Venerdì 26 Luglio 2024
RICCARDO IANNELLO
Esteri

Cuba alla fame: è ripresa la grande fuga dal Paese

Black out continui, inflazione al 30%, scorte di farina in esaurimento, l’isola spera nel ritorno dei turisti internazionali. Durante la distribuzione di cibo in una via di L’Avana un sacco di fagioli neri si è aperto e i legumi si sono sparsi in strada: la gente ha fatto quasi a botte per raccoglierne qualcuno

Roma, 2 aprile 2024 – In un Paese alla fame, la satira spesso ci spiega realtà complesse e difficili da capire fino in fondo. Gustavo Rodriguez, conosciuto come Garrincha, 62 anni, è un fumettista cubano che quasi venti anni fa è uscito dalla Isla Grande e da allora vive nella comunità di connazionali a Miami, la più feconda al mondo. Una vignetta apparsa nel giorno di Pasqua, nota Gordiano Lupi che con il suo Foglio Letterario lo pubblica in Italia, “sintetizza bene la situazione cubana, ma sono almeno 35 anni che le cose vanno avanti così e nessuno lo dice”. Nello schizzo si vede una donna di fronte al Cristo in Croce. Nella prima immagine la devota dice sommessamente: “Gesù dei pani e dei pesci” e quindi: “Non c’è alcuna possibilità di ripeterlo?”. Il Cristo rialza per un attimo la testa e sussurra desolatamente: “Oh mia...”.

Un uomo spinge un carretto con le verdure a L'Avana (foto Ansa)
Un uomo spinge un carretto con le verdure a L'Avana (foto Ansa)

Sessanta grammi di pane e sette uova

Il pane a Cuba è un miraggio, nessuno ormai riesce fra il popolo ad avere i 60 grammi giornalieri che la “libreta” dovrebbe assicurare. I negozi statali, quelli dove appunto si possono fare acquisti calmierati, sono vuoti, le sette uova e i due chili e mezzo di riso che toccano a ciascuno sono un miraggio, lo zucchero latita nonostante nel Paese la coltivazione più importante sia quella della canna. Un popolo in ginocchio fa la rivoluzione? L’ha fatta quando c’era da scacciare il dittatore filo americano Fulgencio Batista affidando le proprie speranze al totem di Fidel Castro e poi di suo fratello Raul; ora che il potere è passato a Miguel Diaz-Canel - nato il 20 aprile 1960, un anno e quattro mesi dopo la presa di potere dei castristi – la gente non sente più il collante fra potere e popolo.

Cuba, una strada allagata a L'Avana (foto Ansa)
Cuba, una strada allagata a L'Avana (foto Ansa)

Proteste e arresti

Nel 2021 la piazza si agitò e le proteste vennero represse con al forza: 1.400 arresti, duecento dei quali finiti, dice la blogger Yoani Sanchez, fra i desaparecidos. Negli scorsi giorni la protesta è stata meno dura e la repressione non c’è stata. “La polizia – dicono le autorità cubane – ha cercato di spiegare alla gente le ragioni della mancanza di cibo e dei black out elettrici che spesso hanno toccato le dodici ore. E così i manifestanti si sono disciolti senza incidenti”. Ma le fonti della dissidenza interna parlano comunque di arresti soprattutto nell’est dell’isola, a Santiago e Bamayo, ma comunque in numero limitato, cinque, secondo alcuni 36 secondo altri 41.

Le sanzioni, Trump e Biden

Ma perché Cuba è in questa stretta che sembra irrisolvibile? Il professor Luciano Vasapollo, docente di Analisi dati di economia applicata alla Sapienza di Roma ma anche all’università de L’Avana e a quella di Pinar del Rio e che è un grande esperto di America Latina, in una intervista al gionale online “Contropiano” non ha dubbi: “Ammettiamo le difficoltà che vive in questo momento Cuba, ma i problemi economici sono dovuti prevalentemente al blocco criminale applicato all’Isola da oltre sessant’anni e che soffoca ogni possibilità di autodeterminazione dello sviluppo essendo stato inasprito in maniera violenta dalle ulteriori sanzioni, 243, di carattere commerciale, monetario e finanziario imposte da Trump, nessuna delle quali è stata tolta, e nemmeno sminuita nella sua brutalità da Biden, che le ha confermate tutte”. Per Vasapollo quello che si sta facendo attorno a Cuba è “terrorismo informativo”. Eppure la gente sta male e non sa come tirare avanti decentemente.

