Venerdì 26 Aprile 2024

Machu Picchu chiusa all'improvviso, italiani bloccati in Perù

Manifestanti occupano la linea ferroviaria che porta alla città perduta degli Inca. Farnesina: il gruppo è ripartito per Cuzco

Lima, 21 gennaio 2023  - Sono ore di apprensione per una dozzina di italiani che erano rimasti bloccati a Machu Picchu, in Perù. La celebre città perduta Inca è stata chiusa per le proteste in corso nel Paese contro il governo di Dina Boluarte. Oggi un gruppo di manifestanti ha occupato i binari della linea ferroviaria che porta al sito archeologico, tratta al momento interrotta. In serata la Farnesina ha fatto sapere che il gruppo di italiani è ripartito per Cuzco.

Poliziotti all'aeroporto di Cusco, in Perù (Ansa)
Poliziotti all'aeroporto di Cusco, in Perù (Ansa)

E sono circa 300 gli stranieri (417 secondo alcune fonti) rimasti bloccati a Machu Picchu. In realtà si trovano ad Aguas Calientes, la località più vicina alle rovine archeologiche. Tra loro anche alcuni connazionali, come confermato dalla Farnesina. Che in serata fa sapere: gli italiani che erano rimasti bloccati ad Aguas Calientes, la località delle Ande più vicina al sito archeologico di Machu Picchu, sono ripartiti per la cittadina di Cuzco, dove arriveranno utilizzando un treno e un bus. Non sono stati resi noti i numeri delle persone coinvolte e nemmeno il motivo della loro permanenza nella zona che il governo ha deciso di chiudere per proteggerla dalla vasta ondata di proteste antigovernative che interessa il Paese sudamericano da diverse settimane. In tutto, i cittadini stranieri bloccati ad Aguas Calientes erano alcune centinaia, ma a quanto risulta gli italiani sarebbero non più di una dozzina e non si tratterebbe di turisti. Cuzco dista dalla capitale Lima, che si trova sul mare, oltre 1.000 chilometri.

La protesta

I manifestanti stanno cercando di mantenere la pressione sul governo, sfidando lo stato di emergenza che ora copre quasi un terzo del Paese. Le violenze hanno causato la morte di 44 civili e di un agente di polizia. Il Paese sta registrando perdite per milioni di dollari. 

La decisione decisione di lanciare lo stato di emergenza aveva l'obiettivo di frenare i disordini iniziati il 7 dicembre, quando l'allora vicepresidente Boluarte (Perù libre, socialista) era succeduta all'ex sindacalista, militante nello stesso partito, eletto alla testa del Paese, Pedro Castillo. L'ex maestro delle elementari era stato destituito dal Congresso guidato dall'opposizione di destra con una procedura di impeachment per "incapacità morale", poche ore dopo un tentativo di golpe.

Castillo aveva infatti annunciato lo scioglimento del Parlamento, il coprifuoco e l'istituzione di un governo di emergenza con la soppressione delle garanzie costituzionali. Già nelle scorse settimane, nel tentativo di placare le proteste scivolate fuori controllo, Boluarte - che i manifestanti ritengono una traditrice del socialismo - ha anticipato il voto a dicembre 2023, ma i movimenti di protesta chiedono che la presidente lasci subito e reclamano la libertà di Castillo, ora in carcere per ribellione.