Bengasi, 24 gennaio 2018 - E' di almeno 34 morti e oltre 60 feriti il bilancio provvisorio dell'attentato sferrato ieri sera con due autobomba vicino a una moschea di Bengasi, in Libia. Secondo quanto riportato da Al-Arabiya, che cita fonti ospedaliere, tra le vittime c'è anche anche un alto ufficiale dell'esercito. La prima esplosione è avvenuta verso le 20:20, quando i fedeli lasciavano la moschea di Bayaat Al-Radwan al termine delle preghiere della sera nel quartiere centrale di al-Sleimani. Neppure una mezz'ora più tardi, quando sul posto erano già arrivate le forze di sicurezza e i soccorsi, una seconda auto è esplosa ancora più violentemente dall'altro lato della strada.
Twin car bombs kill at least 22 in Libya’s #Benghazi https://t.co/XW6Pp8ZpRe pic.twitter.com/ESSX9SODHc
— Al Arabiya English (@AlArabiya_Eng) 24 gennaio 2018
Il portavoce della Direzione di sicurezza di Bengasi, Tareq al Kazar, ha detto all'emittente araba che nella duplice esplosione "è stato ucciso il capo dell'unità investigativa, Ahmed al Feituri, ed è rimasto ferito leggermente il generale Mehdi al Falah, vice responsabile dell'intelligence". Nessun gruppo ha ancora rivendicato la responsabilità dell'attentato ma la moschea colpita è una nota base di gruppi salafiti che combattono contro i jihadisti. L'ambasciata italiana in Libia ha condannato l'attacco su Twitter, invitando le autorità del paese ad unirsi per fermare il terrorismo.
We strongly condemn the attack causing many victims last night in #Benghazi. Our most heartfelt condolences to their families. We urge all #Libya-ns to unite their forces against terrorism which strikes indiscriminately and only causes death and destruction.
— Italy in Libya (@ItalyinLibya) 24 gennaio 2018
Bengasi è stata, dal 2014 fino alla fine dello scorso anno, teatro di scontri tra le forze fedeli al generale Khalifa Haftar e gli integralisti islamici. A dicembre l'Esercito Nazionale Libico di Haftar aveva rivendicato il controllo della città portuale situata nell'est del Paese. Ma gli attentati, seppur occasionali, non si sono mai fermati. Oltre bengasi, è l'intera Libia a non trovare pace e stabilità a 6 anni dal rovesciamento del regime di Muammar Gheddafi. Dal 2014 il controllo del Paese è diviso tra due governi rivali, ciascuno sostenuto da diverse milizie e tribù.