura, e stavolta in italiano, da Ferretti: "Cantavamo "Kebab traume in der Mauer Standt", non mangio kebab da decenni e non sogno o non ricordo, il mio è un sonno da sfinimento. Smantellato il Muro, l' oltrecortina, il dopoguerra la città intorno è una città del nord come le altre. Cantavamo "Wir sind die Turken for morgen, roba da forza lavoro a basso costo ma sepolto Ataurk è la Sublime Porta lo skyline d'Istanbul, mica roba nostra. Nella mia Berlino il Reichstag è un palazzotto vetusto fuori mano in fondo al parco e sul parco davanti al tramonto pascola un branco di cervi. Dietro c'è il Muro e una torretta per guardare oltre. Sic transeat gloria mundi, passami quella canna". Poi si parte "Depressione caspica" e si procede con "Battagliero", "Stati di agitazione", "Libera me Domine", "Tu menti", "Curami".

Lo spettacolo è abbacinante, la vera grande novità dei Cccp quarant'anni dopo è la perfezione: la perfezione della potenza dell'idea artistica che li ha sempre contraddistinti che si unisce a quella della potenza musicale raggiunta, anche grazie all'ampliamento strumentale della band, cui si sono aggiunti dallo show di Reggio Emilia in poi, Ezio Bonicelli con il suo violino, la chitarra di Simone Filippi, il basso di Luca Rossi e le percussioni di Simone Beneventi e Gabriele Genta.

Scorrono oltre due ore di una performance dura e pura, da vecchio club punkettone, con la scena dominata dal carisma della poetica di Giovanni e della chitarra di Zamboni, dalla fisicità altera di Annarella e da quella da "cabaret lurido" di un Fatur in autentico stato di grazia. Si va avanti con "Punk Islam", "Radio Kabul", "Spara Jurij" introdotta da "Bang Bang", fino alla sorporesa di "Kebab Traume" intonata da Zamboni e fino ad "Annarella" e "Amandoti" cantate da tutto il pubblico, un solo coro, un solo cuore.

Unico momento stonato - o fors'anche, volendo: ultrapunk - l'arrivo di Andrea Scanzi sul palco accolto da bordate di fischi che hanno letteralmente sommerso il suo monologo, introduttivo a "Emilia Paranoica". Nelle due repliche di Reggio Emilia il suo racconto della nascita della canzone, col sottofondo musicale in crescendo, era stato applaudito. Qui, decisamente no: osteggiato al punto che Ferretti ha replicato al pubblico: "Quanto odio, lui è qui proprio perché vi sta sui coglioni. Noi portiamo il disordine, non sono come tu mi vuoi".