Giovedì 16 Maggio 2024

Proteste pro-Gaza in università dagli Usa alla Francia, la ribellione dilaga. “Ormai è fuori controllo, ma non è un altro ’68”

Marco Sioli, docente di Storia americana: infiltrazioni anarchiche, rischio violenza. “Come ai tempi del Vietnam c’è voglia di andare oltre le etichette politiche”

Los Angeles, scontri tra la polizia e gli studenti filo-palestinesi a Ucla

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Roma, 4 maggio 2024 – “Il ‘68 è stato un movimento contro la guerra del Vietnam e la segregazione del Sud. Analogie ce ne sono poche, se non quella che, oggi come allora, gli studenti americani sono la parte migliore della nazione". Il professor Marco Sioli insegna Storia dell’America del Nord e American History and Politics all’Università Statale di Milano.

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Sioli ritiene che tra il ‘68 e le proteste di questo 2024 le differenze siano maggiori rispetto alle analogie, ma tra queste c’è sicuramente "la voglia di andare contro le definizioni e le etichette politiche classiche come "democratico" e "repubblicano" e di ergersi a difesa di qualcosa lontano e intangibile come la questione di Gaza".

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Ma qual è la matrice della mobilitazione negli Usa? Ci sono solo studenti o si sono infiltrati gruppi politici?

"Credo che la situazione sia sfuggita di mano. Anche alcuni docenti miei amici che insegnano alla Columbia all’inizio avevano negato che fosse in atto un’occupazione. Può darsi che ci siano degli attivisti esterni. In questo il ‘68 ci ha insegnato qualcosa: all’epoca c’erano gli Students for a Democratic Society, ma anche gruppuscoli anarchici. E proprio per questo può darsi che oggi tutto diventi più violento. Anche dagli SdS uscirono gruppi che volevano fare attentati dinamitardi contro le multinazionali americane impegnate in Vietnam".

Quanto può incidere la protesta sulla linea di Biden riguardo la guerra di Gaza?

"Mi pare piuttosto che Biden e il segretario di Stato Blinken abbiano finora cercato di arginare la volontà di massacro del governo israeliano. Credo più in Biden che nel movimento degli studenti. Capisco anche la sua richiesta di fermezza nei confronti del dilagare delle proteste. D’altronde negli anni di Trump le decisioni dell’amministrazione, a partire dall’ambasciata a Gerusalemme, hanno dato forza a Netanyahu".

E in Europa?

"Anche in Francia c’erano colleghi che negavano l’occupazione che poi si è verificata a Sciences Po. Di certo nel Paese la popolazione di origine araba è numerosissima. La realtà islamica lì ha un altro peso".

Intanto alla Statale è saltato un convegno su Israele unica democrazia del Medio Oriente.

"La mia collega Elisa Giunchi ha organizzato un convegno giudicato dagli israeliani come pro-Palestina. Poi è stato organizzato l’altro, richiesto a gran voce. Ed è partita la protesta, fino alla cancellazione con la motivazione che fosse divisivo. Penso che non si volesse trasformare tutto in un campo di battaglia: era questo il problema".

Pensa che potremo vedere scene simili a quelle Usa anche in Italia?

"Già oggi tutti i sabati il movimento manifesta dall’inizio dell’occupazione della Striscia di Gaza. Le occupazioni simboliche? Non direi che non possa succedere. Può darsi che si vada verso una radicalizzazione dello scontro".

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