Da Mattarella assist a Meloni: "Sull’immigrazione serve la Ue. Ci sono norme preistoriche"

Il presidente in visita nella sovranista Polonia. E sui trattati di Dublino "bacchetta" Visegrad. La premier aveva più volte chiesto che sui migranti ci fosse finalmente un approccio comune

In visita a Varsavia, il capo dello Stato parla anche di immigrazione. A quattr’occhi con il presidente polacco, Andrzej Duda, poi in pubblico. A causa del clima arroventato che si respira in Parlamento su questo fronte è inevitabile che tutti spiino pure le virgole alla ricerca di un segnale che sveli il suo pensiero. Sergio Mattarella non gli dà soddisfazione: evita accuratamente di affrontare l’argomento spinoso della protezione speciale. Si concentra, invece, sull’impellenza di un drastico cambio di passo da parte dell’Europa. Da tutti i punti di vista, inclusa la necessità di rivedere gli accordi di Dublino. Si parla di corda in casa dell’impiccato.

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Il presidente italiano ne è consapevole: come tutti quelli di Visegrad, la Polonia è uno dei Paesi che impediscono di mettere mano al trattato che regola la ‘prima accoglienza’. "Un problema di questa portata non può essere affrontato da un singolo Stato: deve farlo l’Unione Europea. È un tema che richiama la responsabilità dell’Unione e richiama a una nuova politica di immigrazione e di asilo, superando vecchie regole che sono ormai preistoria". La frecciata è indirizzata alla Polonia (i tantissimi profughi spingono ora Varsavia a cercare sponda in Europa) e a Bruxelles, dove sembra spuntare una maggiore consapevolezza del solito. Almeno: il presidente del Ppe, Manfred Weber, apre alle istanze del nostro governo: "Servono misure concrete di solidarietà verso l’Italia da parte degli altri Paesi Ue". Non solo annuncia un emendamento alla revisione del bilancio Ue per usare i fondi per costruire muri anti-immigrati ("necessari, se non è possibile fermare gli ingressi illegali in altro modo"), ma ottiene un dibattito sugli sbarchi nell’Eurocamera, anche se nel titolo si fa riferimento all’Italia e alla "necessaria soluzione europea per facilitare il salvataggio di vite", come chiesto a sinistra.

Che nel monito all’Europa di Mattarella ci fosse anche un riferimento alla posizione di Salvini e Meloni è possibile: hanno sempre ritenuto che il problema in Italia sia solo l’immigrazione clandestina, che con Dublino non ha niente a che fare. Ma soprattutto, perché vogliono evitare ogni tensione con i Paesi alleati dell’Est.

Ma nelle parole di Mattarella per il governo è di gran lunga più importante il sostegno pieno all’obiettivo principale della premier: fare dell’immigrazione un’emergenza europea. Insomma, se il discorso del Presidente era double face, l’aspetto favorevole all’esecutivo è di gran lunga più marcato. Tanto più che l’inquilino del Quirinale ha usato parole che suonano come un sostegno alla linea illustrata da Giorgia Meloni il 22 marzo alla Camera: "Sull’immigrazione serve un approccio globale, che non può prescindere dalla cooperazione con i Paesi africani". E il capo dello Stato non fa mistero della preoccupazione per la crisi in Sudan e per l’attività del gruppo Wagner in Africa "che deve richiamare l’allarme della Nato e della Ue: sta proprio all’Unione impegnarsi attivamente". A Palazzo Chigi l’hanno presa come una adesione totale: un’interpretazione forse un po’ forzata, ma non del tutto. Il Presidente sembra convinto dell’opportunità, per il bene del Paese, di agire di conserva con il governo evitando pressioni e tensioni. Per questo, pur non apprezzando probabilmente il decreto Cutro, è intenzionato a firmarlo, dal momento che viene da un esecutivo democraticamente eletto e, ove ci fossero problemi costituzionali, li affronterà la Consulta.

Il punto è che sugli argomenti essenziali – guerra e adesione alle direttive economico-finanziarie europee – l’inquilina di Chigi si sta dimostrando per il Colle del tutto affidabile. E del resto la posizione sull’Ucraina che Mattarella ha esposto ieri appare più vicina a quella della premier che a quelle più tiepide di Francia e Germania. "Dobbiamo dare un sostegno pieno a Kiev sotto ogni profilo". Si dichiara "inorridito" da alcuni comportamenti "disumani dei russi", e poi incalza: "Come dice il presidente Duda se l’Ucraina fosse lasciata alla mercé di questa aggressione, altre ne seguirebbero". C’è un filo rosso che lega migranti e guerra: ecco perché l’Europa unita si deve battere contro ogni impulso imperialista, frutto di esasperazioni nazionalistiche". La linea di Washington e di Palazzo Chigi: dove ieri sera regnava sincera soddisfazione.