Domenica 16 Giugno 2024
Fruzsina Szikszai
Esteri

Guerra in Sudan, cosa sta succedendo e perché si è arrivati a questo punto

La popolazione di Khartoum in ginocchio per il conflitto scoppiato tra i signori della guerra

Khartoum, 19 aprile 2023 – Il conflitto scoppiato tra i signori della guerra del Sudan, proprio nei giorni più sacri del Ramadan, sta mettendo in ginocchio la popolazione di Khartoum. Nella mattinata detonazioni di artiglieria pesante hanno scosso la capitale, violando la tregua umanitaria annunciata ieri – fatto del quale le parti si accusano a vicenda. Raggiunto il quinto giorno di violenti scontri, solo 5 su un totale di 59 ospedali funzionano, ha dichiarato un medico alla Bbc, mentre migliaia di residenti cercano disperatamente di lasciare la città. Secondo l’ultimo bilancio disponibile dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), da sabato si contano almeno 296 morti e oltre 3mila feriti. Tra i deceduti almeno una donna incinta, uccisa mentre era in ambulanza. Intanto il gruppo paramilitare delle Forze di sostegno rapido (Rsf) ha proposto una nuova tregua di 24 ore che inizierebbe alle ore 18 di oggi. Non è chiaro, tuttavia, se l’esercito l’abbia accettata.

Come è scoppiato lo scontro

Tutto inizia con un attrito tra due generali, degenerato in uno scontro armato. Ma appena prima della caduta nel caos totale, Abdel Fattah al-Burhan dell’esercito e Mohamed Hamdan detto Hemedti delle Rsf sono arrivati a un passo da un accordo, promosso dagli Stati Uniti e Regno Unito. L’obiettivo dei mediatori occidentali non era solo la distensione della rivalità, spiega il New York Times, ma anche di intraprendere così la strada verso la democrazia in Sudan. Ma mentre i generali erano a cena con le delegazioni straniere, passata in tranquillità secondo alcuni funzionari dell’Onu, per le strade di Khartoum ci si preparava già per una guerra. E all’alba di sabato, 15 aprile, sono stati uditi i primi spari. Per la prima volta dal 2019, anno in cui i manifestanti e l’esercito hanno messo fine ai 30 anni di dittatura di al-Bashir, la prospettiva della pace e della democrazia si sta allontanando di nuovo.

“Morire di fame o da colpi di arma da fuoco”

Nei giorni seguenti, i due gruppi militari – l’esercito e le Rsf – hanno spinto il paese sull’orlo della guerra civile. Milioni di cittadini sono intrappolati nelle proprie case, le strade sono cosparse di cadaveri, e chi riesce, fugge. “Se rimaniamo, moriamo. O da colpi di arma da fuoco o di fame”, hanno detto alcuni abitanti al corrispondente in Africa per il New York Times.

Per entrambe le parti coinvolte, nelle parole di Alan Boswell dell’International Crisis Group, “lo scontro è una questione esistenziale”. Mentre i paramilitari difendono i loro interessi nel settore minerario, le forze regolari dell’esercito controllano gran parte degli affari e dell’economia del paese. Molti temono che ora seguirà una lotta prolungata che dividerà il territorio in roccaforti dei due schieramenti.

Centinaia di stranieri bloccati, evacuazione sospesa

Gli scontri vedono il coinvolgimento di numerosi cittadini stranieri, tra cui il personale di organizzazioni internazionali e sovranazionali come le Nazioni Unite o l’Unione europea, di cui il capo dell’agenzia umanitaria, Wim Fransen, è rimasto ferito nei combattimenti. La notizia è stata confermata da una portavoce della Commissione europea, che non ha aggiunto ulteriori dettagli sulle condizioni del funzionario. Il personale dell’Ue per ora non è stato evacuato, nonostante l’assalto alla residenza del rappresentante europeo Aidan O’Hara a Khartoum lunedì. Al momento sono sospesi anche i rimpatri dei cittadini stranieri: Giappone, Germania, Kenya e Italia hanno tutti annunciato la propria intenzione di evacuare i connazionali, che tuttavia sembra pressoché impossibile a causa dei continui bombardamenti. L’operazione tedesca era prevista per oggi, ma è stata rimandata. I paesi confinanti, invece, temono i contraccolpi che un’eventuale guerra civile potrebbe avere sulla stabilità della regione, afferma l’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi). “Siamo già davanti allo scenario peggiore, e da qui gli scenari diventano sempre più cupi”, ha detto Alan Boswell al Financial Times, avvertendo che l’impatto di una guerra avrebbe ripercussioni drammatiche.