Mercoledì 24 Aprile 2024

"Silvia Romano costretta a indossare il Niqab nella foresta"

Nuovi particolari sul rapimento della volontaria. I sequestratori sarebbero "circondati"

Silvia Romano con il suo cagnolino Alma

Silvia Romano con il suo cagnolino Alma

Malindi, 29 novembre 2018 - Emergono nuovi particolari sul rapimento di Silvia Romano, la volontaria sequestrata in Kenya nove giorni fa. "E' stata costretta a indossare un niqab" che lascia scoperti solo gli occhi, e i rapitori "le mettono sul viso e sulle mani" del fango per non farla riconoscere, riferiscono all'ANSA fonti nella zona in cui la giovane è tenuta in ostaggio e a Malindi. Sempre per non farla riconoscere, i sequestratori "le hanno tagliato le treccine" con un coltello, ritrovate domenica scorsa nella foresta a nord di Malindi. Nel tardo pomeriggio ulteriori particolari: "Silvia Romano è ancora nella foresta, nei pressi del fiume Tanta". Lo riferiscono fonti informate all'ANSA. I rapitori sono "circondati" e "appare difficile" possano avanzare ulteriormente verso la Somalia, dove sembrava fossero diretti in un primo momento, aggiungono le stesse fonti. 

"Silvia Romano libera". E' l'auspicio del Consiglio comunale di Milano che, per decisione dell'Ufficio di Presidenza, ha disposto l'esposizione all'ingresso di Palazzo Marino di un totem dedicato alla giovane milanese. "Un messaggio di vicinanza e di solidarietà alla famiglia della nostra concittadina - ha detto il presidente del Consiglio comunale Lamberto Bertolè - Silvia è in Kenya per fare del bene e inseguire le sue aspirazioni umane e professionali. Milano è con lei e con i suoi cari in questi giorni di grande preoccupazione. Ci auguriamo che al più presto possa tornare libera". 

Da un paio di giorni si rincorrono voci su un'"imminente" liberazione della govane, che purtroppo però non hanno ancora trovato conferme ufficiali. A Garsen, oltre 100 chilometri a nord di Malindi, sede della base di polizia 'Tana Delta' dove opera il centro di coordinamento dell'operazione, i militari keniani supportati da agenti dell'intelligence italiana stringono sempre di più il cerchio attorno ai rapitori, stremati da giorni di clandestinità nella foresta circostante. È un ammasso di rovi e alberi, regno dei serpenti mamba e dei cobra dove è difficile muoversi, in un clima rovente spezzato da improvvisi e violenti temporali che trasformano il terreno in fiumi di fango. Solo i nidi delle termiti restano in piedi. I sequestratori si sarebbero spinti fino al punto di pagare dei rifornimenti di cibo con la app per smartphone largamente utilizzata nel Paese. La stessa che avrebbero voluto Silvia utilizzasse per trasferire soldi su un loro conto, una sorta di 'auto-riscatto' che però la ragazza non ha potuto pagare perché non aveva con sé il telefono.