L’Avana spera nel turismo internazionale

Un problema è dovuto anche al crollo del turismo internazionale che ancora non si è ripreso nel dopo pandemia. Prima del Covid ogni anno circa 5 milioni di stranieri entravano nel Paese, lo scorso anno sono stati 2,4 milioni, già un’impennata rispetto al 2022 (1,5), ma lontano dai 3,5 previsti. L’asticella si è alzata per le previsioni 2024: se ne attendono oltre quattro milioni e mezzo, ma i primi tre mesi sono fallimentari nonostante che i turisti da resort non risentano dei black out, i micidiali “apagones”, e della scarsezza di cibo: gli hotel hanno i generatori di corrente e tutto il combustibile che vogliono e non lesinano nel cibo, come i ristoranti più famosi, aragoste comprese.

"Quando c'era Fidel la situazione non era questa”

Ma è girando fra la gente che la situazione si fa più palpabile e drammatica. “Spero sempre che la gente che viene qui a Trinidad porti con sé sapone e dentifricio da poterci regalare – dice una donna di 84 anni, 42 di lavoro e una pensione equivalente a 6,30 dollari mensili -: non abbiamo quasi nulla, anche il pane è diventato oro. Quando c’era Fidel la situazione non era certo questa”.

Cuba, una veduta di L'Avana (foto Ansa)
Cuba, una veduta di L'Avana (foto Ansa)

Quasi a botte per i fagioli dispersi in strada

Lo youtuber Jorge Luis, noto come The Spartan Vlog, racconta che “bisogna essere eroi” per affrontare la situazione. “Devo mettere a posto il bagno della mia casa – dice – e non so come fare. Un miscelatore per l’acqua arriva a costare 440 dollari, io non li ho e neppure chi fa il medico, visto che il suo stipendio mensile è di 25 dollari”. La settimana scorsa durante la distribuzione di cibo in una via di L’Avana un sacco di fagioli neri si è aperto e i legumi si sono sparsi in strada: la gente ha fatto quasi a botte per raccoglierne qualcuno, le immagini sono desolanti. Cuba si è rivolta al programma alimentare dell’Onu e fortunatamente sono arrivati i primi rifornimenti: 144 tonnellate di latte in polvere per nutrire fanciulli allo stremo. La consegna verrà ripetuta in questo mese quando si cercherà di fare arrivare anche farina per il pane: nell’isola le scorte si esauriranno entro aprile. Non va meglio per il combustibile: di petrolio da Russia e Venezuela, anch’esse sottoposte ad embargo, ne arriva sempre meno e fare funzionare le centrali elettriche nell’isola è più difficoltoso. E’ stato quindi accolto calorosamente l’approdo di una petroliera di Mosca alla base di Matanzas con 90mila tonnellate di greggio.

L’economia, i diritti civili e la fuga

Il “bloqueo” del 1962 voluto da Kennedy è l’unico responsabile della crisi cubana? Il continuo cambiare della moneta, l’inflazione al 30 per cento e quella sommersa a livelli anche maggiori, sono ostacoli importanti. Le aperture che fece Obama non hanno dato quel sollievo sperato e i cubani hanno ripreso a fuggire dal Paese: nel 2022-2023 sono arrivati negli Stati Uniti dai connazionali già presenti circa 530mila persone; più di 30mila in Messico e 20mila in Uruguay. Non si contano quelli approdati in Nicaragua, dove non è previsto il visto d’ingresso e le autorità non forniscono dati. Se la congiuntura internazionale ha sicuramente delle colpe, forse il potere cubano dovrebbe porsi delle domande sul proprio approccio all’economia e ai diritti civili.

Cittadini cubani vicino a Santa Marta, nella provincia di Matanzas (foto Afo)
Cittadini cubani vicino a Santa Marta, nella provincia di Matanzas (foto Afo)

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“Il cuore che lotta”

Nel Paese dove i medici sono considerati fra i migliori al mondo, e continuano a giungere anche da noi per supportare in qualche Regione il Servizio Sanitario Nazionale, come mai sull’isola non si trovano le medicine? C’è chi è partito per la vacanza a Cuba portandosi dietro un borsone di farmaci per le famiglie e quaderni e matite perché i ragazzi possano colorare e non pensare a quel che vivono. “In realtà - chiosa amareggiato il vescovo di Santiago, monsignor Dioniso Guillermo Garcia Ibanez in una intervista all’agenzia Sir – non riesco a vedere in questo momento delle vie d’uscita. Da un lato noi cubani abbiamo un ‘corazon luchador’, un cuore che lotta. E’ un atteggiamento che ha sempre tenuto in piedi il nostro popolo, e continuiamo a mantenerlo. Ma, razionalmente, oggi si fa fatica a sperare in qualche cambiamento”.