Roma, 29 marzo 2024 – "Io mi auguro che la signora Salis sia assolta, ho visto che è stata portata in aula ancora in manette e catene ma pare che poi gliele abbiano tolte. Non è un bel modo". Il ministro degli Esteri Antonio Tajani è fra i pochi del governo che si espone criticando i ceppi con cui la detenuta a Budapest viene portata al processo. E definendo "sbagliata" la decisione del giudice di non concedere i domiciliari.
Il responsabile della Farnesina commenta anche l’indiscrezione secondo cui la maestra potrebbe essere candidata alle Europee con il Pd: "A me preoccupa la cittadina Salis, non mi interessa se vogliono candidarla. Ma se il processo si trasforma in scontro politico, questo non la favorisce. Se la vogliamo in Italia dobbiamo agire con diplomazia, serietà e prudenza. Politicizzando si arriva a uno scontro con la giustizia ungherese che è libera di decidere come crede".
A Tagadà su La7 invece si scontrano il viceministro alla Giustizia Francesco Paolo Sisto e il sindaco di Firenze Dario Nardella. "Sono immagini inaccettabili, però anche da noi i detenuti vengono portati in aula con le manette per ragioni di sicurezza", dice Sisto. "Qui si sostiene che il governo italiano non può fare niente se una cittadina italiana viene trattata come un cane in un tribunale", replica Nardella, "invece bisogna pretendere che l’Ungheria rispetti il diritto internazionale". Il capogruppo di Forza Italia alla Camera Paolo Barelli invece stigmatizza "il comportamento di chi, maldestramente, sta usando il dramma di questa donna per motivi politici". Il deputato della Lega Rossano Sasso chiede di non chiamare più Salis maestra "per rispetto dei docenti italiani. Una persona che è pluripregiudicata in Italia, che ha tantissime denunce, condannata in via definitiva, arrestata in Ungheria, non la vorrei come maestra per i miei figli".
La segretaria del Pd Elly Schlein parla di "schiaffo irricevibile" ai diritti di una persona detenuta e chiede a Giorgia Meloni di "reagire subito". Nicola Fratoianni di Avs, che era a Budapest per l’udienza, esorta la premier a "chiedere a Orbán se è questa la sua idea di giustizia in Europa", mentre Carlo Calenda di Azione chiede di bloccare i fondi europei all’Ungheria. Dai 5s Stefania Ascari chiede al governo di "porre fine a questa situazione kafkiana, dolorosa per Ilaria e umiliante per il nostro paese". Alla fine interviene anche Budapest: il ministero degli Esteri fa sapere che "l’Ungheria è uno stato di diritto e il governo non interferisce nelle competenze della magistratura".