"Dobbiamo batterci per avere strutture di supporto alle famiglie con figli piccoli". A dirlo è Caterina Balivo (44 anni), mamma lavoratrice con una carriera televisiva che l’ha vista crescere e maturare nel corso degli anni, affermandosi come una delle conduttrici più amate dal pubblico. Da oggi Balivo torna con la seconda edizione di La volta buona, il programma di infotainment pomeridiano, in onda dal lunedì al venerdì (dalle 14 alle 16) su Raiuno.
Caterina vale la regola: format vincente non si cambia?
"Sì, lo spirito è quello della leggerezza e dell’intrattenimento ma non mancherà uno sguardo all’attualità e al costume, tanto che nella prima parte, La volta magazine, rivedremo e approfondiremo i fatti del giorno con vari contributi. Tornerà l’intervista principale all’ospite del giorno ma con una nuova formula, ci sarà poi un nuovo gioco telefonico dove il pubblico da casa dovrà indovinare a chi appartiene lo smartphone di un personaggio vip. E ovviamente spazio alle storie delle persone comuni, che racconteranno la loro “volta buona“".
Lei da telespettatrice cosa guarda in tv?
"Molta informazione. Con i figli (Guido Alberto e Cora, ndr) guardiamo i giochi e i quiz del preserale come Affari tuoi. Qualche bel film, l’altro giorno per esempio abbiamo rivisto Ma cosa ci dice il cervello con Paola Cortellesi. Le serie tv? No, preferisco un buon libro".
Come riesce a conciliare gli impegni professionali con la famiglia?
"Come tutte le mamme lavoratrici di questo Paese: nervi saldi e tanta organizzazione. Porto i figli a scuola, faccio la spesa e poi inizio a lavorare. Come tutte le donne sono multitasking, altrimenti non riuscirei a fare tutto. I nonni? L’affidamento sistematico ai nonni non è una soluzione, anche loro magari si vogliono godere la pensione, altre volte non stanno vicini ai nipoti. Le mamme lavoratrici hanno bisogno di essere supportate, specialmente quando i bimbi sono piccoli, nella fascia d’età infanzia-elementari. In Italia ci sono ancora tanti papà che pensano solo al lavoro, sono pochi quelli “illuminati“ che aiutano in casa, ma credo che la mentalità stia cambiando, oggi siamo in un periodo “ibrido“, magari tra una decina d’anni le cose saranno diverse".
Sulle questioni femminili lei è sempre molto impegnata...
"Sì, bisognerebbe esserlo tutte".
Da sabato sulle testate del QN (il Resto del Carlino, La Nazione, Il Giorno) partirà la sua nuova rubrica “La Posta di Cate“. Di cosa si tratta?
"Sono felicissima di questa novità e ringrazio per l’opportunità. Sarà un appuntamento con i lettori e le lettrici dove esploreremo il mondo femminile, mi piace confrontarmi su questi temi. Per esempio si parlerà di maternità: io ho due bimbi ma ci sono tante donne che non ne hanno, per scelta. Credo che ognuna di noi affronti la maternità in modo diverso: condividere le idee è un arricchimento per tutte".
Una rubrica dai risvolti anche sociali...
"Sì anche perché il mio compenso sarà interamente devoluto alla Fondazione Imation Onlus, che si occupa di bambini con fibrosi cistica: la Fondazione sostiene la ricerca e aiuta le famiglie che si trovano in condizioni economiche disagiate offrendo gratuitamente soggiorni climatici e iscrizioni a corsi sportivi dando la possibilità ai bimbi di migliorare il proprio benessere (www.fondazioneimationonlus.org)".
Il suo impegno nel sociale certe volte è stato criticato sui social...
"La beneficenza si fa ma non si dice, è un po’ la mia filosofia di base. Però è anche vero che se un personaggio pubblico mostra il suo impegno verso gli altri crea una catena. Quando sono stata alla mensa dell’Opera di San Francesco, per esempio, qualche leone da tastiera si è scatenato, ma i Frati Minori Cappuccini di Milano mi hanno detto che grazie alla mia testimonianza sono arrivati tanti aiuti. E questo cancella tutte le critiche social, che poi lasciano il tempo che trovano".
Quale è quindi il suo rapporto con i social?
"Direi buono. Negli ultimi tempi è cambiato il mio approccio: prima raccontavo molto più di me e della mia sfera privata. Adesso preferisco mostrare meno e comunicare di più. Sarebbe fuori luogo un mio balletto su TikTok. E lo dice una che ha iniziato la carriera con Miss Italia".
A proposito del concorso di bellezza, lei ha partecipato nel 1999 arrivando terza. Come è cambiata la manifestazione in questi anni?
"È un concorso serissimo che racconta uno spaccato del nostro Paese. Prima era una vetrina importante, non c’erano i social e neppure i talent. Se volevi entrare nel mondo dello spettacolo, Miss Italia era una grande opportunità. Oggi forse è più una nota di colore e tradizione".
Se sua figlia, tra qualche anno, volesse parteciparvi?
"Le direi come mi disse mia mamma: “se arrivi in finale fammi sapere così vengo a vederti“".