Domenica 6 Ottobre 2024

Addio Corman, re dei “B-movies“

Roger Corman, leggenda di Hollywood, maestro del cinema low budget, ha influenzato generazioni di attori e registi. La sua carriera straordinaria è stata celebrata con premi e riconoscimenti internazionali.

Addio Corman, re dei “B-movies“

Addio Corman, re dei “B-movies“

Sapeva fare miracoli. Moltiplicava i pani e i pesci: riusciva a fare un film in due giorni, a trasformare pochi dollari in un successo. Ed era generoso. Tanti miti di Hollywood gli devono tutto, hanno messo piede su un set grazie a lui. "Tutti gli innamorati del cinema sul pianeta Terra gli devono dire grazie", ha detto Quentin Tarantino, quando si è diffusa la notizia della sua morte. Roger Corman, scomparso giovedì a 98 anni nella sua casa di Santa Monica, in California, era una leggenda. La stella polare di tutti quelli che hanno sognato di fare cinema, magari senza soldi, con una scenografia di cartone. Ha insegnato a tutti l’arte preziosa del cinema low budget, dei “B movies“. Quei film che, negli anni ’60, portavano la gente nelle sale cinematografiche e nei drive-in. "Come voglio essere ricordato? Ero un regista: solo questo" ha detto. Un regista, sì. Ma anche un padre, per attori e registi che avrebbero segnato la storia di Hollywood. Da Robert De Niro a Jack Nicholson, da Martin Scorsese a Francis Ford Coppola, da Peter Fonda a Jonathan Demme.

La sua vita ha molto di romanzesco. Nasce a Detroit nel 1926; si laurea in ingegneria, studia letteratura a Oxford, poi a Parigi. Ma quando torna è un disoccupato, trova un misero lavoro da fattorino alla 20th Century Fox. Non si arrende: nel 1954 riesce a vendere una sceneggiatura, sono i primi dollari. È l’inizio di un lavoro senza fine. Dalla metà degli anni Cinquanta dirige western, horror, film di fantascienza. Film girati in pochi giorni, con poche migliaia di dollari. Ma funzionano. Film che diventano mitici: I vivi e i morti, La tomba di Ligeia, La maschera della morte rossa, Il pozzo e il pendolo, La piccola bottega degli orrori. Fa rinascere le carriere di vecchi attori come Vincent Price e Boris Karloff, fa sbocciare quelle di giovani registi che crescono nella sua bottega, come Joe Dante, Peter Bogdanovich e Jonathan Demme. Un ragazzo di talento inizia con lui come attore: si chiama Jack Nicholson. Quando fa esordire il giovane Ron Howard, gli dice: "Ragazzo, se fai un buon lavoro, non dovrai più lavorare con me". Li lasciava spiccare il volo, proprio lui che aveva fatto crescere loro le ali.

Nel 1970 realizza un sogno infantile, folle, romantico: per il film Il barone rosso, pilota lui stesso il biplano d’epoca nelle scene acrobatiche. Poi si dedica a produrre, e a distribuire film d’autore, e porta al pubblico americano i capolavori di Bergman, Fellini, Kurosawa, Truffaut e Herzog. Nel 1990 pubblica la sua autobiografia, il cui titolo suona Come fare 200 film a Hollywood senza perdere un centesimo. Si concede il piacere di apparire, in brevi cameo, nei film dei suoi amici più giovani: in Philadelphia di Jonathan Demme e Apollo 13 di Ron Howard. Poi è tempo di celebrazioni: nel 1998 riceve il primo premio di Cannes per un produttore, e nel 2009 l’Oscar che suggella una splendida, leggendaria carriera.

Giovanni Bogani