Venerdì 26 Luglio 2024
CLAUDIA CANGEMI
Magazine

A chi interessa la poesia? Chiude il museo

Nato nel 2014, unico in Europa, il “Piccolo“ di Piacenza custodisce poemi antichi e contemporanei. Ma sconta l’incertezza sui finanziamenti

A chi interessa la poesia? Chiude il museo

A chi interessa la poesia? Chiude il museo

"Un patrimonio unico al mondo di cultura rischia di andare perduto, chiedo alle istituzioni ma anche a privati e sponsor lungimiranti di aiutarmi a salvare il Piccolo Museo della Poesia". È l’accorato appello di Massimo Silvotti, poeta, artista e saggista e direttore generale del museo, che nel 2014 si lanciò in un’avventura mai tentata: creare appunto un museo che fosse in grado di conservare le opere grandi e piccole e sostenere gli autori contemporanei di una delle arti più trascurate di questo nostro Paese, che pure ha dato i natali alle voci più geniali, da Virgilio a Dante a Leopardi, Ungaretti, Montale e tanti altri. Non per niente dell’Italia si dice proprio che sia terra di poeti, oltre che santi e navigatori...

"Ho dato l’anima e buona parte del mio patrimonio personale a questa impresa, ricavandone grandi soddisfazioni, ma non sono più in grado di sostenerla. Per questo dall’1 gennaio il museo è chiuso, e, se non troverò una fonte di finanziamento stabile, non riaprirà mai più".

Ma facciamo un passo indietro e parliamo un po’ più approfonditamente della storia del museo.

"Il Piccolo Museo della Poesia, una realtà museale unica al mondo (il Ministero della Cultura ne ha certificato formalmente l’unicità a livello europeo), è nato nel 2014 e dal 5 settembre 2020 ha sede nella chiesa sconsacrata di San Cristoforo a Piacenza, un capolavoro del barocco inaugurato nel 1690 e affrescato da Ferdinando Galli Bibiena. È recensito da Istat a partire dal 2016, ed è membro permanente di “Retemusei Piacenza”. Ha anche fondato la Biennale Italiana di Poesia fra le Arti che ha visto realizzarsi la prima edizione proprio nel 2023 e che ha coinvolto, oltre a Piacenza (capofila), altre 5 città italiane (Alessandria, Tortona, Cremona, Parma e Bologna)".

Ci parli della collezione.

"Focus della collezione museale è la poesia contemporanea mondiale e il ‘900 italiano. Ma non mancano incursioni in altri periodi nel ‘700 e ‘800 in particolare (Leopardi, Manzoni… ). Complessivamente la collezione è costituita da poesie inedite e autografe, lettere, libri, antologie, riviste letterarie, manifesti letterari, opere di poesie visiva, quadri e sculture relativi ad autori o poesie e oggetti di grande suggestione poetica. La maggior parte dei libri di poesia è autografata dai poeti stessi e sovente si tratta di prime edizioni o edizioni speciali. Circa le riviste letterarie del Novecento italiano il museo possiede una collezione davvero ricca e discorso analogo può essere fatto riguardo le antologie del Novecento. Ragionamento a parte riguarda il filone della poesia contemporanea mondiale che può vantare diverse centinaia di poesie inedite, autografe e scritte a mano, di alcuni tra i più noti maestri italiani e stranieri".

Ma non si tratta solo di una raccolta di documenti...

"Esatto. Al fianco di un’attività museale consueta, il Piccolo Museo della Poesia si è caratterizzato per l’ideazione e realizzazione di performance, mostre, convegni, concerti, anche itineranti (Milano, Firenze, Ravenna), che hanno visto il coinvolgimento di centinaia e centinaia di poeti, artisti, musicisti da molte regioni italiane e numerosi paesi nel mondo. Molto importante è la contaminazione tra letterarura, arti figurative e musica. Importanti anche le collaborazioni con le più importanti accademie e conservatori italiani".

Perché il Museo è stato costretto a chiudere?

"Sebbene il Museo sia diretto e supportato da un gruppo di persone di grande cultura che prestano la propria attività senza alcun compenso, sono arrivato alla triste constatazione che non è possibile proseguire nel nostro impegno senza la garanzia di un’entrata stabile, che ci consenta almeno di pagare le utenze e rimborsare le spese ad artisti che ci onorano della loro presenza e lavorano con noi. In questi anni abbiamo ricevuto contributi, anche significativi, che tuttavia sono progressivamente diminuiti e comunque rimangono incerti di anno in anno, fino a renderci impossibilitati a proseguire l’attività. Un’attività museale ha necessità di programmarsi perlomeno nel medio periodo".

Una resa?

"No, e per questo ci impegniamo ad accogliere e valutare attentamente qualsivoglia ipotesi concreta dalla comunità piacentina e da ogni altro soggetto pubblico o privato, locale o nazionale, sinceramente interessato a scongiurare la chiusura definitiva del museo. In particolare il Museo è disponibile a concorrere alla creazione di una fondazione di partecipazione, mettendo a disposizione l’intero patrimonio della collezione museale, in parte di mia proprietà e in parte nella disponibilità dell’associazione che oggi presiede giuridicamente l’attività dell’ente. Il Museo è disponibile inoltre a essere privatizzato, nelle forme e nei modi che eventualmente venissero proposti, e a offrire il proprio nome e marchio a uno sponsor locale o nazionale".