Giovedì 7 Novembre 2024
NINA FABRIZIO
Esteri

"Fai sparire la roba di Emanuela Orlandi". Spunta un’altra chat sul giallo

Agli atti della Commissione bicamerale un presunto scambio di messaggi tra Chaouqui e Balda

Emanuela Orlandi, scomparsa a 15 anni nel 1983

Emanuela Orlandi, scomparsa a 15 anni nel 1983

Roma, 11 maggio 2024 – Uno scambio di messaggi tra due alti funzionari vaticani riguardo a Emanuela, dei "georadar" e dei "tombaroli". Da tempo Pietro Orlandi alludeva a queste chat, incluse nel memoriale stilato insieme all'avvocato Laura Sgrò e già consegnato più di un anno fa al promotore di giustizia vaticano, Alessandro Diddi. Di fronte alla Commissione di inchiesta bicamerale sulle scomparsa di Mirella Gregori ed Emanuela Orlandi, Pietro ha svelato per la prima volta il nome della fonte che gliele ha consegnate: "Francesca Chaouqui". E proprio lei, insieme all'altro ex membro della Commissione vaticana Cosea, l'ex monsignore Lucio Vallejo Balda, sarebbe la protagonista degli scambi. "A settembre dobbiamo far sparire quella roba della Orlandi e pagare i tombaroli. Di questo devi parlare al papa". Scriverebbe Chaouqui a Balda. E ancora: "Ascoltami bene, adesso abbiamo perso la battaglia giornalisti, non sono la soluzione. Facciamo passare l'estate, io vado a Singapore. Quando torno pensiamo a cosa fare e anche il papa sarà più lucido. Buttare tutto per aria e distruggere il Vaticano non ha alcun senso. Io veramente credo in te e in questa riforma ma così non andiamo lontano".

Chaouqui non ha confermato né smentito l'autenticità della chat ma su X ha messo le mani avanti su un suo eventuale coinvolgimento nella commissione di inchiesta bicamerale: "Sono tenuta al segreto di Stato", ha scritto, "non conosco dove sia Emanuela, non ho alcun elemento che possa avvicinare alla verità, se lo avessi e fosse coperto da segreto comunque non lo rivelerei perché per me la lealtà al Pontefice viene prima di tutto". Pietro Orlandi ha confermato invece il contenuto delle chat specificando che "in tutto sono otto fogli, non si parla solo di Emanuela". Le decisioni sulle convocazioni spettano in ogni caso alla Commissione di inchiesta, che stando alle parole del presidente Andrea De Priamo, vuole comunque vagliare con molta cautela quanto emerso dalla prima audizione. Non a caso, appena Pietro Orlandi ha cominciato a riferire sulla cosiddetta "pista di Londra", quella secondo cui il Vaticano potrebbe addirittura aver emesso una nota spese per i costi di allontanamento e di mantenimento di Emanuela nella capitale britannica, e non appena ha accennato al nome di un ex Nar che gli avrebbe fornito elementi in merito, la seduta è stata secretata. Il presidente ha provveduto a trasmettere tutto alla procura di Roma, "ai fini della verifica dell'autenticità di quanto detto". La suggestione degli intrecci dei vari elementi porta Orlandi a ipotizzare due strade che però si contraddicono tra loro. Una, infatti, quella appunto "di Londra", suppone che il Vaticano abbia volontariamente deciso di portare Emanuela lì, iscriverla in un collegio di religiosi, e tenerla sotto copertura per anni. Su questa avrebbe avuto elementi dall’ex Nar, che sarebbe entrato in contatto con lui tramite un fuoriuscito di Forza Nuova, Alessandro Ambrosini, ora direttore del blog “Notte criminale”. Qui si apre un ulteriore giallo. Quest’uomo riconducibile ad ambienti vicini a Massimo Carminati, ex socio di Salvatore Buzzi difeso nel processo di Mafia capitale da Alessandro Diddi, avvocato in Italia e pm titolare del fascicolo proprio sulla scomparsa di Emanuela Orlandi in Vaticano, si è da anni rifugiato a Londra e dopo intensi scambi via Telegram con Pietro, ha interrotto bruscamente le comunicazioni. L'altra pista, quella dei messaggi Whatsapp, indicherebbe invece che il Vaticano stesso avrebbe disposto segretamente la sepoltura del corpo di Emanuela nel cimitero del Collegio teutonico (dove pure è stata fatta una ispezione andata a vuoto nel 2019), oppure, l'ultimo azzardo, nella basilica di Santa Maria Maggiore, quella dove era arciprete il cardinale Santos Abril y Castellò, menzionato nelle presunte chat che gode anch'essa della extraterritorialità e dove sono stati fatti di recente poderosi lavori di ristrutturazione. A questo alluderebbe l'esigenza di "pagare i tombaroli" e il georadar. Orlandi è anche stato alla basilica per un sopralluogo notturno nei sotterranei, “ma non sono potuto andare oltre, hanno messo tre porte di sbarramento e le chiavi le ha solo il commissario lituano mons. Makrickas”. Che qualcosa si nasconda là sotto, anche solo carte e documenti scottanti è il suo ultimo sospetto.