Martedì 23 Aprile 2024

Eric Zemmour, chi è il candidato sovranista francese. Dal dito medio al fucile scarico

Cita De Gaulle e Napoleone. Per ora ha raccolto 300 firme (su 500) e molte polemiche

Eric Zemmour, candidato alle presidenziali in Francia

Eric Zemmour, candidato alle presidenziali in Francia

Parigi, 30 novembre 2021 - L'annuncio è arrivato nel momento peggiore, con sondaggi in picchiata che lo vedono precipitare dal 19 al 13 per cento, superato non solo da Macron e Marine Le Pen ma anche da Xavier Bertrand, scialbo esponente dei Républicains. Eppure Eric Zemmour, 63 anni, polemista e giornalista, ce l'aveva messa tutta per presentare nel modo migliore la sua candidatura all'Eliseo: un video di 10 minuti su Youtube in cui espone la panoplia del suo pensiero sovranista, complottista e identitario. Immerso in una penombra vintage, seduto alla scrivania con alle spalle grossi volumi rilegati in cuoio, parla a un enorme microfono d’anteguerra: una scenografia copiata pari pari dal famoso appello del 18 giugno del generale De Gaulle.

Zemmour legge con tono grave, drammatico, apocalittico, gli occhi che seguono le righe della pagina senza guardare la telecamera (e questo è un errore per chi pretende di parlare al popolo). Dice: “Qui non si tratta di riformare la Francia, ma di salvarla. Scendo in campo perché i nostri figli e nipoti non conoscano la barbarie, perché le nostre ragazze non siano violentate, perché il nostro modo di vivere non cambi, perché la Francia resti la Francia”.

Sfilano nel frattempo immagini di violenza (auto della polizia che bruciano) contrapposte a sequenze idilliache del paese che lui sogna, “la Francia di De Gaulle, di Giovanna d’Arco, di Napoleone, di Victor Hugo, di Clemenceau”, e già che c’è ci mette anche la cantante Barbara (che piaceva a Mitterrand) e perfino il capo della Resistenza, Jean Moulin… Singolare il sottofondo musicale, il secondo movimento della Settima sinfonia di Beethoven composta durante la campagna di Russia del 1812 che si concluse con la disfatta delle truppe napoleoniche. Chissà se Zemmour se ne ricorda…

Il messaggio presentato su Youtube non è nuovo. È il riassunto del suo ultimo libro “La Francia non ha ancora detto l'ultima parola”, in cui martella i temi che lo hanno reso popolare nell’ultradestra: no al grand remplacement”, l’invasione di musulmani e immigrati che starebbero sostituendo il popolo francese; sì ad una Francia sovrana capace di liberarsi dei tecnocrati dell'Ue. Descrivendosi come il portavoce dei francesi “disprezzati dalle élites, dai benpensanti, dai giornalisti, dai politici, dagli universitari, dai sociologi, dai sindacalisti, dalle autorità religiose”, Zemmour non si è fatto molti amici. L'ultimo mese di comizi in Francia e all'estero ha compromesso la sua ascesa.

Snobbato a Londra e a Ginevra, fischiato a Marsiglia per aver mostrato il dito medio a una contestatrice, criticato per aver detto al Bataclan che Hollande non ha protetto la popolazione, ridicolizzato per aver puntato un fucile (scarico) contro i giornalisti durante una visita al salone Milipol, non è ancora sicuro di ottenere le 500 firme necessarie per presentarsi all’elezione (per ora ne ha 300). Il portavoce del governo Gabriel Attal lo ha definito “un piccolo Trump che si può comprare su Wish” (il sito degli oggetti contraffatti). Marine Le Pen ha ribadito che su molti temi - le donne, l’economia l’immigrazione - non la pensa affatto come lui. Chi ci guadagna è Macron, evidentemente.