Mercoledì 24 Aprile 2024

Brasile, fiocco rosa sull'isola paradiso che vieta i bebè

L’Eden naturale dell'isola Fernando de Noronha è protetto da un severissimo controllo della popolazione

Uno scorcio dell'isola Fernando de Noronha (Ansa)

Uno scorcio dell'isola Fernando de Noronha (Ansa)

Roma, 22 maggio 2018 - In paradiso non c’è posto per i bambini. E neppure per le bambine. Nell’arcipelago brasiliano di Fernando de Noronha, seducente crosta vulcanica in pieno Atlatantico, a 500 km dalla costa del Pernambuco, i neonati non possono nascere per legge. Anche se a volte sbucano quando meno te l’aspetti. In questo Eden non immaginario, dove la natura comanda e l’homo turisticus rimpicciolisce in estasiata ammirazione, le donne in gravidanza sono pregate di accomodarsi in continente. Allo scoccare del settimo mese, ricevono la sgradita visita dei messi locali che senza tanti complimenti le invitano a smammare: partoriscano dove vogliono – a Recife, a Natal, a Boa Viagem – ma non sull’arcipelago, che è parco superprotetto e va preservato da richiedenti asilo, specialmente se l’asilo è un nido. Nello scorso weekend è però accaduto l’imponderabile. Dopo dodici anni di rigido divieto delle nascite per evitare il sovrappopolamento, una donna ha partorito una bambina. Che sta benone, nonostante la venuta al mondo in acque ben poco cristalline: vista water anziché in Praia da Conceição, la più indicata. Segno che la vita, quando vuole, vince sempre.    "Venerdì notte avevo dolori e quando sono andata in bagno ho visto qualcosa che veniva giù tra le mie gambe. È arrivato il padre della bambina e l’ha presa: ero allibita", ha detto la donna, che non sapeva di essere incinta e il cui pancino, evidentemente, non aveva insospettito i custodi dell’ortodossia floro-faunistica. Portata al centro sanitario di primo soccorso, la neomamma è stata visitata ed è rientrata a casa senza lasciare generalità, chissà se per privacy o per timore, visto che solo le lavoratrici con residenza a Noronha da almeno dieci anni hanno diritto di iscrivere il neonato all’anagrafe in questo favoloso giardino tropicale di 3.000 abitanti.    Le lavoratrici temporanee, se vogliono tenere i figli con sé, devono invece pagare una tassa giornaliera di preservazione ambientale. Una discriminazione che si aggiunge a quella subita dai padri (lavoratori stabili o stagionali, stavolta senza differenze) di fatto impossibilitati ad assistere al parto di mogli e compagne deportate con largo anticipo. Tu chiamali, se vuoi, disincentivi. In un’area di appena 17 km quadrati, il fiocco rosa è stato festeggiato non solo dai genitori – riferisce O Globo – ma anche da amici e vicini che lo hanno interpretato come una rivincita in carne e ossa su una legislazione ultrainvasiva.

Già perché all’Hospital São Lucas fino a 15 anni fa la maternità c’era. Poi il reparto è stato chiuso con la motivazione che c’erano solo quattro nascite al mese. Banale contabilità sanitaria? No. In un’area dove ogni attività dipende da concessioni statali, il controllo delle nascite è presto diventato un dogma e ha trasformato Fernando de Noronha nell’"isola senza bebè". Ora i pervasivi ispettori ombelicali dovranno motivare al prefetto la propria disattenzione. Chissà, forse per punizione saranno legati alla pinna di uno squalo e trascinati a pelo rocce, facendo lo slalom tra gli scogli. Dal Forte São Pedro, sorseggiando una caipiroska al tramonto, attempati turisti applaudiranno.