Giovedì 25 Aprile 2024

"Putin ha fallito ed è più minaccioso. Ora potrebbe allargare il conflitto"

Nelli Feroci: "La guerra è stata un flop clamoroso ma destituire lo zar non è realistico. La Ue lavori per una tregua"

La statua del filosofo simbolo dell’Ucraina, Hryhoriy Skovoroda (Ansa)

La statua del filosofo simbolo dell’Ucraina, Hryhoriy Skovoroda (Ansa)

"L’operazione militare speciale si sta rivelando un fallimento clamoroso, Putin potrebbe alzare la posta". Tuttavia, secondo l’ambasciatore Ferdinando Nelli Feroci, già commissario Ue nel 2014 e presidente dell’Istituto Affari Internazionali, l’Europa non deve porsi l’obiettivo di un cambio di regime a Mosca. Piuttosto "deve trovare il modo di indurre il presidente russo a porre fine a questa guerra".

Ambasciatore, le prove della parata di domani sono state un’esibizione muscolare del regime putiniano. È solo propaganda?

"Il 9 maggio ha un valore simbolico enorme per i russi e per Putin, il quale ha il problema di come presentarsi alla parata visto che non può annunciare successi. Molti legittimamente temono che colga l’occasione per allargare l’offensiva".

L’Europa, quindi, farebbe bene ad alzare il livello di attenzione anche alla luce delle minacce di Lavrov all’Italia?

"Il ministro russo ha provato a giocare sulla divisione tra gli alleati occidentali individuando nell’Italia l’anello più fragile della coalizione europea e della Nato. Lo interpreto come un segnale della debolezza di Mosca".

Ma già in passato, dalle parole pronunciate a Monaco nel 2007 in poi, Putin ha dimostrato di mettere in pratica ciò che dice.

"Sicuramente. Avremmo dovuto prenderlo maggiormente sul serio. Il copione era già scritto in dichiarazioni e manifesti politici. Se a ciò si aggiungono le iniziative sul campo, dal 2008 in Georgia al 2014 in Crimea, si completa un quadro lineare e coerente".

Dunque, si potevano prendere contromisure?

"L’apertura all’adesione dell’Ucraina e della Georgia nella Nato, annunciata nel 2008, è stata un errore, ma non credo che l’allargamento a Est costituisse una minaccia per la Russia".

Ma il Cremlino non ha apprezzato.

"Sarebbe stato meglio evitare, serviva uno sforzo maggiore per mantenere rapporti costruttivi con Mosca".

Pare che gli Usa abbiano contribuito all’uccisione di diversi generali russi in Ucraina. L’America è già in guerra?

"No, la collaborazione tra l’ Intelligence Usa e le forze armate di Kiev rientra nella logica adottata finora dall’Occidente: aiutare il Paese aggredito senza farsi coinvolgere nel conflitto".

Come si supera il confine?

"Con i boots on the ground , gli stivali sul terreno, direbbero gli americani".

Anche i russi?

"Bisognerebbe chiederlo a loro. Ad ogni modo, a Mosca ritengono che questo conflitto sia stato provocato dalla Nato".

A giudicare dai servizi della tv russa che paventano la distruzione di Londra, si direbbe che Mosca si consideri già in guerra con l’Occidente.

"Quei riferimenti all’uso delle armi nucleari sono strumenti di propaganda e deterrenza".

Come può l’Ue immaginare di avere a che fare ancora con Putin dopo questa guerra?

"Il problema principale oggi è arrivare a una tregua. Poi si potrà pensare a come avviare un’interlocuzione con Putin o con la Russia. Ma temo che ci vorranno molti anni".

Biden qualche tempo fa ha parlato di cambio di regime a Mosca. Non dovrebbe avere lo stesso scopo anche l’Europa?

"Il presidente americano è stato corretto dal suo portavoce. Forse la linea degli Stati Uniti è rappresentata meglio dalle parole pronunciate dal sottosegretario alla Difesa, Austin, a Ramstein: indebolire la Russia".

Ma l’Europa si trova in una situazione diversa: con la Russia confina.

"Con i russi dovremo avere a che fare. Impegnarci in un regime change è una prospettiva poco realistica".

Le sanzioni non hanno anche questo scopo?

"Hanno l’obiettivo di far capire a Putin che questa guerra gli costa troppo".

Però in Polonia temono che Putin voglia ripristinare i confini del patto di Varsavia.

"Capisco le preoccupazioni dei polacchi , ma non mi pare realistico che la Russia attacchi un Paese della Nato e dell’Unione europea".

Come finirà la guerra?

"Sono pessimista. Credo che il conflitto terminerà con l’occupazione militare di porzioni importanti del Paese, come già accaduto nel 2014 con la Crimea".

Ma è possibile che una crisi come questa sia determinata dalla volontà di un uomo solo?

"No, pare che la linea del presidente-autocrate goda del sostegno popolare. Si tratta di un Paese senza libertà in cui il trauma del crollo sovietico e il senso di rivalsa per la sconfitta storica nella Guerra fredda si sommano alla volontà di restaurare la Grande Russia".