Roma, 16 settembre 2024 - "La polizia morale non avrebbe dovuto affrontare (le donne). Farò in modo che non le disturbino", è la promessa fatta Masoud Pezeshkian durante la prima conferenza stampa da quando è stato eletto presidente dell’Iran in luglio. Il neo presidente ha garantito che la polizia morale non "disturberà" più le donne, una promessa che arriva nel secondo anniversario della morte di Mahsa Amini, la 22enne uccisa mentre era sotto custodia degli agenti a pochi giorni dopo il suo arresto perché non indossava il velo. Una intenzione reale, o solo parole per frenare il movimento di protesta nato dopo la morte in carcere dela ragazza, represso con violenza dal suo predecessore con conseguenti critiche della comunità internazionale?
Il riformista che piace a Khamenei
Pezeshkian si è proposto agli iraniani come un riformista, erede di quel riformismo tentato da Khatami nel suo mandato dal 3 agosto 1997 al 3 agosto 2005 (Pezeshkian è stato il suo Ministro della Salute), reso inutile poi dal successore Mahmud Ahmadinejad. Ma non per questo aspetto inviso alla Guida Spirituale Ali Khamenei e allo stesso tempo capace di parlare a diverse componenti della società iraniana. Da qui promesse come quella sulla polizia morale e l'assicurazione di un allentamento alle restrizioni online, in particolare sui social media. Mosse per ingraziarsi quella componente più giovane e più influenzata dall'Occidente nel Paese islamico.
Non abbiamo fornito missili ai ribelli Houthi
Il capo di Stato in conferenza stampa ha assicurato che l'Iran non ha fornito missili ipersonici ai ribelli yemeniti Houthi, con riferimento all’attacco contro Israele in cui sarebbe stato utilizzato un missile ipersonico, sfuggito alla difesa aerea dello Stato ebraico. "L'Iran e lo Yemen hanno lo stesso punto di vista riguardo a Israele, ovviamente. Abbiamo capacità missilistica, ma gli stessi yemeniti hanno le loro tecnologie", ha sottolineato il presidente iraniano.
Senza missili Israele ci bombarderebbe come Gaza
Pezeshkian ha inoltre sottolineato che Teheran non può e non vuole rinunciare al suo programma missilistico, perché è indispensabile per la sua sicurezza davanti alla minaccia di Israele, in grado di "lanciare missili su Gaza ogni giorno". "Se non avessimo missili, ci bombarderebbero quando vogliono, proprio come a Gaza", ha affermato Pezeshkian.
Pronti a negoziare con l'Occidente
Il presidente ha poi aperto a negoziati con l'Occidente, aggiungendo però che l'Iran "non si piegherà mai" alle pressioni. "Noi non siamo in conflitto con nessuno", ha chiarito il presidente, quindi la sua Amministrazione è pronta a dialogare con l'Occidente anche su temi controversi e punta ad espandere le relazioni con i Paesi vicini, anche con l'Arabia Saudita (Negli anni passati intervenuta in Yemen contro i filo iraniani Houthi), per migliorare l'economia. Per quanto riguarda gli Stati Uniti prima Washington deve dimostrare di essere pronta a negoziare in buona fede e di voler rispettare i propri obblighi internazionali. Secondo il presidente iraniano fino ad oggi gli americani ci hanno "chiuso tutte le strade".