Quito, 10 gennaio 2024 – È di almeno 13 morti (11 civili e due poliziotti) il bilancio delle violenze a Nobol e Guayaquil, epicentro della rivolta. L’Ecuador è sull’orlo della guerra civile, il presidente Daniel Noboa ha dichiarato oggi lo "stato di emergenza per conflitto armato interno”. Ad entrare in azione sono state bande criminali legate ai cartelli dei narcotrafficanti: arrestati 41 “presunti terroristi”.
Secondo una prima ricostruzione dei fatti, ieri ci sono stati 29 attacchi contro diversi edifici, tra cui cinque ospedali a Guayaquil, l’Università statale e la sede del Canale televisivo TC, dove erano stati presi anche degli ostaggi, poi liberati.
Vere e proprie “operazioni terroristiche” in stile paramilitare si sono scatenate dopo la dichiarazione dello stato di emergenza decretato dal presidente Daniel Noboa, ma la situazione stava già precipitando in seguito alla notizia all'evasione – avvenuta il 25 dicembre – di Adolfo Macías, alias ‘Fito’, leader del cartello di narcotrafficanti dei ‘Los Choneros’.
"Ogni gruppo terroristico è obiettivo militare”
“Da questo momento in poi, ogni gruppo terroristico individuato nel decreto 111 è diventato un obiettivo militare. Sono in gioco il presente e il futuro del nostro Paese”, ha affermato Jaime Vela, capo del comando congiunto delle forze armate. Nella notte, un altro episodio raccapricciante: tre persone, non ancora identificate, sono state bruciate all'interno di un veicolo nella ‘Cooperativa edilizia 22 de Abril’ sull'isola di Trinitaria.
Attaccati 29 edifici: ecco quali
Secondo i dati resi noti dalla polizia, almeno 13 persone hanno perso la vita nei 29 attacchi messi a segno ieri a Guayaquil e Nobol contro diversi edifici, sia privati che istituzionali, tra cui cinque ospedali a Guayaquil nonché alla sede del Canale televisivo TC.
Anche gli ospedali Luis Vernaza, Teodoro Maldonado, Guayaquil e Ceibos sono stati attaccati dai criminali. Inoltre, le bande armate hanno fatto irruzione nella sede dei vigili del fuoco di Tenguel, all'UPC del Suburbio, all'Università statale, in diversi enti bancari e imprese.
A Guayaquil sono stati registrati undici morti, tutti civili, e a Nobol due morti, entrambi agenti di polizia. Questi ultimi due sono stati assassinati da membri della banda ‘Los Lobos’, che hanno filmato l'aggressione. Nella notte, un altro episodio raccapricciante: tre persone .non ancora identificate - sono state bruciate all'interno di un veicolo nella cooperativa edilizia 22 de Abril sull'isola di Trinitaria. Sono 41 i “presunti terroristi” arrestati nelle ultime ore in Ecuador.
Chi sono le vittime
“Le vittime – ha riferito il sindaco Aquiles Alvarez in una conferenza stampa – sono state registrate nel corso di diversi attacchi contro la popolazione civile e contro la polizia registrati nel corso della giornata”. Ma non solo. “Un commissariato è stato colpito da un attentato, mentre due addetti alla sicurezza di un centro commerciale sono stati freddati dai criminali per aver impedito l'accesso ai locali affollati. In tutto 14 persone sono state arrestate”.
Dopo l'irruzione di un gruppo armato in uno studio televisivo di Guayaquil e la presa di ostaggi – che si è poi conclusa con la loro liberazione e l'arresto degli assalitori – altri episodi di violenza si sono verificati nel Paese.
Nel nord della capitale, Quito, diversi individui hanno sparato contro i veicoli che passavano nelle loro vicinanze, provocando la morte di cinque persone e ferendo uno studente di una scuola della zona. Nelle vicinanze, un gruppo armato ha fatto irruzione in un magazzino di pezzi di ricambio e ha ucciso tre persone.
Decreto Noboa: “21 gruppi terroristici belligeranti”
Nel decreto firmato ieri sulla dichiarazione di “conflitto armato interno” in Ecuador, ad integrazione di quello con cui ha introdotto uno stato di emergenza per 60 giorni, il presidente Daniel Noboa ha elencato la presenza sul territorio nazionale di ben 21 gruppi del crimine organizzato transnazionale, caratterizzati come “organizzazioni terroristiche e attori non statali belligeranti”.
