Venerdì 26 Aprile 2024

Gli errori che innescano i conflitti

I missili sulla Polonia e i precedenti della storia

Il presidente russo Vladimir Putin (Ansa)

Il presidente russo Vladimir Putin (Ansa)

Moriremo per Kiev come nel 1939 per Danzica o nel 1914 per Sarajevo? Facciamo gli scongiuri. Ma la storia è piena di guerre cominciate per errore o per calcoli sbagliati. I missili russi finiti in Polonia appartengono con ogni probabilità alla prima ipotesi, cioè sono caduti per errore. Impensabile la provocazione deliberata. Anche i più falchi al Cremlino sanno di non poter sfidare la Nato. E la Polonia è Nato. Del resto dopo nove mesi di guerra l’esercito e gli equipaggiamenti russi si sono rivelati primitivi. Ovvio che anche i suoi missili lascino a desiderare. Sono puntati su una caserma e invece colpiscono un ospedale. È accaduto a Mariupol. Ma questa non è una consolazione. Al contrario.

Putin non è affidabile né sul piano operativo né su quello diplomatico. E in più si è reso il paria della comunità internazionale. Ha distrutto il prestigio suo personale e quello della nazione che rappresenta. Difficile che sopravviva soprattutto considerando che anche i fedelissimi lo stanno abbandonando. In primo luogo quell’Aleksander Dugin che ne è stato l’ispiratore ideologico e che predica la crociata contro l’Occidente "decadente e corrotto". Sul piano diplomatico lo sconfinamento delle ostilità in territorio polacco lo allontana dall’ipotesi negoziale. Eppure c’erano segnali incoraggianti: il ritiro russo al di là del fiume Dniepro e le caute aperture verbali dell’amministrazione americana riluttante a dare a Zelensky altri assegni in bianco. Ma la storia non procede mai come pronosticano gli analisti. L’imprevisto è in agguato. Il 28 giugno 1914 nessuno avrebbe immaginato che l’uccisione dell’Arciduca Francesco Ferdinando sarebbe diventata un casus belli. Certo l’impero austriaco aspettava solo un pretesto per annettersi la Serbia, ma fu il fanatismo di un giovane, sconosciuto anarchico a fare esplodere l’Europa.