
La Torre Eiffel a Parigi (Ansa)
Parigi, 28 novembre 2018 - Bello non è di sicuro. Cosa ci stava a fare quel pezzo metallico di scala davanti all’ingresso di Artcurial, la casa d’aste parigina all’angolo fra avenue Montaigne e gli Champs-Elysées? I passanti si fermavano, interdetti. A chi sarà mai venuto in mente – si chiedevano – di abbandonare in uno dei quartieri più eleganti di Parigi quella massa di ferro e bulloni verniciata in grigio, alta 4,3 metri, composta da 24 gradini che salgono in forma elicoidale verso il nulla? Sembrava un relitto proveniente da una nave, o da una fabbrica dismessa, o da un ponte autostradale. Nessuno avrebbe potuto indovinare che si trattasse di un pezzo autentico della Tour Eiffel, reperto emblematico della capitale francese. È andato all’asta al prezzo di partenza di 40mila euro. È stato aggiudicato per un valore quattro volte superiore: 169mila euro. Il troncone, ribattezzato "il moncherino della Dame de Fer", faceva parte delle scale che collegavano il secondo e il terzo piano della Torre, eretta in tempi record dall’ingegner Eiffel per l’Esposizione Universale del 1889 che celebrava la Rivoluzione francese. Novantaquattro anni più tardi anche la scala finì sotto la ghigliottina: venne smembrata e tagliata in 24 pezzi. Alcuni sono esposti in musei nel mondo. Altri sono stati venduti a peso d’oro. Quello affidato ai commissari di Artcurial proveniva da una collezione privata canadese. Chissà come ci sarebbero rimasti oggi gli artisti che protestarono contro il "diabolico progetto" che avrebbe deturpato la città. "Questo mostro di ferro è una profanazione! Si sta vendendo agli industriali l’onore della Francia!», tuonarono dalla prima pagina del quotidiano Le Temps 47 intellettuali fra cui Emile Zola, Alexandre Dumas e Guy de Maupassant. Quest’ultimo, ossessionato dalla Torre, «scheletro enorme e disgraziato", decise addirittura di abbandonare la Francia: "Non la sopporto più, la vedo dappertutto, esposta in tutte le vetrine, questa carcassa metallica è diventata per me un incubo, una tortura". Oggi la Tour Eiffel, vetrina di Parigi e simbolo della Francia, attira 7 milioni di turisti l’anno, accoglie i Grandi del mondo nel suo ristorante, genera una cifra d’affari annuale di 70 milioni di euro e dà da vivere a 350 famiglie. La sua immagine vale una fortuna: 434 miliardi di euro, contro i 91 del Colosseo, i 70 della Torre di Londra, i 22 dell’Empire State Building. Davvero gli intellettuali di fine Ottocento non avevano capito niente... Qualche scroccone sì, invece: come quel Victor Lustig, sbarcato a Parigi dalla Boemia, che nel 1920 si finse funzionario governativo e mise in vendita la Torre facendo cadere nella rete uno dei maggiori commercianti di ferraglie, André Poisson. Un predestinato, visto il nome.