Martedì 16 Aprile 2024

I misteri di Darya Trepova, la commessa pacifista. "È una seguace di Navalny"

Mesi fa era finita in carcere per aver partecipato a una manifestazione contro la guerra. Secondo il regime sostiene il nemico di Putin, ma potrebbe essere un pretesto per la repressione.

Una faccia d’angelo, incorniciata da capelli color oro che però nasconde interrogativi inquietanti. Darya Trepova ha appena 26 anni, ma la sua vita è stata tutto fuorché tranquilla. Classe 1997, è stata espulsa dall’Università di San Pietroburgo per attività politiche. Dopo aver lavorato qualche tempo come commessa in un negozio vintage è partita per Mosca. Era tornata nella sua città natale alla vigilia dell’attentato. Lo scorso anno, allo scoppio della guerra, è finita in carcere per aver partecipato alle manifestazioni pacifiche contro il conflitto.

Darya Trepova (Ansa)
Darya Trepova (Ansa)

Due giorni fa in una domenica di aprile, quando a San Pietroburgo la primavera è ancora lontana, ha portato un pacco bomba che ha ucciso il "reporter di guerra", con un passato da combattente in Donbass, Vladlem Tatarsky. Le telecamere l’hanno inquadrata mentre entrava nel bar, con il passo svelto e sfidando le raffiche di vento. Le ipotesi che si stanno diffondendo vedono Darya Trepova presentata ora come una vittima, innocente e inconsapevole di quello che stava facendo, ora come l’esponente di un’organizzazione terroristica, eterodiretta dall’Occidente e pronta a distruggere la Russia dal suo interno.

Per il Cremlino è colpevole e avrebbe agito in combutta con i servizi ucraini e il Fondo Anti Corruzione del dissidente Alexeij Navalny, in carcere ufficialmente per appropriazione indebita e ufficiosamente per aver svelato la ragnatela della corruzione nel ‘sistema Putin’. Che, però, è una formazione politica e non si è resa mai protagonista di atti di violenza.

Di certo, secondo alcuni autorevoli analisti, la Russia sta utilizzando questa vicenda per creare un nemico interno, autorizzando così una nuova ondata di repressione per motivi di sicurezza. Alle manifestazioni organizzate dal movimento di Navalny hanno partecipato persone provenienti da realtà diverse, ma comunque contrarie alla guerra. La verità è che, anche per la mancanza di informazioni causata dalla censura governativa, capire cosa stia davvero succedendo nel Paese è quasi impossibile. E, se da una parte la narrazione di Mosca è poco credibile e fa acqua da tutte le parti, dall’altra, anche le dichiarazioni di Darya, che non sapeva di star consegnando un pacco bomba, lasciano più di un dubbio.

La giovane, prima della sua opposizione alla guerra, era nota per militare in una organizzazione femminista. Domenica, prima dell’attentato, aveva visto la madre, che ha dichiarato di non aver ravvisato niente di strano nel comportamento della figlia. A remare contro Darya e il suo viso da angelo innocente, sono soprattutto due circostanze. La giovane, ieri, avrebbe dovuto imbarcarsi su un volo diretto a Istanbul, per poi raggiungere la Georgia, dove si trova il marito, anche lui dissidente e militante in un movimento libertario, fuggito dopo l’inizio della guerra per scampare al reclutamento. C’è poi una chat pubblicata da alcuni canali Telegram, nella quale Darya sostiene di essere stata incastrata, aggiungendo "sarebbe stato meglio se fossi rimasta lì".

Alcuni hanno anche ipotizzato che sigle diverse nel mondo della dissidenza abbiano deciso di fare fronte comune contro il regime. In quest’ambito andrebbero collocati gli attacchi contro i centri di reclutamento e altri obiettivi avvenuti nei mesi scorsi. Quesiti che, per il momento, rimangono senza risposta. Nel video dell’interrogatorio, alla domanda su chi le abbia consegnato il pacco che ha ucciso Tatarsky, Darya ha risposto, terrorizzata: posso dirtelo più tardi? Come se lei stessa avesse paura a dirlo.