Venerdì 19 Aprile 2024

I confini dell’Europa. Più che muri servono regole. Altrimenti vincono i populisti

La proposta del popolare Weber sull’ipotesi di finanziare le recinzioni interroga i Paesi della Ue. In realtà le barriere non hanno un colore politico: le hanno costruite anche governi di sinistra

Nel gennaio del 2017, il tedesco Manfred Weber, presidente del Partito popolare europeo dal 2022 e del gruppo del Ppe dal 2014, su Twitter evocava ponti e rigettava l’idea dei muri, riferendosi al muro voluto da Trump tra Messico e Stati Uniti. Ma, evidentemente, la sua avversione ai muri non era così radicata, se nel settembre dello stesso anno già perorava presso la Commissione europea la richiesta del premier ungherese Orban di finanziamenti per recinzioni contro i migranti. Da allora Weber, della conservatrice Csu, è stato coerente, flirtando con uno dei simboli più caratterizzanti della destra radicale populista, ovvero i muri come rappresentazione della chiusura verso il pericolo esterno rappresentato dagli immigrati.

Fortezza Europa
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Questa linea è stata ribadita nell’intervista di ieri al Corriere della Sera, dove Weber, riferendosi all’emendamento che il Ppe presenterà domani al bilancio UE 2024 per finanziare recinzioni ai confini dell’Unione, ha sostenuto che, anche se i muri dovrebbero rappresentare l’ultima soluzione, in assenza di altre vie bisogna essere pronti a costruirli. La questione monta da anni e vede premere diversi paesi, dal gruppo di Visegrad all’Austria, alla Grecia, alla socialdemocratica Danimarca. Perché, a livello nazionale, il colore del governo conta fino a un certo punto. La Spagna di Sanchez, infatti, se è contraria al finanziamento UE di recinzioni, non smantella certo le sue a Ceuta e Melilla. Ma qualche volta il colore conta, e infatti l’Italia è oggi in prima linea tra i sostenitori di una chiusura ’fisica’ dei confini europei. Insomma, la situazione è complicata.

Nel nuovo millennio, muri e recinzioni ai confini Ue si sono moltiplicati. Oggi i fautori dei muri vorrebbero infrangere il muro opposto dalla Commissione europea e dai gruppi socialisti, centristi e della sinistra all’europarlamento, oltre che da paesi come Spagna e Germania (al netto delle contraddizioni) all’idea che l’Europa per salvarsi debba erigere muraglie. Un’idea alla quale si oppone la cristiano-democratica e presidente della Commissione, Von der Layen, considerandola contraria ai nostri valori.

I populismi hanno sfruttato in modo crescente l’immigrazione, riuscendo a imporre l’interpretazione della questione come una forma di ‘crisi’, rendendo difficile per i partiti mainstream, social-democratici, liberali o conservatori, elaborare risposte più articolate alle quali sensibilizzare le proprie opinioni pubbliche, sempre più trascinate dall’idea del pericolo dello straniero. Così, capita che, per misurarsi con questi populismi, a livello nazionale o europeo, si competa inseguendoli sui loro temi e le loro soluzioni, oppure – sempre cedendo alla loro agenda – si cerchi la loro alleanza. Che è quello che vuole fare Weber, aperto alla destra dei ‘Conservatori’ europei presieduti da Meloni per cambiare gli equilibri nell’Unione rompendo con i Socialisti & Democratici.

Ma la questione dell’immigrazione resta. Resta come problema da gestire, ma anche come opportunità per un’Europa invecchiata; per questo richiede, però, regolazione e organizzazione. Ma richiederebbe anche coraggio e lungimiranza da parte dei governi nazionali che sul tema hanno mostrato ipocrisia e scarsa consapevolezza della necessità di una concreta cooperazione. Favorendo, così, i populismi e le risposte sbrigative e illusorie.

Come gli ingenti finanziamenti a Paesi poco affidabili e propensi a usare i migranti come arma di ricatto (Turchia) – una strategia che Weber vorrebbe continuare ad usare – o come i muri. Risposte che sono, in realtà, scorciatoie di chi non sa governare il mondo contemporaneo.