Mercoledì 24 Aprile 2024

Il Dalai Lama sceglie il successore. "Una donna, ma solo se bellissima"

Il leader buddista tibetano: mostrerebbe meglio compassione e amore

Il Dalai Lama

Il Dalai Lama

Roma, 25 settembre 2015 - Il Dalai Lama Lama ha abituato tutti a frasi ad effetto, ma questa volta il leader spirituale del buddismo tibetano è andato oltre. Non era uno scherzo e non era una provocazione. Così il Dalai Lama lo ha ripetuto tre volte al perplesso giornalista della Bbc che pensava di non aver capito bene. Se il successore dell’ottantenne numero uno del buddismo tibetano sarà una donna dovrà essere carina, ha scandito la ‘guida’ religiosa in un’intervista alla tv britannica. "Ho già detto" che "se deve arrivare una donna, il suo volto dovrebbe essere molto, molto attraente", ha sottolineato Tenzin Gyatso.

E all'intervistatore che chiedeva conferma di queste parole, il Dalai Lama ha ripetuto che "deve essere molto attraente". A un’ulteriore richiesta di conferma ("sta scherzando?"), il premio Nobel per la Pace del 1989 ha risposto quasi indignato: "Sto dicendo il vero". Un’affermazione curiosa, rimbalzata sul web tra ironia e punti interrogativi sul senso recondito del Dalai Lama-pensiero: e a chi si chiede se è banale maschilismo risponde chi sostiene che la sintesi è: bella fuori perché bella dentro. E cioè piena di pace e serenità e nulla a che vedere con gli stereotipi sessisti. In ogni caso, in questo mondo "pieno di problemi la donna dovrebbe assumere un ruolo più importante" perché "biologicamente ha un maggiore potenziale di mostrare amore e compassione". Già due anni fa, in un’intervista al Telegraph, aveva dichiarato che sarebbe stato "contento" se il suo successore fosse una donna, senza però dissertare sulle caratteristiche estetiche del o della quindicesimo(a) Dalai Lama. Abile comunicatore, il Nobel non parla mai a caso. E chissà se in questa nuova uscita si può intravedere la spinosa questione di una successione sulla quale le autorità cinesi vogliono dire l’ultima parola.

Il capo spirituale ed ex capo politico di un Tibet indeciso tra indipendenza e autonomia sorprese tutti nel settembre dell’anno scorso con un’altra dichiarazione choc rilasciata a Welt am Sonntag, nella quale sconsigliava ai suoi seguaci di scegliere un successore dopo la sua morte. «Le persone che pensano politicamente devono rendersi conto che l’istituzione del Dalai Lama, dopo quasi 450 anni, dovrebbe aver fatto il suo tempo", aveva detto al quotidiano tedesco. E aveva sottolineato che "il buddismo tibetano non dipende da un solo individuo". Ora sembra averci ripensato. Per comprendere ‘la guerra’ che la Cina sta facendo al Dalai Lama, basti pensare che nei giorni scorsi sono stati cancellati nel Paese guidato da Xi Jinping tutti i concerti della rockstar americana Bon Jovi perché qualche anno fa, nel 2010 a Taiwan, in un suo concerto è stata esposta una foto del Dalai Lama, che vive in esilio e che è considerato un implacabile nemico da Pechino. Negli anni scorsi ha fatto scalpore il concerto tenuto a Shanghai dall’artista islandese Bjork, che gridò nel microfono "Tibet, ribellati". Da allora l’artista non è più stata ammessa in Cina. Il previsto concerto di Shanghai del gruppo Maroon 5 è stato annullato all’inizio dell’anno quando le autorità scoprirono che uno dei componenti del gruppo aveva diffuso dei tweet su un suo incontro col Dalai Lama.