Giovedì 23 Gennaio 2025
REDAZIONE ESTERI

Siria: ribelli islamici avanzano, forze armate perdono Aleppo e Hama

Le forze armate siriane cedono il controllo di Aleppo e Hama ai ribelli islamici, minacciando i collegamenti di Damasco.

Un ribelle jihadista si fa un selfie di fronte al palazzo governativo siriano ad Hama

Un ribelle jihadista si fa un selfie di fronte al palazzo governativo siriano ad Hama

di Aldo BaquisTEL AVIV

In un processo accelerato di frantumazione le forze armate siriane hanno perso, negli ultimi dieci giorni, il controllo su due importanti città – Aleppo e Hama – e stanno per cedere alle forze dei ribelli islamici anche a Homs, cosa che significherebbe la interruzione dei contatti terrestri fra Damasco e la fascia costiera mediterranea. In poche ore l’esercito ha ceduto ieri alle milizie curde il controllo del confine con l’Iraq e ha visto la chiusura dei confini con il Libano e con la Giordania.

"L’obiettivo della nostra rivoluzione è il rovesciamento del regime" ha detto alla Cnn Mohammad al-Jolani, il leader (ex al-Qaida) dei ribelli di Hayat Tahrir al-Sham, (Hts). "I semi della sconfitta del regime erano da tempo sul terreno. Gli iraniani hanno cercato di rianimarlo, e poi anche i russi. Ma la verità non cambia: il regime + morto". Nell’intervista al-Jolani – sulla cui testa negli Usa pende una forte taglia – ha mantenuto un tono pacato e ha prefigurato la costruzione di un nuovo regime in Siria che metta fine ai 50 anni di potere della famiglia Assad e che includa correnti anche diverse fra di loro "nello spirito delle nostre tradizioni e della natura della regione". "Nessuno ha il diritto di cancellare un altro gruppo. Queste correnti hanno coabitato per secoli, nessuno ha il diritto di eliminarle. Vogliamo costruire nuove istituzioni", ha ribadito.

La rapidità di questi sviluppi ha colto di sorpresa Israele. Per la seconda volta in pochi giorni il gabinetto di difesa israeliano è stato convocato per stasera da Benjamin Netanyahu mentre l’esercito già inoltra rinforzi sulle alture del Golan. Da un lato Israele si compiace per l’offensiva dei ribelli sunniti di Hts contro le forze sciite dell’Iran e degli Hezbollah, contro i quali Israele ha duramente combattuto negli ultimi due mesi in Libano. Ma la prospettiva che i miliziani jihadisti riescano ad entrare in possesso degli armamenti chimici della Siria è uno scenario altamente inquietante: tale da far ipotizzare in casi estremi anche un intervento militare israeliano, sia pure misurato, per sventare uno sviluppo del genere. A pochi chilometri da Israele, nell’area di Darà e di Sweida è già in corso contro le forze di Assad una sollevazione che vede per protagonisti miliziani drusi e anche filo-iraniani. La loro prima operazione è stata l’occupazione di un carcere, con la liberazione di detenuti. Poi hanno provveduto a chiudere il confine con la Giordania.

In una nuova giornata drammatica il presidente Bashar Assad ha rinnovato gli appelli ai suoi alleati. Ma dalla Russia, che è impegnata in altri scenari di guerra, ha ricevuto una risposta blanda, mentre l’ambasciata russa ha chiuso i battenti. Anche una milizia filo-iraniana ha lasciato la Siria, diretta verso l’Iraq, mentre gli Hezbollah libanesi stanno ancora cercando di riaversi dalle perdite umane e di armamenti inflitte loro da Israele.