Venerdì 26 Aprile 2024

Striscia di Gaza, frizioni Turchia-Israele. Espulsione incrociata dei diplomatici

Salito a 60 il numero delle vittime palestinesi per gli scontri alla barriera della Striscia. Polemiche anche in Belgio: ambasciatore convocato per un'intervista choc

Scontri tra esercito israeliano e manifestanti palestinesi al confine di Gaza (Ansa)

Scontri tra esercito israeliano e manifestanti palestinesi al confine di Gaza (Ansa)

Roma, 15 maggio 2018 - Alta tensione dopo la strage a Gaza, almeno 60 vittime nel giorno della Nakba, la ricorrenza dell’esodo forzato dei palestinesi per la nascita dello stato di Israele avvenuta 70 anni fa. La Turchia ha espulso l’ambasciatore israeliano e richiamato per consultazioni i suoi diplomatici da Tel Aviv e da Washington. Per tutta risposta nel pomeriggio Israele ha espulso il console turco a Gerusalemme.

ESPULSIONI INCROCIATE - Prima l’ambasciatore israeliano ad Ankara, Eitan Naeh, è stato convocato presso il ministero degli Esteri turco e gli è stato chiesto di ritornare nel suo Paese per un periodo di tempo, ha riferito un alto funzionario del ministero, secondo l’edizione online di Haaretz. Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha motivato i drastici provvedimenti con la protesta “per le violenze commesse dai soldati israeliani contro i manifestanti nella Striscia di Gaza“ e con il fatto che gli Stati Uniti sono considerati corresponsabili. E poche ore dopo la 'risposta' israeliana: il console turco è stato convocato al ministero degli Esteri israeliano e gli è stato chiesto "di ritornare in patria per un lasso di tempo per consultazioni". 

La strage si è verificata in seguito alle proteste in risposta ai disordini e agli sconfinamenti che si sono verificati presso la barriera che segna il confine con la Strscia di Gaza, manifestazioni scatenate da Hamas come reazione all’inaugurazione dell’ambasciata degli Stati Uniti a Gerusalemme.

POLEMICA IN BELGIO - Intanto anche il Belgio ha convocato l'ambasciatore d'Israele, Simona Frankel, dopo l'intervista choc rilasciata stamattina in cui la diplomatica ha affermato che le vittime degli scontri a Gaza erano tutti terroristi. "Si possono sentire molte cose, ma ci sono dei limiti", ha detto il ministro degli Esteri belga Didier Reynders. L'ambasciatore, intervistata dalla radio pubblica La Première, aveva detto: "Mi dispiace molto per ogni essere umano deceduto anche se sono dei terroristi, 55 terroristi che vengono vicino alla barriera di confine per cercare di passare sul territorio israeliano". Reynders replica : "Ascoltare che tutte le persone che sono state uccise erano dei terroristi, questo supera la ragione. L'idea della proporzionalità è chiara, non c'è stato alcun ferito da parte di Israele".

LA POSIZIONE TURCA - "I Paesi musulmani devono rivedere le proprie relazioni con Israele". Questo l’appello lanciato da Binali Yildirim, premier della Turchia, che come presidente di turno ha convocato venerdì un summit straordinario dell’Organizzazione per la cooperazione islamica (Oic) a Istanbul, dopo l’uccisione a Gaza dei manifestanti palestinesi. “Le nazioni musulmane devono mostrare una sola voce e un solo cuore. La Turchia non è rimasta e non rimarrà in silenzio di fronte a questa atrocità“, ha detto Yildirim, ribadendo la "forte condanna per l’uccisione di innocenti e oppressi palestinesi da parte di Israele" e l’accusa agli Stati Uniti di essere distruttori della pace.

Bandiere a mezz’asta oggi in Turchia, nel primo dei 3 giorni di lutto nazionale decretati. Nelle ultime ore, sono state rafforzate le misure di sicurezza nei pressi delle sedi diplomatiche di Israele e Stati Uniti, come vicino alle sinagoghe di Istanbul. Non si escludono nuove proteste in solidarietà con i palestinesi, dopo quelle di ieri in cui sono state anche bruciate bandiere degli Usa e dello Stato ebraico. Una "grande manifestazione" è stata organizzata per venerdì a Istanbul nella piazza di Yenikapi, tra gli spazi più capienti per i raduni di massa.

Domenica, poi, un’ulteriore manifestazione è prevista a Diyarbakir, principale città curda nel sud-est della Turchia. Con l'eccezione degli Stati Uniti, condanne quasi unanimi sono arrivate nei confronti di Israele.

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LE REAZIONI - Molti Paesi tra i quali Gran Bretagna, Francia e Russia avevano già criticato la decisione di Washington di trasferire la sede diplomatica, mentre 128 nazioni hanno appoggiato la risoluzione Onu che condanna il riconoscimento di Gerusalemme come capitale dello stato ebraico da parte degli Stati Uniti. La Casa Bianca ha invece difeso il suo alleato, attribuendo ad Hamas le violenze e bloccando una risoluzione delle Nazioni Unite che chiedeva un’inchiesta internazionale, secondo fonti diplomatiche.

Amnesty International ha dichiarato che lo spargimento di sangue è una abominevole violazione dei diritti umani, Human Rights Watch ha denunciato il bagno di sangue. L’Alto rappresentante dell’Unione Europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini, ha sollecitato la massima moderazione, per evitare ulteriori perdite di vite umane. Anche il presidente francese Emmanuel Macron ha condannato "le violenze delle forze armate israeliane contro i manifestanti" in un colloquio telefonico con Abu Mazen e il re giordano Abdullah II mentre il premier del Regno Unito Theresa May ha invitato alla calma e alla moderazione "per evitare azioni distruttive degli sforzi di pace".