L'articolo 3 del decreto dispone “l'immediata mobilitazione e intervento delle Forze Armate e della Polizia sul territorio ecuadoriano per garantirne la sovranità e l'integrità”. L'articolo 4 del decreto ordina alla forze dell’ordine l'identificazione e la neutralizzazione dei seguenti gruppi: Aguilas, AguilarKiller, AK47, Dark Knights, ChoneKiller, Choneros, Corvicheros, Cuartel de las Feas, Cubanos, Fatales, Gánster, Kater Piler, Lagartos, Latin Kings, Lobos, Los p .27, Los Tiburones, Mafia 18, Mafia Trébol, Patrones, R7 e Tiguerones.
Secondo giorno di coprifuoco
La città si prepara intanto al secondo giorno di coprifuoco, in vigore a partire dalle 23 di oggi. Il trasporto su gomma e la circolazione dei mezzi sono sospesi, mentre l'accesso all'aeroporto – che resta aperto – è limitato solo alle persone in possesso di biglietto. Le aree sensibili e i penitenziari sono circondati dalle forze armate. Il presidente Daniel Noboa ha dichiarato oggi lo stato di “conflitto armato interno” a seguito delle violenze generalizzata messe in atto da parte di organizzazioni criminali di narcotrafficanti.
Ambasciate estere in subbuglio
Le ambasciate estere sono in subbuglio. La Cina ha annunciato la sospensione delle operazioni al pubblico della sua ambasciata e di tutti i consolati in Ecuador, sempre più nel caos e ad un passo dalla guerra civile. “La riapertura al pubblico sarà annunciata a tempo debito”, ha assicurato l'ambasciata cinese a Quito, in una nota in spagnolo condivisa sul social media WeChat.
Il Dipartimento di Stato americano ha invece dichiarato di essere “estremamente preoccupato per le violenze e i rapimenti”. Lo ha scritto su X il massimo diplomatico statunitense per l'America Latina, Brian Nichols, aggiungendo che i funzionari americani “rimarranno in stretto contatto” con la squadra del presidente Daniel Noboa.
Cosa sta succedendo
L'Ecuador è sempre più nel caos e ad un passo dalla guerra civile: nel pomeriggio un gruppo di uomini armati e incappucciati ha fatto irruzione in uno studio del canale pubblico, in diretta, della città di Guayaquil, epicentro da mesi delle violenze. Il presidente Daniel Noboa ha dichiarato “il conflitto armato interno” e “guerra” ai narcos, ordinando l'evacuazione immediata del Parlamento e di tutti gli uffici pubblici della capitale Quito.
Un clima esplosivo da giorni divampato nelle ultime ore con segnalazioni di saccheggi e violenze, per ora smentite ufficialmente dalle forze dell'ordine. Nelle drammatiche immagini trasmesse in diretta, che hanno fatto il giro del mondo sui social, uomini incappucciati, vestiti con delle tute sportive, con in mano granate e fucili mitragliatori hanno preso in ostaggio diversi giornalisti e tecnici, minacciandoli di morte. Molti giornalisti con le mani giunte li pregano di aver salva la vita. Dopo una mezz'ora di panico, le luci dello studio si sono spente e s'è solo potuto sentire l'arrivo delle forze speciali della polizia.
Richieste di aiuto: “Sono venuti per ucciderci”
“Per favore, sono venuti per ucciderci. Dio non permettere che ciò accada. I criminali sono in onda", ha detto all'Afp uno dei giornalisti in un messaggio su WhatsApp. Secondo le ultime informazioni l'azione degli agenti è riuscita a liberare gli ostaggi e arrestare parte del gruppo degli aggressori. Durante l'assalto alla tv, il presidente, Daniel Noboa, ha chiesto per decreto lo spiegamento e l'intervento immediato delle forze di sicurezza contro il crimine organizzato.
Noboa ha identificato come "terroristiche” e “attori non statali” alcune delle più potenti organizzazioni criminali di narcotraffico attive sul territorio. Il caos si è riversato nelle strade con i militari per strada mentre si moltiplicano i saccheggi dei centri commerciali. Alcuni hanno filmato uomini armati mentre sparano a vetture della polizia e diverse macchine bruciate per strada. Si moltiplicano appelli a rimanere per casa, mentre c'è chi segnala di bande di criminali che stanno cercando di fare irruzione nelle università per catturare degli ostaggi.