Roberto
Giardina
Salta la diga sul Dnipro per fermare il nemico, come fecero i sovietici nell’ultima guerra contro i nazisti, e due anni dopo i tedeschi contro i russi. In Ucraina si combatte con la tecnologia del XXI secolo, basta un drone da 20mila euro per annientare un Leopard, il miglior panzer al mondo da 12 milioni. E i droni come in un videogioco sono guidati da piloti lontani a volte migliaia di chilometri guidati dalle immagini riprese dai satelliti. Eppure il conflitto si decide a terra come in passato, si combatte casa per casa, uomo contro uomo, a Bakhmut come a Berlino nel ’45, e gli eserciti si fermano divisi dai fiumi.
Il 14 settembre 1812, i russi diedero alle fiamme Mosca, e Napoleone assisté al rogo della città che stava per conquistare. Esattamente 79 anni fa, il 6 giugno del ’44, i nazisti allagarono le pianure in Normandia per fermare gli alleati sbarcati da poche ore. I mezzi corazzati rimangono impantani nel fango, ma si guadagna poco tempo.
Il 18 agosto del ’41, furono i russi per ordine di Stalin a far saltare la diga sul Dnipro, l’impianto idroelettrico più grande d´Europa. La XIV divisione corazzata nazista era ormai a 70 chilometri. Il bacino conteneva 850 milioni di metri cubi d’acqua, alle 20.15 furono impiegate venti tonnellate di esplosivo che aprirono una falla lunga 175 metri e alta 21 si precipitò un’ondata immane. Il numero dei morti non è mai stato accertato, poche centinaia o 120mila. Ma i reparti russi stazionati a valle non ebbero vittime. E le truppe tedesche erano ancora lontane, ma l’avanzata fu rallentata. I nazisti giunsero alla diga il 4 ottobre e iniziarono subito la ricostruzione. Due anni dopo, cominciò la ritirata e fu Hitler a dar l’ordine di distruggere a cannonate la diga per la seconda volta. La ricostruzione iniziò negli anni Cinquanta. L’impianto era vitale per la produzione dell’alluminio e dell’acciaio.