Venerdì 26 Aprile 2024

Ucraina, si spacca la Chiesa ortodossa russa. "Guerra fratricida"

Cresce il pressing della base sul patriarca Kirill, perché prenda le distanze da Putin. Ma un'eventuale vittoria del Cremlino su Kiev spianerebbe la strada all'espansionismo religioso del patriarcato.

Il 75enne Kirill, patriarca di Mosca

Il 75enne Kirill, patriarca di Mosca

Mosca, 3 marzo 2022 - Prime crepe nella Chiesa ortodossa russalegata a doppio filo al Cremlino che una settimana fa ha scatenato l'invasione dell’Ucraina. La decisione dello zar Putin di muovere l’assalto non ha finora incontrato la resistenza del patriarca di Mosca, Kirill – primate di una comunità cristiana autocefala che conta oltre 150 milioni di fedeli in tutto il mondo –, ma, col passare delle ore e l’aumentare delle vittime su entrambi i fronti, agita (e non poco) la base dell’ortodossia. Il pressing sul patriarca si fa sempre più intenso, affinché alzi la voce a favore della pace tra due popoli fratelli. Anche sul piano religioso, se è vero che in origine, sino all'occupazione mongola a cavallo tra il XIII e il XV secolo, il patriarcato ortodosso russo aveva sede a Kiev, non a Mosca.

A smuovere le acque sono stati per primi 236 chierici, fra sacerdoti e diaconi, della Chiesa ortodossa russa che, in una lettera, definiscono la guerra in Ucraina "fratricida" e chiedono un immediato cessate il fuoco. "Piangiamo il calvario a cui i nostri fratelli e sorelle in Ucraina sono stati immeritatamente sottoposti", si legge nel documento sottoscritto anche da un monaco italiano in servizio a Mosca, padre Giovanni Guaita. "Nessuna autorità terrena, nessun medico, nessuna guardia ci proteggerà dal giudizio universale – continua la missiva rilanciata in Italia dal portale della Santa Sede, 'Vatican News' –. Preoccupati per la salvezza di ogni persona che si considera un figlio della Chiesa ortodossa russa, non vogliamo che arrivi a questo giudizio, portando il pesante fardello delle maledizioni materne".

La lettera al momento non riporta la firme di metropoliti, le autorità di vertice della gerarchia ortodossa. Queste restano, almeno in pubblico, sulla linea di Kirill che ha preferito non andare oltre appelli generici per la salvaguardia dell'incolumità dei civili. È la conferma (quasi ce ne fosse bisogno) che la Chiesa ortodossa russa resta d'ispirazione costantiniana: una Chiesa di Stato. Che, in seguito al conflitto in Ucraina, potrebbe finire persino per espandere la sua autorità spirituale. A danno dei cosiddetti uniati, i cristiani ucraini di rito orientale fedeli al Papa. Oltre cinque milioni di credenti che, se cadesse Kiev, vedrebbero fortemente a rischio la loro indipendenza da Mosca sul piano spirituale. Si potrebbe così realizzare uno degli obiettivi chiave del Pseudo sinodo di Leopoli (1946): la liquidazione proprio della Chiesa greco cattolica ucraina.

Ovviamente Kirill nulla dice e nulla fa a riguardo. Il prezzo da pagare sarebbe molto alto a livello ecumenico. A partire dall'inasprimento dei rapporti con la Santa Sede. Dopo lo storico incontro a Cuba di quattro anni fa, il Papa e il patriarca si sarebbero dovuti incontrare nei prossimi mesi. Ora tutto torna in ballo, anche perché il fronte interno ortodosso si complica e non poco.

Nella stessa Ucraina la comunità ortodossa, che ha deciso di restare fedele a Mosca (dopo lo scisma del 2018 dal quale è scaturita la Chiesa autocefala ucraina), è andata in pressing su Kirill: "Santità! Vi chiediamo di dire una parola da Primo nella gerarchia sulla cessazione del sangue versato in scontri fratricidi sul suolo ucraino. Chieda alla leadership della Federazione russa di fermare immediatamente le ostilità".  Kirill risponderà all’appello? Difficile. Più probabile che resti sotto l’ombrello (sicuro). del Cremlino. Come una Chiesa di Stato che si rispetti.